Ci vuole un pensiero in dissenso

La rivolta dei papisti

Giuliano Ferrara

Il direttore di Repubblica si è messo con intelligenza sulla difensiva. Intelligenti pauca: è bastato dire lo scandalo di un abbassamento melmoso della transizione papale perché Ezio Mauro si preoccupasse, in modo civile, di mettere un argine. Ieri nella riunione di redazione per alcuni minuti, a favore di camera web, ha spiegato che tutto questo parlare di sex in the vatican city, come fosse una soap da giornalismo tabloid, non è intenzionale, non è cattiveria, non è laicismo becero e anticlericalismo dell’Ottocento, è giornalismo di fatti.

Leggi Un papato messo sotto scacco di Piero Vietti

    Il direttore di Repubblica si è messo con intelligenza sulla difensiva. Intelligenti pauca: è bastato dire lo scandalo di un abbassamento melmoso della transizione papale perché Ezio Mauro si preoccupasse, in modo civile, di mettere un argine. Ieri nella riunione di redazione per alcuni minuti, a favore di camera web, ha spiegato che tutto questo parlare di sex in the vatican city, come fosse una soap da giornalismo tabloid, non è intenzionale, non è cattiveria, non è laicismo becero e anticlericalismo dell’Ottocento, è giornalismo di fatti, imbeccate, nomi e soprannomi che filtrano, accuse da sotterranei del Vaticano che allignano tra carte fruscianti e spizzate come carte da poker da imbeccatori e pettegoli.
    Ha detto Mauro: “Non abbiamo letto il documento riservato” dei tre anziani cardinali di curia al quale lo scandalismo attribuisce i dettagli più luridi sul contorno di Vatileaks eccetera, “ma la nostra cronista ha parlato con fonti che garantiscono su verbali, interrogatori” e chissà cos’altro. Garantiscono, ma chi, gli anonimi? I soliti anonimi che consentono l’informazione con i verbi al condizionale, che spingono anche per le false notizie come quella che il Papa nell’ultimo giorno di regno farà una sessione giudiziaria apposita con Herranz, De Giorgi e Tomko? L’anonimo è il metodo Boffo, cosiddetto, è la macchina del fango, e il direttore di Repubblica lo sa bene, ma che volete, i giornali sono fatti così, c’è una merce per quanto avariata da vendere, non è questione di destra o di sinistra.

    La chiesa europea è esautorata e tradita dalla sua storia stessa, è ampiamente decristianizzata e secolarizzata, da trent’anni abbiamo papi stranieri, un polacco e un bavarese, che hanno cercato di contrattaccare anche con successo, di esercitare carismi popolari, pensiero razionale, interlocuzione nello spazio pubblico, con idee e suggestioni di estremo interesse per tutti gli esseri pensanti che abitano il mondo; e di fronte a tutto questo adesso per il sottobosco sottoculturale della vaticanistica mediatica c’è il problema dei quattrini, tesoretti alla Dan Brown amministrati ovviamente nel grigio e nell’opacità dell’extraterritorialità caymanesca del Vaticano. Ma l’obolo di San Pietro, degli interessi materiali della chiesa-istituzione, è una storia minore, queste faccende avevano una certa importanza forse all’epoca delle campagne sull’immobiliarismo corrotto dei preti, quando era in auge una chiesa in parte ancora temporalista, quando il vecchio spirito concordatario faceva di Roma, capitale infetta di una nazione corrotta secondo la dizione veterorisorgimentale del vecchio e grande Espresso, una città con carattere sacro ratificato dalle leggi dello stato italiano stabilite dal Duce e dal cardinal Gasparri.
    Il mio sogno è che si trovino intellettuali coraggiosi, moderni, radicali e conservatori, come Roger Scruton e il giovane filosofo Martin Steffens, di cui vi offriamo un’interpretazione della messa in scacco del papato di Benedetto XVI e della necessità di un contrattacco assai simile a quella che leggete da anni nel Foglio; ci vuole gente capace di alimentare un sano spirito di rivolta dei “papisti del XXI secolo”, di coloro che chiedono al cristianesimo di stare sulle proprie gambe, di funzionare come revulsivo della cultura politicamente corretta diffusa nel mondo dal pensiero unico, di non farsi mortificare dalle beghe curiali minori o, peggio ancora, dalle intrusioni sessuomaniacali dei pregiudizi correnti, nella forma anche dell’intolleranza giustiziera.

    Oggi sarà nel circo vatileaks il gran giorno di Ettore Balestrero, vedrete, un prelato giovane, che occupa da tre anni e mezzo un ruolo chiave e riservato nella segreteria di stato, in particolare con riferimento agli affari economici, al quale è destinato in fine papato un nuovo incarico di nunzio. Vedrete che tutto quello che la stampa considera ovvio nelle promozioni delle grandi pubbliche amministrazioni, degli organismi sovranazionali, delle banche, delle grandi industrie, si convertirà in romanzo del ricatto, della guerra per bande, della curialità deviata e malata che sta prima di tutto nella mentalità fictional di chi si occupa di chiesa con paraocchi ideologici.

    E’ vero che Ratzinger, come i suoi predecessori, ha sopportato il duro peso di una chiesa divisa, affetta da rivalità fin troppo umane, con un bilanciamento dei poteri squilibrato, che egli stesso ha trovato difficile padroneggiare, anche data l’età e la salute, perché guidare la chiesa nella sublime “logica della luce” di san Bonaventura, che era il progetto del Papa teologo e pensatore, era più facile a pensarsi che a farsi. Ma dagli anni Sessanta, gli anni del Concilio e poi dell’esplosione libertaria con la pillola anticoncezionale, il divorzio e l’aborto, la distruzione della famiglia e il pansessualismo ormai istituzionalizzato con la vittoria della gay culture in tutto l’occidente, fino ai prodigi dell’ingegneria eugenetica e della manipolazione selettiva della vita umana, le persone che amano le idee e cercano di capire il mondo dalla chiesa cattolica non cercano di ricavare materia per romanzetti noir a sfondo esoterico, e altre cazzate.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.