Non solo élite e imprese

La sorpresa di Monti in Veneto, piace al Nord-est

Cristina Giudici

Può sembrare incredibile, ma l’algido professore milanese Mario Monti nel Veneto sanguigno delle partite Iva e della microimpresa (ma anche dei padovani gran dottori, a onore del vero) ha suscitato entusiasmo. Nella sua tappa elettorale nel Nord-est, che si è conclusa ieri, il leader della Scelta civica con Monti per l’Italia ha fatto breccia un po’ ovunque. Partendo proprio da Oderzo, nel profondo Veneto industriale e artigiano, storico feudo leghista della Marca trevigiana e ombelico di quello che fu definito l’Eldorado del miracolo nordestino.

    Milano. Può sembrare incredibile, ma l’algido professore milanese Mario Monti nel Veneto sanguigno delle partite Iva e della microimpresa (ma anche dei padovani gran dottori, a onore del vero) ha suscitato entusiasmo. Nella sua tappa elettorale nel Nord-est, che si è conclusa ieri, il leader della Scelta civica con Monti per l’Italia ha fatto breccia un po’ ovunque. Partendo proprio da Oderzo, nel profondo Veneto industriale e artigiano, storico feudo leghista della Marca trevigiana e ombelico di quello che fu definito l’Eldorado del miracolo nordestino.

    Dove la “razza Piave” tanto cara ai leghisti lo ha accolto con curiosità, e con una certa ansia da prestazione, per parlare ed essere ascoltata, e verificare se questa volta il popolo del capitalismo molecolare può sperare di diventare interlocutore dei palazzi romani, che lo ha sempre corteggiati salvo poi dimenticarsi, a urne chiuse, delle sue esigenze. Lasciandoli nel loro – rivendicato – isolazionismo, sfruttato per anni dalla Lega che ne ha accentuato l’inclinazione autonomista. Ma proprio in questa parte del Veneto la Lega ha oggi i nervi scoperti, per le faide interne e mai sopite fra bossiani e maroniani, lombardi e veneti. E in molti si attendono una prevedibile batosta elettorale. E infatti qui i militanti della Lega, ma non la gente comune, hanno reagito in modo scomposto, con proteste, qualche bandiera esposta e le affermazioni molto aggressive del capolista al Senato, Massimo Bitonci, che ha dichiarato guerra a Monti durante la sua permanenza in Veneto, accusandolo di essere responsabile della catena di suicidi degli imprenditori piegati dalla crisi.

    Eppure il premier, che qui in Veneto potrebbe raggiungere una percentuale di consenso significativa, il 17,7 per cento secondo le ultime rilevazioni demoscopiche, si è sentito a suo agio, a giudicare dalle battute leggere o ficcanti con cui ha condito tutti i suoi comizi. Il risultato forse più significativo lo ha raggiunto a Padova, lo scrigno universitario della regione, dove il premier in passato ha ricevuto una laurea honoris causa e dove, martedì, duemila persone gli hanno riservato una calda accoglienza. E questo sebbene proprio qui abbia detto la frase che doveva essere la più sgradita in terra leghista: “Nel mio programma esiste un capitolo dedicato all’autonomia responsabile che non voglio anticipare, ma che è certo cosa ben diversa dal federalismo propagandato dalla Lega”. Ieri a Verona Monti ha invece illustrato la lista dei provvedimenti per il rilancio delle imprese manifatturiere. Elaborata con uno dei suoi candidati forti, l’industriale Alberto Bombassei che, con la scienziata Ilaria Capua, sta guidando la campagna riformista per far rialzare la testa all’elettorato deluso.

    Una miscela trasversale
    Al di là dei programmi elettorali, però, ciò che suscita interesse è la miscela trasversale di (possibili) elettori convocati da Monti in Veneto. Dietro la sua lista si sono uniti diversi segmenti della società civile e politica. Oltre ai liberali fuoriusciti dal Pd e confluiti nel movimento Verso Nord, alleato della fondazione di LCdM, ItaliaFutura, dal cui serbatoio sono usciti la maggioranza dei candidati, ci sono alcuni esponenti del Pdl delusi e in cerca di un nuova prospettiva. Poi professori universitari, manager, tanti imprenditori, sindaci e numerosi giovani, soprattutto studenti universitari .“Siamo stupiti anche noi”, spiega al Foglio Diego Bottacin, coordinatore della campagna elettorale in Veneto della lista Monti, “ai comizi del premier si è presentato il popolo veneto, casalinghe, pensionati, impiegati pubblici, tante facce nuove mai viste prima nell’arena politica. Un segnale univoco di una richiesta di cambiamento, mi pare”. E poi i cattolici, anche loro numerosi, sia provenienti dal mondo dell’associazionismo, sia una parte dell’universo ciellino raccolto intorno al candidato padovano alla Camera, Domenico Menorello. Nella piccola marea dei follower veneti sembra che a sostenere Monti siano soprattutto gli elettori cattolici della ex “Vandea d’Italia”, dispersi a lungo dall’irruenza del forza-leghismo. Dopo il passaggio di Monti, sabato prossimo comincia la tournée veneta di Pier Ferdinando Casini che, per sfruttare le correnti favorevoli, punterà dritto anche lui verso Treviso, magari per regolare qualche conto aperto con la Lega.