La fisica di Barbie e quei tiri imprendibili fatti con il Super Tele
Perché il frisbee vola? Esiste un ordine intorno ai bastoncini dello Shangai che si lasciano cadere su un tavolo? Perché le punizioni calciate con il Super Tele diventano più imprendibili di un tiro di Roberto Carlos? Perché alcune persone sono negate con l’hula hop? Perché il Crystal Ball non scoppia? Generazioni di genitori hanno dovuto rispondere a queste o simili domande. Probabilmente senza successo, a meno che non fossero fisici, chimici o ingegneri. “Papà perché la molla rimbalza?”, “Mamma, perché le macchinine vanno avanti da sole sulla pista?”.
Perché il frisbee vola? Esiste un ordine intorno ai bastoncini dello Shangai che si lasciano cadere su un tavolo? Perché le punizioni calciate con il Super Tele diventano più imprendibili di un tiro di Roberto Carlos? Perché alcune persone sono negate con l’hula hop? Perché il Crystal Ball non scoppia? Generazioni di genitori hanno dovuto rispondere a queste o simili domande. Probabilmente senza successo, a meno che non fossero fisici, chimici o ingegneri. “Papà perché la molla rimbalza?”, “Mamma, perché le macchinine vanno avanti da sole sulla pista?”. Genitori in difficoltà e adulti con la nostalgia di certi lunghi pomeriggi passati a costruire ponti con il Meccano, volare nello spazio con i Transformers o – à la Bersani – a pettinare le Barbie, possono consultare il volume di Davide Coero Borga, “La scienza dal giocattolaio”, uscito per Codice qualche settimana fa. Più di duecento pagine dense di aneddoti e curiosità su tutti i giochi che, dall’ottavo secolo avanti Cristo (l’aquilone) a oggi (i Lego Mindstorms) hanno divertito, istituito e impegnato i bambini di tutti i tempi. Accompagnandoci nella nostra infanzia, l’autore (che di mestiere disegna e produce giochi) racconta quanta scienza c’è dietro a trentuno giocattoli. E viceversa.
C’è la storia di chi ha costruito un kit da applicare a un aquilone per scattare fotografie dall’alto e aiutare Google a mappare la Terra; quella di un ingegnere che ha inventato Slinky, la molla che scende le scale da sola, per caso, mentre nel 1943 lavorava per trovare una soluzione al problema della stabilizzazione degli strumenti sulle navi in condizioni di mare mosso; quella della Nasa che si serve dei Lego per simulare gli spostamenti dei Rover su Marte; la teoria dei giochi applicata ai soldatini; la scoperta di un chimico brianzolo che nel 1947 inventa una “bolla di sapone ingegnerizzata” che si può gonfiare con una cannuccia, non scoppia e non sporca: il Crystal Ball; la storia della casa di giocattoli con il maggior numero di ingegneri e architetti, la Meccano Ltd.; c’è poi la chimica culinaria del Dolce Forno Harbert, fino alla medicina fatta in casa dell’Allegro Chirurgo. Alla fine del libro c’è una pagina di gelatina rossa. Si può staccare e mettere sopra ai molti disegni grafici che arricchiscono il libro: ognuno di questi ne nasconde un altro, visibile soltanto attraverso quella pagina speciale. Come quei disegni, ogni gioco non è solo un gioco. Persino dietro una partita di pallone per strada ci sono leggi fisiche a noi ignote.
Il Foglio sportivo - in corpore sano