Foiba d'acqua in Siria
Bustan al Qasr è un quartiere di palazzoni alti e vie strette nel centro di Aleppo, le costruzioni non sono vetuste, sul lato sud scorre il fiumiciattolo Qawaik che arriva dal confine turco a nord ma lì in città si trasforma in un canale di cemento, colmato da un mese lungo di piogge. Ieri a Bustan al Qasr hanno estratto 108 corpi da quell’acqua, molti avevano le mani legate, tutti erano stati uccisi con un colpo alla testa. Un’esecuzione di massa. Ci sono ancora cadaveri dentro il canale, gli abitanti dicono che quando avranno finito il numero sarà di circa 120.
Bustan al Qasr è un quartiere di palazzoni alti e vie strette nel centro di Aleppo, le costruzioni non sono vetuste, sul lato sud scorre il fiumiciattolo Qawaik che arriva dal confine turco a nord ma lì in città si trasforma in un canale di cemento, colmato da un mese lungo di piogge. Ieri a Bustan al Qasr hanno estratto 108 corpi da quell’acqua, molti avevano le mani legate, tutti erano stati uccisi con un colpo alla testa. Un’esecuzione di massa. Ci sono ancora cadaveri dentro il canale, gli abitanti dicono che quando avranno finito il numero sarà di circa 120. Tutti sono maschi in età militare, molti giovani, alcuni piccoli di dodici anni. Certi, si è detto, erano ancora irrigiditi nel rigor mortis, che sopravviene dopo 12 ore ma scompare nel giro di due giorni. Chi li ha uccisi? Quando sono stati uccisi? Il Qawaik scorre attraverso il fronte, le sue anse passano in aree controllate dal governo siriano e in altre sorvegliate dai ribelli. Damasco accusa quelli, e viceversa. Gli abitanti della città sono corsi sulle banchine di cemento e poi al vicino ospedale Zarzur a cercare parenti e amici scomparsi da mesi e forse catturati dalle “forze regolari”.
Da luglio Aleppo è una città consumata dalla guerra di attrito, entrambe le parti ne controllano circa il 40 per cento – con un altro spicchio in mano ai curdi che non fanno avvicinare nessuno – e in mezzo ci sono i civili, presi tra il fuoco dei cecchini, l’artiglieria, i saccheggi, i bombardamenti aerei. Persino per questi standard brutali però la foiba d’acqua scoperta ieri è troppo. Soltanto quindici giorni fa due esplosioni all’università hanno ucciso novanta studenti impegnati negli esami e anche in quel caso il governo aveva dato subito la colpa ai ribelli, poi si è scoperto che era stato il bombardamento di un jet militare. Ieri il presidente americano Barack Obama ha promesso ai siriani altri 155 milioni di dollari in aiuti umanitari – e ha fatto dell’America il singolo donatore più generoso. Ma l’intervento più umanitario sarebbe accorciare il tempo della guerra.
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