Il voto ai Comuni

I Tory lasciano Cameron da solo a saldare il conto del matrimonio omosex

Paola Peduzzi

Settantuno interventi, quattro minuti per dire la propria opinione sul matrimonio gay (regola disattesa da tutti), poi il voto: con 400 voti favorevoli e 175 contrari, la Camera dei Comuni di Londra ha fatto fare il primo passo alla legge proposta dal premier, David Cameron. Per la prima volta è stato tradotto in numeri parlamentari lo scontro sulle nozze gay che da mesi attraversa il dibattito politico inglese – la gente, dicono i sondaggi, non s’è entusiasmata, soltanto il 7 per cento, secondo YouGov, s’è appassionato, a domanda diretta molti rispondono: “Ma non si sposano già i gay?”.

    Settantuno interventi, quattro minuti per dire la propria opinione sul matrimonio gay (regola disattesa da tutti), poi il voto: con 400 voti favorevoli e 175 contrari, la Camera dei Comuni di Londra ha fatto fare il primo passo alla legge proposta dal premier, David Cameron. Per la prima volta è stato tradotto in numeri parlamentari lo scontro sulle nozze gay che da mesi attraversa il dibattito politico inglese – la gente, dicono i sondaggi, non s’è entusiasmata, soltanto il 7 per cento, secondo YouGov, s’è appassionato, a domanda diretta molti rispondono: “Ma non si sposano già i gay?”. Non è ignoranza, e nemmeno apatia: molta parte dello scontro culturale si era esaurita con l’approvazione delle unioni civili; oggi, soprattutto nelle grandi città, il tema è passato di moda. “Non siamo come gli americani”, scrivono gli editorialisti, quasi giustificandosi per le mancate adunate, dimenticandosi che lì vicino, oltre la Manica, i francesi si stanno straziando con il “mariage pour tous”: nella notte tra lunedì e martedì, c’è stato uno scontro spettacolare tra la ministra della Giustizia Christiane Taubira e un deputato dell’Ump, con allusioni naziste a triangoli neri e rosa.

    Nel Regno Unito invece sono tutti impegnati a contarsi. La legge che autorizza i matrimoni gay (senza obbligare nessuna chiesa a celebrarli) è un problema politico enorme per i conservatori. Anzi, come ha scritto con il suo tipico sarcasmo Polly Toynbee, firma del Guardian scagliata contro quel “nido di bigotti” che sono i Tory, “lo scontro di civiltà c’è stato sì, ma tutto dentro ai Tory”. Secondo i primi conteggi, ci sono stati più voti tory contrari e astenuti che favorevoli, cioè Cameron, che ha disertato l’aula, non è riuscito a convincere la maggior parte dei suoi deputati. Uno di loro è arrivato a dire che il premier usa tattiche orwelliane: ribaltare un elemento fondante della società come il matrimonio è al di fuori del suo mandato. Il conservatore Daily Mail, che non nasconde l’antipatia per il premier, più concretamente commentava: “Dopo anni di liti interne ai Tory su Europa ed economia, a Cameron è riuscita una prodezza. Ha scoperto un modo tutto nuovo di spaccare il suo partito da capo a piedi”.

    Il Sun, tabloid dalle vendite meravigliose di proprietà dei Murdoch, ha pubblicato i numeri della lotta intestina dei conservatori: sempre secondo YouGov, il 71 per cento degli inglesi è convinto che i Tory non siano mai stati così divisi. Questa percezione di fragilità ha un effetto elettorale immediato: il Labour è dato al 45 per cento, i Tory al 30, il distacco più grande registrato dalle elezioni del 2010. Significa che Cameron sta pagando tutte le liti, tutti gli scontri, tutti i distinguo che hanno scandito il suo premierato, per non parlare della “non-coalizione” con i partner di governo, i liberal-democratici. I big del partito – il ministro degli Esteri, William Hague, il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, e la ministra dell’Interno Theresa May – sono corsi ai ripari pubblicando un intervento per dire che soltanto i Tory moderni hanno un futuro, e quel futuro sta in un voto favorevole alle nozze gay. Persino il capo della corrente conservatrice-sociale, il ministro del Lavoro Iain Duncan Smith, che ha sempre lasciato intendere di voler astenersi, è adesso sostenitore della legge. C’è chi ha tirato fuori, come estremo gesto di ortodossia conservatrice, persino Margaret Thatcher, venduta come inconsapevole sostenitrice del matrimonio gay, visto che nel 1960 aveva sostenuto la legalizzazione dell’omosessualità.

    Tanto attivismo non basta. La rivolta ai Comuni è stata potente, ma Tim Montgomerie, animatore imprescindibile di ConservativeHome a favore della legge, sostiene che al massimo il partito perderà l’un per cento a causa dello strappo sulle nozze gay. Il suo ottimismo cozza contro una rilevazione commissionata dalla Coalition for Marriage, che difende il matrimonio tradizionale e spara numeri agghiaccianti: il 20 per cento degli inglesi che ha votato i conservatori nel 2010 non li voterà più a causa della legge sul gay marriage. Il più convincente sembra Benedict Brogan, vicedirettore del Daily Telegraph: “L’errore politico di Cameron – che ha scelto di fare la cosa giusta nel momento sbagliato – è aver dato al suo partito l’opportunità di mettere in mostra le crepe al suo interno”. Il premier ha l’ossessione di “disintossicare” i Tory, di eliminare il fardello “nasty” e traghettare i suoi in un partito moderno e aperto. E’ un obiettivo ambizioso, che registra cambiamenti in atto da anni, ma non rappresenta il partito: chi è allora un vero conservatore, è chi vota contro o a favore delle nozze gay? “Invece che rivedere la loro opinione sui Tory – conclude Janan Ganesh sul Financial Times – gli elettori che sostengono la riforma penseranno che Cameron è un uomo ragionevole a capo di un partito meschino”. Per ora l’azzardo del leader non porta voti nuovi, e fa perdere quelli che c’erano.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi