Narrare stanca

Vendola, da carta vincente a intralcio per Bersani

Marianna Rizzini

A Nichi Vendola deve sembrare un mondo sottosopra, questo in cui si trova a navigare, privato persino della possibilità di dare libero sfogo alle sue “narrazioni” – ieri ha potuto dire, su Twitter, “ci facciamo carico della povertà”, “si trovi un accordo programmatico per uscire dal pantano”, ma è tutt’altra cosa da quando lo stesso Vendola, post comunista pragmatico e governativo in Puglia, anche in dialogo con il capitale, poteva parlare di “vischiosità dell’ideologia liberista” senza sentirsi subito interrompere da qualcuno che dice: tanto ti ritroverai con le mani legate, e con Mario Monti come coinquilino.

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    A Nichi Vendola deve sembrare un mondo sottosopra, questo in cui si trova a navigare, privato persino della possibilità di dare libero sfogo alle sue “narrazioni” – ieri ha potuto dire, su Twitter, “ci facciamo carico della povertà”, “si trovi un accordo programmatico per uscire dal pantano”, ma è tutt’altra cosa da quando lo stesso Vendola, post comunista pragmatico e governativo in Puglia, anche in dialogo con il capitale, poteva parlare di “vischiosità dell’ideologia liberista” senza sentirsi subito interrompere da qualcuno che dice: tanto ti ritroverai con le mani legate, e con Mario Monti come coinquilino. Ma deve sembrare un mondo sottosopra pure a Pier Luigi Bersani, quello in cui diventa intralcio la sua ex carta vincente, la famosa “copertura a sinistra”, il Vendola che solo due anni fa veniva issato come talismano della vittoria sui palchi dei sindaci arancioni (anche ieri Bersani è stato costretto a dire a Monti che “con tutti i populismi, i berlusconismi e i leghismi che ci sono in giro, che Vendola sia il problema mi fa un po’ ridere”).

    Lui, Vendola, si trova a dover scongiurare la caduta nell’irrilevanza, senza peraltro “coprire” da nessuna parte, ché a sinistra è spuntata la concorrenza della Rivoluzione civile di Antonio Ingroia, con tutti gli ex alleati del Pd che, senza perdere nulla, si scagliano contro il leader di Sel, reo di combutta con il “centrismo”. E se è vero che ieri Bersani, all’ennesimo emergere di un “problema Vendola”, ha detto “ho già scelto Nichi”, è vero anche che “l’arma” Vendola, per come era stata pensata, non può essere neanche lontanamente usata, nello scenario imprevedibile che rende obsoleta l’immagine del centrosinistra a due gambe (e più probabile quello con la gamba Monti). Né Vendola può lanciarsi nella battaglia prediletta “per i diritti”: si profila una “soluzione tedesca” anche su quelli, oltreché sul lavoro, con compromesso malvisto dall’elettorato vendoliano. Tanto che ora la scritta sul suo sito, “benvenuta sinistra”, sembra soltanto un wishful thinking, minacciato continuamente da quelle che Vendola chiama “impraticabili discussioni sulle alleanze astratte”.

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    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.