Peter Turkson, il “crociato” ghanese che vuole fermare il declino dell'Europa

Matteo Matzuzzi

“Se la chiesa africana è stata risparmiata dai casi di molestie sessuali che altrove hanno visto coinvolti membri del clero, il motivo è da cercare nei tabù della cultura tradizionale di quel continente”, ha detto qualche giorno fa alla Cnn il cardinale ghanese Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la Pace, intervistato da Christiane Amanpour. “La cultura africana condanna l’omosessualità”, ha aggiunto il porporato, scatenando l’ira dello Snap, una delle associazioni che raggruppano le vittime dei preti pedofili, che ne ha chiesto “l’esclusione dalla rosa dei papabili”.

    “Se la chiesa africana è stata risparmiata dai casi di molestie sessuali che altrove hanno visto coinvolti membri del clero, il motivo è da cercare nei tabù della cultura tradizionale di quel continente”, ha detto qualche giorno fa alla Cnn il cardinale ghanese Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la Pace, intervistato da Christiane Amanpour. “La cultura africana condanna l’omosessualità”, ha aggiunto il porporato, scatenando l’ira dello Snap, una delle associazioni che raggruppano le vittime dei preti pedofili, che ne ha chiesto “l’esclusione dalla rosa dei papabili”. Fin dal 2009, quando Benedetto XVI lo chiamò in Vaticano a sostituire il cardinale Renato Martino, si disse che Peter Turkson, 65 anni, stava iniziando a studiare da Papa. Carismatico arcivescovo di Cape Coast, figlio di un minatore cattolico e di una metodista, sostenitore dell’ecumenismo con alle spalle una formazione solida, è l’uomo che tre anni e mezzo fa, nella conferenza stampa d’apertura del Sinodo speciale sull’Africa, rispose “Why not?” alla domanda se vedesse bene un Papa di colore. D’altronde, spiegò Turkson, “abbiamo già altri casi illustri, come Kofi Annan e Barack Obama”.

    Dopo gli studi al St. Anthony on Hudson Seminary di New York, Turkson entrò al Pontificio istituto biblico di Roma, uno dei pochi africani a riuscirci. Molto stimato da Ratzinger, che nel 2009 lo nominò relatore generale del Sinodo sull’Africa, per anni ha rifiutato di lasciare il suo Ghana per accettare un incarico a Roma. Una scelta, questa, che secondo il vaticanista americano John Allen potrebbe giocare a suo favore in Conclave, dove è il capofila riconosciuto dei porporati africani (tra cui spiccano anche il presidente del pontificio consiglio Cor Unum, il guineano Robert Sarah,  e l’arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya, che l’anno scorso predicò gli esercizi spirituali alla curia romana durante la Quaresima). Turkson può vantare infatti un curriculum in cui la lunga esperienza diocesana (quasi vent’anni alla guida dell’Arcidiocesi di Cape Coast) si affianca alla presidenza di un organismo vaticano. Inoltre, ricorda Allen sul National Catholic Report, Turkson sarebbe uno dei candidati “più energici e attraenti” per affrontare e guidare la nuova evangelizzazione, quella che guarda al sud del mondo dove oggi vive la maggioranza dei cattolici.
    Proprio su questo terreno, però, il cardinale ghanese è scivolato lo scorso ottobre, quando al sinodo sulla Nuova evangelizzazione portò un video tratto da YouTube che denunciava come la crescita demografica dell’islam avrebbe comportato in tempi brevi la conquista musulmana di gran parte dell’Europa, Francia inclusa. Un incidente che costrinse Turkson a scusarsi: “Volevo solo mostrare qual è la realtà di oggi in occidente. Attaccare la religione islamica significherebbe attaccare la mia stessa famiglia. Mio zio paterno era musulmano, è stato fondamentale nella mia crescita e io l’ho accudito finché è morto”, disse. Intanto, però, il clamore del video ha lasciato qualche perplessità in curia sul porporato.

    Di certo non è in dubbio il suo rigore sulle questioni etiche, tanto che il quotidiano inglese Independent, pochi giorni fa, l’ha definito “il crociato del conservatorismo di Cape Coast”: se l’Europa si sta impoverendo, la responsabilità è della sua cultura contro la vita, nota Turkson. Se qualcuno pensa che con lui la chiesa possa diventare più tollerante riguardo i matrimoni tra omosessuali e l’aborto, si sbaglia, scrive il quotidiano inglese. Il suo è un approccio che si pone del tutto in continuità con il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Un tratto, questo, che non dispiace all’ala più conservatrice del collegio cardinalizio.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.