Amato, la legge sulle fondazioni e il vero peccato originale di Mps

Francesco Forte

Le poco edificanti vicende del Monte dei Paschi di Siena sono attualmente oggetto di una doppia controversia che in parte riguarda le responsabilità sull'avere celato le perdite fatte con operazioni finanziarie in titoli derivati; e in altra parte verte sulla questione se i bond che il ministero del Tesoro dovrebbe erogargli – a causa di tali perdite – siano da considerarsi aiuti di stato. Nel gioco di scaricabarile sulle responsabilità e sulle cause di quello che è accaduto, sono stati ricordati diversi episodi che hanno pesato sugli equilibri finanziari della storica banca.

    Le poco edificanti vicende del Monte dei Paschi di Siena sono attualmente oggetto di una doppia controversia che in parte riguarda le responsabilità sull’avere celato le perdite fatte con operazioni finanziarie in titoli derivati; e in altra parte verte sulla questione se i bond che il ministero del Tesoro dovrebbe erogargli – a causa di tali perdite – siano da considerarsi aiuti di stato. Nel gioco di scaricabarile sulle responsabilità e sulle cause di quello che è accaduto, sono stati ricordati diversi episodi che hanno pesato sugli equilibri finanziari della storica banca, come il costo per l’acquisto di Antonveneta risalente al 2007 – con un esborso di oltre dieci miliardi di euro – dal Banco Santander che sei mesi prima l’aveva pagata sei. Acquisto avvenuto durante la presidenza del Monte dei Paschi da parte dell’avvocato Giuseppe Mussari, che – grazie alla sponsorizzazione, accordata da importanti uomini politici come l’onorevole Giuliano Amato – era stato, dal 2001 al 2006, presidente della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, per passare dal 2006 alla presidenza della banca Monte dei Paschi spa controllata dalla fondazione stessa.

    Si dice, dunque, che alla fine la responsabilità politica sia di Giuliano Amato, che ha sostenuto Mussari. Ma questa tesi è assai sempliciotta. La questione, invece, sta nell’intreccio malsano fra politica e affari che si ha proprio a causa delle fondazioni bancarie, inventate con la legge Amato numero 218 del 1990. La fondazione del Monte dei Paschi – creata con tale legge – è controllata con una maggioranza assoluta dal comune e dalla provincia di Siena. I quali, a loro volta, sono tradizionalmente sotto il controllo stretto e tenace del partito di maggioranza locale, un tempo il Pci, poi diventato Ds e ora Pd. Sono loro che hanno nominato Giuseppe Mussari ai vertici prima della Fondazione e poi della banca. Con i proventi che riceve dalla banca, la fondazione – in quanto no profit di interesse locale – destina le sue erogazioni soprattutto al territorio circostante. Inoltre, anche le altre cariche nella fondazione e nei vertici della banca dipendono dal comune e dalla provincia e, sempre tramite la fondazione, danno quindi potere finanziario e, insieme, politico.
    Prima della legge Amato, le nomine delle casse di risparmio e nelle banche pubbliche erano effettuate col controllo del Parlamento e della Banca d’Italia. Io sostenevo la necessità della privatizzazione per evitare questa procedura, contaminata dalla politica che però comunque si svolgeva a livello nazionale, col controllo della pubblica opinione.

    Con la legge Amato, invece che privatizzare le banche, di natura pubblicistica, facendone soggetti di mercato, eventualmente di economia mista, vincolati al controllo degli azionisti e della Borsa, esse sono state rinchiuse nel dominio del ceto politico locale con l’istituto non trasparente e non contendibile della fondazione: un ibrido dotato dello strumento della elargizione benefica. Che meraviglia è se la fondazione bancaria, in un ambiente localistico ristretto, come la provincia di Siena, abbia condotto a questo fiasco, di cui nessuno si vuol attribuire la responsabilità? Altre fondazioni, in città metropolitane, hanno avuto un destino diverso, ma rimane il problema della inadeguata capitalizzazione dovuta al fatto che le fondazioni non possono ricorre al mercato. E perché Amato – senza che ce ne fosse la necessità – ha esteso l’istituto della fondazione alle banche del Monte, che avendo una origine mutualistica potevano essere trasformate in banche cooperative, con funzione di utilità sociale nel credito per il territorio? Forse perché ciò serviva a una operazione politica-partitica?