L'apocalisse di Grillo, tra cameramen cacciati e catarsi evocata

Marianna Rizzini

Piovono meteoriti in Russia, ma non è l’apocalisse disegnata inverosimilmente da Gianroberto Casaleggio, il guru di Beppe Grillo che sogna il “nuovo ordine mondiale”, ottenibile diventando tutti avatar di se stessi sul Web, dopo guerre e sciagure varie. Ma è una pre-apocalisse, quella evocata dal Beppe Grillo che scende dal palco in Val di Susa, per poi mettersi in marcia verso Ivrea, non certo affabile come in alcune interviste a bordo camper (con La 7 per la serata “Bersaglio mobile”, con Alessandro Sortino per “Piazzapulita” – in attesa di andare domani a Sky).

    Piovono meteoriti in Russia, ma non è l’apocalisse disegnata inverosimilmente da Gianroberto Casaleggio, il guru di Beppe Grillo che sogna il “nuovo ordine mondiale”, ottenibile diventando tutti avatar di se stessi sul Web, dopo guerre e sciagure varie. Ma è una pre-apocalisse, quella evocata dal Beppe Grillo che scende dal palco in Val di Susa, per poi mettersi in marcia verso Ivrea, non certo affabile come in alcune interviste a bordo camper (con La 7 per la serata “Bersaglio mobile”, con Alessandro Sortino per “Piazzapulita” – in attesa di andare domani a Sky). E’ un Grillo tuonante che insiste sull’idea che tutto frana, tutto precipita, “il Papa si dimette” e finisce “sequestrato a Castel Gandolfo”, e tu, elettore, “non hai più tempo”. Plumbeo come il cielo di fine giornata che lo accoglie in piazza, Grillo è l’uomo che, di fronte a una sequela di arresti e avvisi di garanzia, dice, con tono profetico e anche un po’ soddisfatto, che altre manette seguiranno (poi apparentemente ribalta tutto: “Ho paura di questa magistratura, la legge protegge i delinquenti e manda in galera gli innocenti, e quello che ha il record di processi sono io” – che è una frase contro Silvio Berlusconi). Anche gli applausi suonano cupi, quando l’ex comico si interrompe per allontanare dal palco un cameraman del Tg3 con la sicurezza di chi sa di avere la piazza dalla sua. “Chi è questo?”, dice al ragazzo, e poi, rivolto al pubblico che attende la scena della ghigliottina, imita la risposta del malcapitato “sono uno che sta riprendendo, ha detto”.

    Il pubblico ride, come in una sit-com con le risate finte. “Lei è un cameraman, di che tv?”, continua Grillo, “Rai? RaiTre?, ecco, allora è pregato gentilmente di uscire”. Segue boato (per Grillo), seguono fischi (contro il cameraman), segue invettiva contro la televisione pubblica. Nell’ira amplificata contro la bestia nera tra le tante (sempre quelle) indicate da Grillo a ogni comizio, nessuno protesta per l’allontanamento di un tizio che stava lavorando. L’apocalisse prefigurata è già lì, nelle parole dell’ex comico che prima voleva “andare a prendere i politici casa per casa” e adesso evoca la resa dei conti via “politometro”: “mi voglio prendere una piccola soddisfazione”, dice, prima che questi “vadano tutti a casa”. “Incrociamo qualche dato, il reddito prima e dopo l’entrata in politica” e “se il dato non è congruo” (la piazza ripete: “congruoooo”), allora “ci riprendiamo le cose che ci spettano, arriverà la magistratura e sequestreremo i loro beni”, e pazienza se poi anche i giudici “con i loro ermellini”, finiscono a intermittenza nella lista truculenta dei colpevoli da spazzare via. E’ un format consolidato con variante da terrore che incombe, quello di questi giorni: il comizio che un po’ accusa il mondo fuori e un po’ blandisce il mondo del “noi”, quelli in piazza “sotto la neve”, “gente che dice: dormo in macchina, sono senza casa”. E ieri a Ivrea il Grillo vendicatore oscillava tra i soliti sogni impossibili (tutti col reddito di cittadinanza, tre anni di stipendio se perdi il lavoro; tutti che lavorano “meno ore” e “lavorano tutti”; “tutti che vanno in pensione a 60 anni” con tetto massimo di 4,000 euro netti, il resto “ce lo riprendiamo”) e il picchiare a casaccio (“nel call center andassero a lavorare i figli della Fornero”).

    Con quali soldi attuare un programma che vuole uno “stato che protegge” ma con meno tasse?, ci si chiede, ma Grillo liquida il tema con la frase “i soldi ci sono”. Il rito è collaudato, sì, ma ogni giorno Grillo aggiunge l’elemento che lo dipinge come vittima in guerra, “uomo che corre tra ‘due file’ di nemici ‘armati di bastoni, e deve arrivare in fondo’. L’immaginario è in effetti roba da matti, ma l’ex comico ne fa uno slogan, attaccando i giornali e i politici che gli “danno del pazzo” perché “terrorizzati” (alla fine pure il presidente della Repubblica finisce sul banco degli imputati, perché “su Mps” doveva dire “fuori i nomi”). “Stiamo vincendo le elezioni”, dice Grillo in Piemonte, ma non è una marcia festante: pare piuttosto l’avvicinamento all’ultima spiaggia, la vigilia della catarsi. Su Internet intanto corre la lettera inviata da un giovane lettore a Internazionale: un ventenne, elettore di sinistra, odiatore di Grillo fino a poco fa, allergico alla sua “demagogia” e alla “scarsa democrazia interna”. “Ma sono andato in piazza a sentirlo a Verona”, scrive il ragazzo, e “l’incantatore di serpenti” gli ha instillato il “dubbio”: “Se Renzi avesse vinto le primarie avrei votato Pd senza esitazioni, ma ora?”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.