Il Leviatano arriva a Siena
Mps verso l'abbraccio statale. Sarà l'ultimo salvataggio in Europa?
Nella mattina di ieri, l’indiziato principale nell’inchiesta giudiziaria sul Monte dei Paschi di Siena ha accusato gli ex vertici della banca di sapere dell’operazione con titoli derivati foriera di 720 milioni di euro di perdite. Interrogato per tre ore, Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza, ha dato la sua versione dei fatti ai magistrati senesi sull’operazione Alexandria, incipit dello scandalo bancario. “Secondo voi in banca si può non sapere di un’operazione di questo spessore?”, ha detto il suo legale ai cronisti.
Nella mattina di ieri, l’indiziato principale nell’inchiesta giudiziaria sul Monte dei Paschi di Siena ha accusato gli ex vertici della banca di sapere dell’operazione con titoli derivati foriera di 720 milioni di euro di perdite. Interrogato per tre ore, Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza, ha dato la sua versione dei fatti ai magistrati senesi sull’operazione Alexandria, incipit dello scandalo bancario. “Secondo voi in banca si può non sapere di un’operazione di questo spessore?”, ha detto il suo legale ai cronisti. E’ però in serata che è arrivata la decisione più importante per Mps: la sezione controllo preventivo di legittimità della Corte dei Conti ha dato il via libera al decreto dell’anno scorso che autorizza il prestito da 3,9 miliardi all’istituto, i Monti bond. Decisione “giustificata dalle eccezionali circostanze riconosciute anche in sede europea”, si legge in una nota. Il Codacons ha chiesto al Tar del Lazio l’annullamento del prestito, giudicandolo illegittimo: il verdetto era atteso nella serata di ieri ma non è arrivato prima che il Foglio andasse in stampa. Molti analisti ritengono ottimistico pensare che Mps riuscirà a restituire quanto ricevuto con gli interessi, quindi per sdebitarsi dovrà cedere delle quote allo stato, fino all’82 per cento entro il 2015, circostanza che l’attuale management vorrebbe in ogni caso evitare. Ma forse la nazionalizzazione di fatto comincerà già l’anno prossimo. Secondo Repubblica, per via di un recente parere della Commissione europea sugli aiuti di stato a Mps, gli interessi sul prestito che matureranno nella primavera del 2014, pari a 400 milioni, dovranno essere pagati in denaro. Ma siccome si suppone che Mps non avrà abbastanza liquidità per pagare tale somma, sarà necessario l’intervento pubblico.
Sarà l’ultima volta che uno stato europeo salverà una banca? Forse no, poiché esistono altre situazioni critiche in Spagna e in Francia, nelle piccole casse di risparmio, da fronteggiare. L’intervento statale diretto è in ogni caso un tipo di approccio che si sta esaurendo. L’Italia si è aggiunta tardi ai salvataggi visti negli ultimi anni: dal 2008 all’ottobre 2011, la Commissione Ue ha dato il nulla osta a prestiti statali alle banche per 4.500 miliardi. In Irlanda e in Inghilterra, ma anche negli Stati Uniti, i governi interventisti puntano a guadagnare dall’investimento fatto a carico dei contribuenti rivendendo le azioni delle banche oggetto del salvataggio a un prezzo più alto di quello d’acquisto. La tendenza attuale in Europa è però inversa: non più quella di far pagare i costi dei fallimenti ai cittadini, ma agli investitori istituzionali delle banche stesse, quindi ai privati, che si accollano le perdite a fronte di un futuro “concambio” in azioni una volta risanato l’istituto (il bail in, un salvagente “interno”, diverso dal bailout, il salvagente di stato). “L’Italia è in controtendenza rispetto al resto d’Europa dove banche e regolatori intendono scongiurare le nazionalizzazioni”, dice un analista di una banca d’affari inglese aggiungendo che l’Italia ha sempre rimandato il problema di Mps e, adesso, sta adottando “un approccio anacronistico rispetto ai partner europei”.
Così le banche si riparano dagli aggressori
Il bail in è allo studio della Commissione Ue che ha avviato una serie di consultazioni pubbliche sul tema. L’obiettivo è anche coordinarsi con la costituenda Autorità bancaria unica della Bce e regolamentare il processo di salvataggio da parte dei privati per renderlo attuabile dal 2015. “Questa è la direzione, sebbene si stia andando a velocità e con modalità diverse da paese a paese”, dice un analista di una banca giapponese. I metodi sono differenti perché alcune banche, di recente la belga Kbc, emettono obbligazioni convertibili in azioni (Coco bond) che servono a raccogliere capitali privati in vista di futuri stress, come chiedono le Autorità di non fare pagare il fallimento ai contribuenti. Sono bond più remunerativi di quelli tradizionali ma sono vincolati a certi requisiti di capitale della banca, sforati i quali il Coco perde tutto il suo valore. Se lo stress è alto, la banca non dovrà convertire il credito che ha ricevuto dagli investitori in azioni, conservando così intatta la sua quota di capitale e, quindi, il controllo senza cederlo ad altri azionisti.
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