Oscar e Zecchino, così il Foglio fece lo scoop più farlocco del XXI secolo
L’ho fatta io l’intervista in cui Oscar Giannino raccontava della sua partecipazione allo “Zecchino d’Oro”: 12 novembre 2009, pubblicata sul Foglio.it alle ore 11,10. “Ho cantato anche io con il Mago Zurlì. Quel programma mi fece capire che non ero destinato a lavorare in Fiat”, diceva Giannino. Io, Maurizio Stefanini, faccio il giornalista da 25 anni; ho scritto sette libri e ne ho tradotti altri due; ho una rubrica su Limes on line su temi geopolitici; ho una laurea alla Luiss con 110 e lode (dimostrabile con relativo diploma); ma corro ora il rischio di passare alla storia solo per Giannino allo Zecchino.
L’ho fatta io l’intervista in cui Oscar Giannino raccontava della sua partecipazione allo “Zecchino d’Oro”: 12 novembre 2009, pubblicata sul Foglio.it alle ore 11,10. “Ho cantato anche io con il Mago Zurlì. Quel programma mi fece capire che non ero destinato a lavorare in Fiat”, diceva Giannino. Io, Maurizio Stefanini, faccio il giornalista da 25 anni; ho scritto sette libri e ne ho tradotti altri due; ho una rubrica su Limes on line su temi geopolitici; ho una laurea alla Luiss con 110 e lode (dimostrabile con relativo diploma); ma corro ora il rischio di passare alla storia solo per Giannino allo Zecchino. Al puro e disinteressato scopo di dare la mia testimonianza di fronte al tribunale della stessa storia, e sollecitato dal direttore che quasi in tono De Falco al capitano Schettino mi ha intimato di “spiegare come il Foglio ha fatto lo scoop più farlocco del XXI secolo”, depongo.
Fu alla riunione di redazione dell’11 novembre 2009. Appassionato di storia della canzone in generale e da qualche anno rinfrescato in storia dello Zecchino in particolare per via di due figli, la mia proposta era stata di scrivere qualcosa sull’esclusione di Cino Tortorella, lo storico Mago Zurlì, dall’edizione di quell’anno. Ma subito saltò su Nicoletta Tiliacos, che disse: “Ma voi lo sapete che Oscar è stato anche lui un concorrente?”. A dir la verità, proprio perché cultore della materia, a me la cosa non risultava. “Perché lui cerca di nasconderla”, spiegò lei. E venne così l’idea dell’intervista. Sottoposta a brutale terzo grado dopo i recenti sviluppi, la testimone oculare Nicoletta ha confessato l’origine della diceria. In effetti, esisterebbe una foto di Oscar a sei anni, al microfono dello Zecchino, che lei e molti altri membri dell’allora redazione di Liberal avrebbero visto incorniciata a casa di Giannino, una volta che vi erano stati invitati, e di cui il padrone di casa avrebbe raccontato quel retroscena.
E’ più o meno quel che Giannino mi ripeté al momento dell’intervista. Che è ancora accessibile on-line, e che dunque è superfluo ripetere nella sua interezza. “Il Foglio riporta la testimonianza di un suo ex autorevole redattore, che prima di diventare una colonna del giornalismo economico italiano, e anche prima della sua precedente carriera di dirigente del Pri, nella prima metà degli anni 60 dello “Zecchino d’Oro” fu un giovanissimo concorrente”, ricordava il pezzo. “Anche se il suo nome nell’albo d’oro non lo troverete perché, per ragioni famigliari, partecipò con le generalità di un altro parente. E per confidarsi pone anche la condizione di poter non indicare né quel suo pseudonimo, né la canzone interpretata, né il piazzamento. ‘Non vorrei che Dagospia o qualcuno del genere ne facesse un tormentone’”. Posso aggiungere che le “ragioni famigliari” sarebbero consistite in un’ostilità paterna alla sua partecipazione. In più, Nicoletta Tiliacos ha ora chiarito che Giannino aveva riferito di essere arrivato secondo, e di essere ancora arrabbiato per aver visto sfumare la vittoria.
Confermo: anche dopo cercai affannosamente su YouTube di individuare qualche piccolo esecutore che potesse assomigliare al giovane Oscar. Ma invano. Però il racconto sembrava sincero, per la ricchezza di particolari sulle modalità di selezione. Poiché siamo coetanei, poi, mi riconobbi nell’evocazione che Oscar mi tratteggiava dell’essere bambini nell’Italia di quegli anni. Anche se lui, figlio di un piccolo impiegato in un grigio quartiere di Torino, aveva forse un ricordo più triste del mio, figlio del comandante di una stazione di carabinieri in un paesino della Valnerina terzana, che ancora sogno come un Paradiso perduto. Insomma, mi ha un po’ fregato il cuore: che peraltro, come insegnava Pascal, ha sempre ragioni che la ragione non conosce. Comunque, Giannino ha raccontato che in effetti lui alle selezioni ci aveva partecipato, anche se si era fermato lì. Quadrerebbe con la foto, quadrerebbe con i particolari. Ma chissà…
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