Barack tra Mario e Nichi

Bersani dirige il traffico, ma l'agenda Obama aiuta Monti

Salvatore Merlo

Nel giorno in cui l’Economist mette la foto di Mario Monti sotto la domanda “Chi può salvare l’Italia?”, Barack Obama ha ricevuto Giorgio Napolitano a Washington. Anche Obama ha consegnato al presidente della Repubblica italiano un endorsement per il professore. “Non c’è un rischio Grecia per l’Italia”, ha detto il presidente americano a Napolitano. E il capo dello stato, che Obama ha definito “leader lungimirante” forse perché fu proprio lui a favorire l’ascesa del professor Monti a Palazzo Chigi, ha risposto: “L’Italia era al collasso, poi è cominciato il risanamento".

    Nel giorno in cui l’Economist mette la foto di Mario Monti sotto la domanda “Chi può salvare l’Italia?”, Barack Obama ha ricevuto Giorgio Napolitano a Washington. Anche Obama ha consegnato al presidente della Repubblica italiano un endorsement per il professore. “Non c’è un rischio Grecia per l’Italia”, ha detto il presidente americano a Napolitano. E il capo dello stato, che Obama ha definito “leader lungimirante” forse perché fu proprio lui a favorire l’ascesa del professor Monti a Palazzo Chigi, ha risposto: “L’Italia era al collasso, poi è cominciato il risanamento. I progressi dell’Italia in questi quattordici mesi sono stati grandi, possono e devono continuare”. Non solo: “Deploro le critiche a Monti avanzate da parte di chi lo ha sostenuto”, ha detto Napolitano a un Obama consentaneo. Contrariato invece l’ex ministro berlusconiano Renato Brunetta: “Nel 2011 l’Italia non era sull’orlo del collasso”.

    L’endorsement americano e le parole concilianti di Napolitano, in Italia, ieri sono precipitate su un clima di baruffa elettorale tra Monti e Berlusconi, tra Berlusconi e Bersani e un po’ – ancora – pure tra Monti e Vendola. Se il segretario del Pd e il professore bocconiano hanno apparentemente smesso di tenersi il muso, più dura è invece la polemica di entrambi contro l’ex presidente del Consiglio (Berlusconi): un “cialtrone” per Monti, “una catastrofe ambulante” per Bersani. Il leader del Pd ha poi manifestato una chiara apertura all’ipotesi di triangolare al governo con Monti e Vendola, malgrado le differenze e gli evidenti attriti tra i due. “Tra Mario e Nichi il traffico lo dirigo io”, ha detto Bersani.

    Nel rumoroso giorno delle baruffe, è tornato a parlare – ed erano mesi – il presidente di Confindustria: Giorgio Squinzi. Il muto Squinzi, un tempo critico nei confronti delle riforme di Elsa Fornero e in linea con le inclinazioni concertative della Cgil di Susanna Camusso, ieri ha evocato un non meglio precisato “new deal tra le forze positive del paese”. Ma quali sono le forze positive? Mistero. Forse Squinzi intendeva invitare i partiti alla grande coalizione o più semplicemente a rapporti di larghe intese. Chissà. Forse è favorevole all’alleanza tra Monti e Bersani. Ma nessuno lo ha capito. Tuttavia il presidente di Confindustria ha usato parole durissime: “Non permetteremo a nessuno di condannare il paese al declino”. Il silenzio è stato rotto, ma il mistero Squinzi rimane intatto. Intanto l’Ocse ieri ha pubblicato un rapporto intitolato “Going for Growth 2013”. Per quanto riguarda l’Italia si legge: “Necessario proseguire la riforma del lavoro rendendo più flessibili assunzioni e licenziamenti e accorciando i tempi dei procedimenti giudiziari”. Come dire: la riforma Fornero va perlomeno consolidata.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.