Il futuro di un Papa
Gli ultimi quindici giorni di regno, l'attesa del successore
Ieri mattina Benedetto XVI era “concentrato” e “deciso” – ha detto il portavoce Federico Lombardi – quando davanti ai cardinali riuniti per il concistoro ha annunciato la volontà di lasciare il pontificato. Una decisione che l’Osservatore Romano dice essere stata presa “a fine marzo scorso, tornato dal viaggio a Cuba” e che fonti interne confermano egli abbia comunicato soltanto due giorni fa al decano del collegio cardinalizio, Angelo Sodano, e al segretario di stato, Tarcisio Bertone, che è anche Camerlengo, colui che avrà in mano il governo della chiesa nelle prossime settimane.
Ieri mattina Benedetto XVI era “concentrato” e “deciso” – ha detto il portavoce Federico Lombardi – quando davanti ai cardinali riuniti per il concistoro ha annunciato la volontà di lasciare il pontificato. Una decisione che l’Osservatore Romano dice essere stata presa “a fine marzo scorso, tornato dal viaggio a Cuba” e che fonti interne confermano egli abbia comunicato soltanto due giorni fa al decano del collegio cardinalizio, Angelo Sodano, e al segretario di stato, Tarcisio Bertone, che è anche Camerlengo, colui che avrà in mano il governo della chiesa nelle prossime settimane. E concentrato e deciso Benedetto XVI lo sarà anche nei prossimi cruciali giorni, i quindici che lo separano dalle dimissioni, e gli altri quindici (si pensa al massimo venti) che separeranno la chiesa dalla nuova elezione, il tempo della cosiddetta sede vacante, fino all’elezione del 266esimo successore di Pietro.
Papa Ratzinger parteciperà fino alle ore venti di giovedì 28 febbraio a tutti gli appuntamenti previsti dal calendario. Mercoledì il Papa concelebrerà le Ceneri nella basilica di San Pietro con i cardinali. La tradizionale cerimonia che dà avvio alla Quaresima, dunque, non si svolgerà, come vuole la tradizione, sul colle dell’Aventino. La decisione di spostare l’evento ha una doppia motivazione: ospitare un maggior numero di persone, che prevedibilmente affluiranno per l’occasione, e dare un quadro solenne all’ultima concelebrazione di Benedetto XVI con i cardinali prima delle dimissioni. L’inizio della Quaresima sarà anche caratterizzato dalla settimana di esercizi spirituali al Papa e alla curia romana – in programma da domenica 17 a sabato 23 febbraio – ospitati come di consueto nella cappella Redemptoris Mater in Vaticano e predicati quest’anno dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero della Cultura. Confermati sono anche i due Angelus di domenica 16 e 23 febbraio, durante i quali Benedetto XVI si affaccerà dalla finestra del suo studio al terzo piano del Palazzo apostolico.
La sera del 28 febbraio il Papa lascerà il Palazzo apostolico, non vi entrerà mai più da Papa. Andrà in elicottero, insieme al segretario particolare Georg Gänswein, a Castel Gandolfo, la residenza sui colli Albani dove da tempo trascorre le vacanze estive.
E’ dalla sera del 28 febbraio che egli assumerà canonicamente il titolo di “vescovo emerito di Roma”. A “castello” tutto è pronto per accoglierlo. Egli occuperà le stanze che ha già occupato la scorsa estate, sino alla fine del mese di settembre. E’ da qui che seguirà il Conclave. La sua volontà, infatti, è di non interferire in nulla con il lavoro dei cardinali elettori. Cosa farà in questo mese? Difficile rispondere. Senz’altro si dedicherà alla lettura, allo studio e alla meditazione, come aveva dichiarato che avrebbe voluto fare se il 19 aprile del 2005 non fosse stato eletto al soglio di Pietro.
Una volta terminato il Conclave farà il suo ritorno entro le Mura leonine. Abiterà in ritiro monastico nel Mater ecclesiae, un piccolo monastero all’interno dei giardini vaticani che sta per essere ristrutturato in questi giorni. Si tratta di una struttura relativamente grande, posta su quattro livelli con ambienti comunitari e dodici celle monastiche, un’ala nuova di 450 metri quadri, una cappella, il coro per le claustrali, la biblioteca, il ballatoio, una siepe sempreverde e una robusta cancellata per delimitare la zona di clausura. Al secondo e al terzo piano ci sono dodici celle monastiche. Il piano terra e il seminterrato sono dedicati agli ambienti comuni: il refettorio, la dispensa, la cucina, l’infermeria, l’archivio e un ufficio-studio. E poi anche un grande orto dove si coltivano peperoni, pomodori, zucchine, cavoli, e svettano limoni e aranci. E’ un “normale”, piccolo monastero, dunque, il Mater ecclesiae, l’unico convento nel cuore del Vaticano, a un passo dalla basilica di San Pietro e dal Palazzo apostolico. La struttura è stata voluta da Giovanni Paolo II nel 1992, proprio per creare un centro di vita contemplativa all’interno della Città del Vaticano. Oggi ospita l’ordine delle visitandine, dopo aver accolto le monache benedettine che per anni hanno coltivato gli ortaggi per la mensa del Papa. E con il Papa le visitandine continueranno ad abitare, a custodire l’ultimo ritiro di Joseph Ratzinger.
Benedetto XVI ha dimostrato più volte l’apprezzamento per il monastero, tanto da aver celebrato per tre volte, nel 2005, 2006 e 2009, la messa nella cappella del convento. Dall’esterno la struttura appare semplice: il collegamento con l’ambiente circostante avviene attraverso una scalinata immersa nel verde e un loggiato coperto; una siepe e una cancellata precludono le zone di clausura alla vista; mentre due percorsi differenti perimetrali consentono l’accesso dei fedeli al monastero, rispettivamente nelle zone della cappella e della portineria. La cappella è spartana: le vetrate artistiche e il crocifisso dello scultore Francesco Messina la abbelliscono. Subito fuori, il giardino dei fiori, dove spiccano due varietà di rose: “Beatrice d’Este”, color carne, e “Giovanni Paolo II”, bianche e profumate, inviate ogni mese di maggio agli appartamenti papali.
Oltre il Tevere c’è poca voglia di commentare la decisione. Eppure molti porporati si sono detti sorpresi. Stanislaw Dziwisz, segretario di Wojtyla, ha detto che Giovanni Paolo II decise di restare in sella al governo della chiesa “perché dalla croce non si scende”. Ma pochi minuti dopo Camillo Ruini ha lanciato un messaggio a tutto il collegio cardinalizio dicendo: “Come cattolico e come sacerdote, ancor prima che come cardinale, ritengo che le decisioni del Papa non si discutano ma si accolgano, anche quando provocano dolore. Benedetto XVI ha sempre amato e servito Cristo, la chiesa e l’umanità, nella sua vita e durante il suo pontificato. In questa speciale circostanza preghiamo dunque per lui, per la chiesa e per la famiglia umana”.
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