Il buono e il cattivo
Con Balotelli il Milan può stare tranquillo, con Zamparini il Palermo no
"Balotelli al Milan? Mai". Silvio Berlusconi a dichiarare improvvido davanti al pubblico, Adriano Galliani a lavorare silente dietro le quinte. Un lavoro di cesello contrattuale e di sfinimento della controparte. E' presto per un giudizio, ma se il primo approccio è come quello mostrato con le due reti all'Udinese, allora Galliani può stare tranquillo per parecchio tempo. La tranquillità che manca a Maurizio Zamparini, pronto ad allungare la personalissima serie di allenatori cacciati.
"Balotelli al Milan? Mai". Silvio Berlusconi a dichiarare improvvido davanti al pubblico, Adriano Galliani a lavorare silente dietro le quinte. E magari a imprecare, quando il suo datore di lavoro non trovava nulla di meglio che definire "mela marcia" il frutto invece proibito per cui l'amministratore delegato del Milan si stava muovendo. Un lavoro di cesello contrattuale e di sfinimento della controparte. Un capolavoro simile alla cessione – un anno fa – di Pato al Psg, salvo poi veder cadere a pezzi la costruzione per un capriccioso colpo di mano presidenziale. Stavolta non è stato così, e Galliani poteva ridersela in conferenza stampa quando gli chiedevano conto delle parole di Berlusconi. Tanto Balotelli era lì, al suo fianco. E nessuno avrebbe potuto portarglielo via, pronto per essere consegnato al Milan. Il ritorno del tifoso numero uno, l'arrivo della quinta colonna cresciuta in maglia interista ma con il rossonero nel cuore. Il più grande talento attuale del calcio italiano, dicevano tutti. Peccato che l'interessato non lo sapesse. Perché Balotelli è stato finora una grande occasione mancata: troppo giovane nell'Inter, troppo ingestibile persino in Inghilterra, dove il calcio è ancora un passatempo e non una professione da prendere troppo sul serio con ritiri e vita morigerata.
Balotelli si è ritrovato sempre oltre in ogni situazione. Inutile scrivere sulla maglia "Why always me?", se uno poi se le va a cercare: una visita a Scampia in compagnia dei boss come un blitz in auto nel carcere femminile di Brescia. E poi i tabloid, le veline, la paternità, gli atteggiamenti. Soltanto in Nazionale ha trovato un'oasi di tranquillità: José Mourinho e Roberto Mancini hanno alzato bandiera bianca con lui, Cesare Prandelli ha invece saputo come prenderlo. Come aveva fatto per Antonio Cassano. La stessa dinamica che dovrà seguire Max Allegri, con identici protagonisti: fatto fuori Fantantonio, ecco il "bad boy" del calcio internazionale. E' presto per un giudizio, ma se il primo approccio è come quello mostrato con le due reti all'Udinese, allora Galliani può stare tranquillo per parecchio tempo, visto che Balotelli e Stephan El Shaarawy assicurano anni di prosperità all'attacco del Milan.
La tranquillità che manca a Maurizio Zamparini, pronto ad allungare la personalissima serie di allenatori cacciati. Gian Piero Gasperini è soltanto una tacca in più per avvicinare quota 50, i cambi da quando l'imprenditore friulano è entrato nel mondo del calcio: 26 a Venezia, 22 a Palermo. Una serie che include ct (Alberto Zaccheroni e Prandelli), ottimi tecnici (Luciano Spalletti) e perfetti sconosciuti (Gabriele Geretto). Innamoramenti che durano lo spazio di un giorno, porte girevoli che hanno prodotto disorientamenti anche nelle persone più salde. Il presidente è un umorale, disfa oggi ciò che ha intessuto il giorno prima. Aveva costruito un Palermo da Europa, l'ha cancellato tra cessioni per fare cassa (Javier Pastore) e giocatori salutati per un tozzo di pane (Antonio Nocerino). Cambi di rotta che manderebbero in confusione perfino un esperto della materia come Raffaele Lombardo. Stravolgimenti che non hanno risparmiato nessuno, fino a coinvolgere i più stretti collaboratori per l'incapacità del presidente di "fare squadra". Dirigenti esodati nello spazio di pochi giorni, con conseguenze oggi catastrofiche per il Palermo e campagne acquisti parallele: a gennaio dieci giocatori arrivati e dodici ceduti, inseguendo invano una traccia di progetto tecnico. Che può fare un allenatore in una simile tempesta? Poco o nulla, se non attendere docilmente il compiersi del destino. Che per il Palermo assume sempre più i contorni della retrocessione.
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