Pdl squattrinato

Il mistero del Cav. che fa campagna elettorale col braccino corto corto

Salvatore Merlo

“Non c’è un euro in cassa”, dice Maurizio Bianconi, il tesoriere sconsolato del Pdl. Così la campagna elettorale si fa solo in tv, gratis, e gli uomini del Cavaliere si interrogano sulla strategia propagandistica del loro generale: la mossa del risparmio, “ultimo enigma della mitografia berlusconiana”, scherza il senatore Andrea Augello, lui che nella politica porta una certa sensibilità letteraria. D’altra parte, tra i dignitari del Pdl echeggiano ancora le parole di qualche mese fa, il grande capo danaroso che diceva: “Tranquilli, state tranquilli ho prenotato gli spazi. Tutti nostri i cartelloni in città”.

    “Non c’è un euro in cassa”, dice Maurizio Bianconi, il tesoriere sconsolato del Pdl. Così la campagna elettorale si fa solo in tv, gratis, e gli uomini del Cavaliere si interrogano sulla strategia propagandistica del loro generale: la mossa del risparmio, “ultimo enigma della mitografia berlusconiana”, scherza il senatore Andrea Augello, lui che nella politica porta una certa sensibilità letteraria. D’altra parte, tra i dignitari del Pdl echeggiano ancora le parole di qualche mese fa, il grande capo danaroso che diceva: “Tranquilli, state tranquilli ho prenotato gli spazi. Tutti nostri i cartelloni in città”. Ed è dunque comprensibile lo stupore di candidati e candidate: per le strade d’Italia il simbolo del Pdl risulta non pervenuto, o quasi; malgrado di pubblicità ce ne sia tanta: Giorgia Meloni molto bionda, l’Udc che sta con i deboli, il Pd (“unico partito non personale”) che ha la faccia di Pier Luigi Bersani. C’è persino il Psi che tappezza l’intero Lazio, ma il Pdl e Berlusconi dove sono? Daniela Santanchè, la pasionaria, illumina una magica e improbabile virtù: “Anche il Cavaliere è diventato sobrio”, dice. “Era il re dei manifestoni 6x3” – quelli enormi, quelli di “meno tasse per tutti” – “Invece adesso niente. Pure Berlusconi fa la spending review. I soldi noi li mettiamo nel programma”. Sarà. Alessandra Ghisleri, la sondaggista del cuore, ipotizza: “Vuole sintonizzarsi con il paese in crisi…”. Chissà. Fabrizio Cicchitto non commenta, ma ride molto: “Se avessi un euro ce lo metterei di tasca mia”.

    Come Paperon de’ Paperoni senza il suo deposito, Silvio Berlusconi senza soldi è un ossimoro curioso. Lui si lamenta e si contorce, ma tra un mezzo miliardo di euro a Carlo De Benedetti per la storia della Mondadori e un milione al mese alla signora Veronica, qualche spiccioletto per il Pdl forse, in fondo in fondo, nelle casse di Arcore c’è ancora. Insomma questa inedita sobrietà del Cavaliere potrebbe essere l’ultima delle sue barzellette, se non fosse il vero mistero politico delle elezioni 2013. Ecco il giallo: il milionario che ri-discende in campo per impedire la vittoria delle sinistre e per mettere al riparo i princìpi liberali, il tycoon che accetta il sacrificio della candidatura – così si è autorappresentato –, ma che allo stesso tempo, in questa sua faticosa ed eccezionale rentrée, malgrado le ben note disponibilità economiche, decide di non investire un centesimo di tasca propria. La campagna elettorale è a costo zero (per lui), e anche il Milan, misura delle fortune e dei rovesci popolari, vende i campioni e dimentica i fasti. “Non compro Kaká né Balotelli”, ha detto Berlusconi a Radio2. Non ci sono denari nemmeno per il Milan, dunque, la squadra che alle elezioni, in termini di prosaico consenso, ha un valore forse superiore a certi minuscoli partiti alleati del Pdl. Sobrietà, anonimato, silenzio, shhh… Addio folle oceaniche radunate tra le bandiere di Forza Italia e i gingle elettorali (“meno male che Silvio c’è”), niente fumi né raggi laser, niente elicotteri che dal cielo depositano sul prato (o su qualche nave della libertà) un Cavaliere d’oro, niente coriandoli, stavolta nemmeno un accenno di karaoke. Il massimo, la cosa che più assomiglia a un evento di massa, per il Pdl sarà la riunione dei candidati al teatro Capranica, oggi a Roma. Il nuovo regime è sparagnino, quasi inamabile. Il piccolo teatro del centro storico ha una capienza di ottocento posti (nota essenziale sulle proporzioni: il Forum di Assago, affittato dal Cavaliere per il primo congresso di Forza Italia, di posti ne contava undicimila e cinquecento). La domanda che si fanno tutti è semplice: ma se vuole davvero vincere (o meglio, se davvero pensa di poter vincere) perché non ci mette un quattrino? “L’avrei capito se il candidato premier fosse veramente Angelino Alfano”, ironizzano al partito. E il mistero rimane intatto.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.