Fatevi avanti

Annalena Benini

L’argomento è appassionante, ma l’effetto è un po’ Maria Antonietta. Sheryl Sandberg, quarantenne, capo operativo di Facebook, una delle cento donne più influenti del pianeta, madre, sorridente e implacabile donna d’affari, spiega alle altre gli ostacoli e i segreti per conquistare il mondo, però lo fa dall’alto della sua vetta, con un libro che sta per uscire in America e contemporaneamente in Italia, per Mondadori Strade Blu, “Lean In: Women, Work and the Will to Lead” (“Facciamoci avanti: donne, lavoro e la voglia di riuscire”).

    L’argomento è appassionante, ma l’effetto è un po’ Maria Antonietta. Sheryl Sandberg, quarantenne, capo operativo di Facebook, una delle cento donne più influenti del pianeta, madre, sorridente e implacabile donna d’affari, spiega alle altre gli ostacoli e i segreti per conquistare il mondo, però lo fa dall’alto della sua vetta, con un libro che sta per uscire in America e contemporaneamente in Italia, per Mondadori Strade Blu, “Lean In: Women, Work and the Will to Lead” (“Facciamoci avanti: donne, lavoro e la voglia di riuscire”). Tutti i giornali parlano di lei, con l’ammirazione e il senso di colpa che si deve a una che racconta: “Da ragazzina addestravo i miei fratelli più piccoli a venirmi dietro, ascoltare i miei monologhi e urlarmi: giusto!, quando finivo”, e che svela un tic culturale molto diffuso: i capi uomini sono considerati leader naturali, e quelli che portano i loro manager fuori per bere fino a tardi stanno solo facendo quel che c’è da fare. Ma se le donne si comportano allo stesso modo vengono considerate prepotenti, aggressive, o civette senza vergogna, se non peggio. Sheryl Sandberg, che prima di arrivare a Facebook è stata vicepresidente delle vendite e delle operazioni online di Google, e capo dello staff al dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, racconta che una volta si è chiusa in una stanza d’albergo a lavorare fino alle tre di notte con Larry Summers, ex segretario al Tesoro, e che aveva il terrore, poi, di uscire da lì e incontrare qualcuno che l’avrebbe certo presa per un’amante clandestina (altre si offenderebbero se alle tre di notte in un corridoio d’albergo qualcuno pensasse che hanno solo appena finito una riunione di lavoro).

    Sheryl Sandberg vuole insegnarci a ottenere, contrattare, spalancare porte, fissare paletti, avere asili nido in azienda e parcheggi riservati alle donne incinte (lei lo ottenne dai capi di Google: era ingrassata trenta chili e camminava con fatica). Il suo motto è: le conquiste sociali non te le regala nessuno, vattele a prendere. Ha certamente ragione, anche se parla di brioches con le sue pari: quelle con un potere contrattuale, che possono dire a testa alta: io esco di qui alle diciassette e trenta, quelle che in un primo momento per slancio non negoziano l’offerta, ma poi pensano che un uomo nello stesso ruolo prenderebbe molto di più e sparano alto, quelle che si sono già guadagnate il lusso della scelta.

    Sandberg ha spiegato in una Ted Conference molto famosa fatta su tacchi molto alti che quando le working women cominciano a pensare di avere figli “non alzano più la mano, non chiedono promozioni, non si fanno avanti, cominciano ad appoggiarsi allo schienale della sedia”. Invece, dice, bisogna vivere come se non ci fosse un domani, premere sull’acceleratore sempre, abbandonare i lavori vecchi (“se ti offrono un posto su un razzo, non ti chiedere dove ti metteranno a sedere, sali e basta”), chiedere promozioni, rompere le scatole, non avere paura di non essere capaci, allenarsi a pretendere, a fare le facce più convincenti, i sorrisi migliori, trovare le parole più adatte, superare l’indecisione e lo struggimento femminile. Nonostante questa terroristica e molto maschile tabella di marcia, Sandberg sostiene di non avere in mente la donna bionica. Ma una ragazza in gamba che sappia scegliersi il marito giusto: “Abbiate storie con tutti i maschi possibili: i bad boys, i cool boys, i Peter Pan. Ma non sposateli”. Per mettere su famiglia ci vuole un brav’uomo. Una vita d’inferno, ma di successo.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.