Anche i serial killer diventano social

Mariarosa Mancuso

Dallo “Sherlock Holmes” targato Bbc, con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman – tre nuovi episodi sono in arrivo per il 2013 – abbiamo imparato che non c’è più bisogno di mettere i sospettati sotto sorveglianza. Basta seguirli su Twitter. C’era da aspettarsi che anche i serial killer diventassero social, smettendo di agire in solitaria e costruendosi una rete di seguaci con i loro stessi interessi. E’ la trama di “The Following”, dieci milioni di spettatori americani per il primo episodio, andato in onda il 21 gennaio.

    Dallo “Sherlock Holmes” targato Bbc, con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman – tre nuovi episodi sono in arrivo per il 2013 – abbiamo imparato che non c’è più bisogno di mettere i sospettati sotto sorveglianza. Basta seguirli su Twitter. C’era da aspettarsi che anche i serial killer diventassero social, smettendo di agire in solitaria e costruendosi una rete di seguaci con i loro stessi interessi. E’ la trama di “The Following”, dieci milioni di spettatori americani per il primo episodio, andato in onda il 21 gennaio. In Italia la vedremo stasera, in prima serata su Premium Crime e in seconda serata su SkyUno (dalla seconda settimana, la pay tv di Mediaset terrà fisso il lunedì e gli abbonati di Sky dovranno attendere il martedì: è chiara l’intenzione di creare l’evento, raggiungendo tutti gli spettatori interessati a ridosso della programmazione Usa).

    Dodici gli episodi previsti per la prima stagione: l’attore Kevin Bacon, che nella serie dà la caccia al killer James Purefoy, ha accettato il ruolo a patto di non dover rinunciare al cinema. Porta in dote la sua magrezza e la sua aria emaciata, postumi di un precedente corpo a corpo con l’assassino che ha sulla coscienza 14 vittime, tutte belle e giovani. E’ riuscito a salvarne una dal massacro, facendo arrestare il cattivo ma ricavandone una cardiopatia e un debole per la Wodka, che versa in bottigliette d’acqua per non dare nell’occhio. Quando l’assassino evade, facendo strage di guardie carcerarie, tutto ricomincia.
    Joe Carroll, così si chiama il mostro, prima che lo smascherassero era professore di Letteratura all’università, appassionato di Edgar Allan Poe fino all’ossessione. Brillante e carismatico, insiste sulle belle ragazze morte, che nei racconti dello scrittore si trovano in abbondanza. Insiste sugli occhi cavati, e sul poema intitolato “Il corvo”, che chiude ogni strofa con la parola “Nevermore” – mai più. Già nel primo episodio l’abbiamo vista scritta sui muri con il sangue, e tutto lascia capire che “Il gatto nero” o “La maschera della morte rossa”, “Il cuore rivelatore” o “La caduta della casa Usher” saranno tra le vittime collaterali dell’infame. Su Internet, dove solo i serial killer riescono a tenere segreti i loro segreti, sono già comparse maschere di gomma con i lineamenti e i baffetti dello scrittore, utili per gli episodi a venire.
    Lo sventurato Poe ebbe una vita tutt’altro che felice (e una morte anche peggiore, lo ritrovarono su un marciapiede di Baltimora dopo giorni di delirio alcolico). Non è la prima volta che viene messo di mezzo in storiacce nerissime. Nel thriller “Il poeta” di Michael Connelly l’assassino fa scrivere alle sue vittime, poliziotti che indagano su un assassino di bambini, un paio di suoi versi (c’è anche un seguito, “Il poeta è tornato”, sempre con il detective Harry Bosch). In “The Raven” di James McTeigue, già regista di “V per Vendetta”, lo scrittore sottopone un critico che non lo apprezza alla tortura con la lama oscillante di “Il pozzo e il pendolo”.

    In “The Following” Edgar Allan Poe è additato come cattivo maestro, figura di riferimento per i serial killer che sono dappertutto, ben mimetizzati e in sonno anche per anni. Su questo punta la serie scritta da Kevin Williamson, che nel 1996 diede l’avvio alla serie “Scream”, film di paura che smontano gli stereotipi dei film di paura: dall’ordine dei morituri alla sventurata che spranga porte e finestre quando il killer è già dentro casa (suo, e ancora ne godiamo, anche il colpo sferrato all’“Urlo” di Edvard Munch). Chiunque può essere un complice, pronto a scattare quando i buoni non se lo aspettano. Il killer pazzo per Poe ha naturalmente le sue velleità letterarie. Un romanzo lo ha già scritto, il secondo lo vuole scrivere dal carcere, dove è stato prontamente riportato dopo la conclusione di un lavoretto lasciato a metà. E siccome la fiction non riesce più a nessuno, prima uccide e poi racconta.