L'inadeguato governo greco alle prese con una nuova leva di terroristi
Atene. Diciassette attacchi consecutivi. Prima ordigni rudimentali sull’uscio delle abitazioni di noti giornalisti (e anche del portavoce del governo Simos Kedikoglou), poi spari con kalashnikov contro la sede centrale di Nuova democrazia, fino al crescendo stragista: la potente bomba nel centro commerciale Athens Mall, la mattina del 20 gennaio scorso, che ha provocato due feriti. E’ questo il nuovo volto del terrorismo ellenico, riapparso dopo gli arresti e le condanne che negli ultimi due anni avevano fatto luce sulla sigla Cospirazione dei nuclei di fuoco.
Atene. Diciassette attacchi consecutivi. Prima ordigni rudimentali sull’uscio delle abitazioni di noti giornalisti (e anche del portavoce del governo Simos Kedikoglou), poi spari con kalashnikov contro la sede centrale di Nuova democrazia, fino al crescendo stragista: la potente bomba nel centro commerciale Athens Mall, la mattina del 20 gennaio scorso, che ha provocato due feriti. E’ questo il nuovo volto del terrorismo ellenico, riapparso dopo gli arresti e le condanne che negli ultimi due anni avevano fatto luce sulla sigla Cospirazione dei nuclei di fuoco.
La bomba al centro commerciale è stata rivendicata dal “Consorzio di organizzazioni anarchiche: libertà selvaggia e sobillatori di esplosioni sociali”, sigla finora ignota alle forze dell’ordine greche. Le sei pagine del testo di rivendicazione, diffuso su Internet, sono un temino scolastico di estrema povertà ma anche, a giudizio unanime, politicamente “strano”: com’è possibile, nel paese devastato dalla crisi e dalla povertà, rivendicare la “lotta al consumismo”? L’attacco con i kalashnikov, di pochi giorni prima, è rimasto invece senza colpevole. Secondo la polizia, potrebbe essere opera di Nikos Maziotis e della moglie, ex leader del gruppo Lotta rivoluzionaria, ora disciolto. Maziotis e consorte erano stati incredibilmente rilasciati l’estate scorsa perché scaduti i termini di carcerazione e si sono dati alla macchia. Probabilmente ora cercano di rientrare in gioco, in competizione con gli anarchici insurrezionalisti.
Il ritorno del terrorismo ha alimentato le preoccupazioni delle forze politiche per l’ondata di violenza che da tempo scuote la Grecia. Gli attacchi razzisti e i raid squadristi di Alba dorata sono all’ordine del giorno, e anche gli episodi gravi di criminalità sono aumentati del tremila per cento rispetto al 2010, con bande criminali balcaniche che hanno facilmente la meglio su una polizia demotivata, sotto organico e priva di mezzi.
Per questi motivi, la condanna dei terroristi è stata durissima e insolitamente unanime. Persino gli anarchici di Exarchia, il quartiere ribelle al centro di Atene, hanno preso fermamente le distanze dai “compagni nichilisti”: “Una cosa è la lotta anche violenta in favore delle rivendicazioni sociali, altra cosa è schierarsi contro la società”, hanno scritto su Indymedia. Piuttosto infelice è stata invece la gestione dell’emergenza da parte del governo. Il premier Antonis Samaras ha lasciato mano libera al portavoce Simos Kedikoglou, giornalista sempre circondato dalle polemiche, che ha imbastito una spregiudicata campagna contro l’opposizione di sinistra, accusata di fornire “copertura politica” ai bombaroli.
Per provare le sue accuse, Kedikoglou ha manipolato un video con alcune dichiarazioni del giovane deputato di Syriza, Vangelis Diamantopoulos, accusandolo di incitare il popolo alla violenza. Il trucco è stato facilmente svelato dai media e il governo si è trovato in imbarazzo di fronte alle critiche dei suoi alleati, i socialisti del Pasok e la Sinistra democratica, che hanno commentato: “Nuova democrazia gioca col fuoco”.
E’ vero, infatti, che in passato Syriza ha offerto sostegno politico anche alle frange più estremiste della sinistra, e che anche in queste settimane aveva difeso alcuni centri sociali sgomberati dalla polizia. Ma la polemica sul ritorno dei terroristi è scoppiata proprio mentre il leader di Syriza, Alexis Tsipras, stava visitando Washington e tesseva le lodi della politica economica di Obama. “Salutiamo l’adesione di Syriza all’area della legalità”, è stato il commento del ministro dell’Ordine pubblico, Nikos Dendias, dimostrando di aver compreso bene che la strategia della tensione non conviene a nessuno.
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