Grillo, cronaca di una grande commedia

Marianna Rizzini

Alle dieci di sera Beppe Grillo parla infine in streaming sul suo sito, con voce da “adrenalina calata” (ma “la camomilla no”, dice alla moglie in diretta), parla di “amore” in pantofole, esclude alleanze, dice che i governissimi eventuali avranno vita dura, abbraccia tutti e prevede che gli altri “dureranno poco” e che i grillini si collocheranno dietro tutti gli altri, per controllare. La giornata del “sarà un piacere”, delle mani alzate, dell’“arrendetevi”, il Vietnam degli altri che Beppe Grillo aveva evocato con gran gusto (anche gradguignolesco) alla vigilia del voto, comincia, a urne ancora chiuse, con una scena da film e da Beppe Grillo pre-politico.

    Alle dieci di sera Beppe Grillo parla infine in streaming sul suo sito, con voce da “adrenalina calata” (ma “la camomilla no”, dice alla moglie in diretta), parla di “amore” in pantofole, esclude alleanze, dice che i governissimi eventuali avranno vita dura, abbraccia tutti e prevede che gli altri “dureranno poco” e che i grillini si collocheranno dietro tutti gli altri, per controllare. La giornata del “sarà un piacere”, delle mani alzate, dell’“arrendetevi”, il Vietnam degli altri che Beppe Grillo aveva evocato con gran gusto (anche gradguignolesco) alla vigilia del voto, comincia, a urne ancora chiuse, con una scena da film e da Beppe Grillo pre-politico: l’ex comico arriva infatti al seggio ligure di lunedì, con gli occhiali da sole inforcati, la moglie al braccio, la battuta sul se stesso bucolico che “attenderà i risultati nell’orto” e lo scatto da palcoscenico che lo fa scappare con la matita copiativa, subito riacciuffato – poi dirà che era solo una battuta, il cosiddetto surreale “complotto” della matita da umettare (complotto che invece molti dei suoi avevano preso sul serio, il giorno precedente, al punto da scrivere su Facebook una serie di post preoccupati per l’eventuale “cancellabilità” del voto sulla scheda).

    Non festeggeremo in piazza ma sulla rete, parlerò più tardi in streaming, diceva Grillo ieri mattina, quando ancora non si sapeva nulla del risultato, sparando per l’occasione (di nuovo) contro i giornalisti “collusi” – d’altronde per lui “collusi” sono pure gli elettori degli altri partiti. I suoi attivisti e candidati, intanto, si riunivano in avamposti internettiani e non: sul canale “lacosa” partiva da Milano la contro-diretta elettorale grillina, con Marco Travaglio e Dario Fo previsti tra gli ospiti, mentre a Roma, in un palazzone dietro alla piazza dell’ultimo comizio (San Giovanni), si aprivano le porte dell’Hotel Saint John, quartier generale a Cinque Stelle. Dentro, su e giù dalle scale – spesso in gruppo – comparivano e scomparivano dalla “sala stampa” i candidati grillini alla Camera, al Senato e alla regione Lazio, e guardavano in diretta le proiezioni (abbraccio collettivo al primo dato sul Senato, “ola” ai dati dalle Marche, quasi terrore negli occhi alla seconda proiezione: “Ora ci riuniamo, poi torniamo per le interviste”, dicevano, trincerandosi dietro un “ci atterremo al programma” – così la giovane Marta Grande, seconda in lista per la Camera).

    Nell’improvvisa ribalta da dati svelati, nell’euforia dei candidati che dicevano “ci abbiamo tanto creduto” e citavano il Gandhi del “prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, infine vinci”, i prescelti alle parlamentarie facevano un bagno di realtà: televisioni assiepate, cronisti uno sull’altro e smarrimento sul tema “scenari futuri” o “fiducia, che fate?”, smarrimento peraltro subito coperto sotto alla formula autorassicurante “diremo sì a tutto ciò che sarà buono per il paese, e che sarà in linea con il nostro programma”. Il candidato alla Camera Alessandro Di Battista, ottimista fin dai primisismi dati, sorrideva ai compagni e raccontava di quando, “sulle Ande” (ha lavorato nella cooperazione internazionale) la gente gli chiedeva “del bunga-bunga” mentre ora riceve “mail di persone che invidiano all’Italia il Movimento Cinque Stelle” (“a costo zero, abbiamo facce pulite”, dice Di Battista, anche autore di un reportage sudamericano sui “Sicari a cinque euro” e anche convinto che “l’intermediazione” diventerà “inutile” in politica). Dalla Sicilia con furore, intanto, in diretta su un maxischermo, il grillino esperto Giancarlo Cancelleri, praticamente “nomenclatura” agli occhi dei “nominati” e dei quasi eletti a Cinque Stelle, piombava in video nella sala dell’Hotel Saint John con secchiate di ottimismo che poco alleviavano l’ansia di chi si trovava, dall’oggi al domani, a dover parlare in pubblico e in prima persona, senza ancora nessuna traccia di Grillo in streaming. Davide Barillari, candidato presidente alla regione Lazio, ripeteva il mantra “questo è lo tsunami per mandare tutti a casa”, e insomma nessuno, tra i grillini al quartier generale romano, felici ma diffidenti verso il mondo esterno che piombava improvvisamente in casa, si spingeva a parlare di governabilità e non governabilità (per non parlare dell’elezione del presidente della Repubblica). Alla terza proiezione per il Senato l’euforia cresceva, ma pure l’angoscia per il gigantesco “e ora?” che si stagliava all’orizzonte – qualcuno a quel punto andava a mangiare un panino, qualcuno fumava, altri si chiudevano per la seconda riunione in due ore. E insomma nel giorno del “boom”, i grillini apparivano anche un po’ spaventati dalla “responsabilità” non citata negli appelli truculenti del Grillo pre-elezioni (“uscite dal parlamento con le mani alzate. Non vi faremo nulla, ma chiedete perdono agli italiani”).

    E ieri, nella gran felicità ma anche nel marasma dei risultati, mentre tutti gli attivisti ripetevano l’altro mantra “l’onestà andrà di moda”, l’idea dell’“intermediazione” che diventa “inutile” restava soltanto un wishful thinking, per i Cinque Stelle catapultati nella complessità a lungo semplificata dal loro leader. E’ quello che Grillo dice sempre per motivare l’elettorato: “noi” al posto “loro”, il mondo dei buoni cittadini contro il mondo dei corrotti, ladri e mascalzoni professionali della politica, “noi” senza nessuno in mezzo. Ma se poi qualcuno dice a Grillo che il Grillo comiziante evoca, agli occhi del suo elettorato, il sogno dei “signori nessuno” che arrivano ad espugnare la stanza dei bottoni, Grillo inspiegabilmente si offende – e addirittura, dal palco di San Giovanni, alla fine del suo ultimo comizio, dopo che Casaleggio si era lanciato nel suo amarcord della “fantasia” al potere, ha detto di voler “chiudere” questo giornale, impermalosito per un articolo in cui il cronista scrivente faceva un ritratto del cameraman “per caso” Salvo Mandarà, l’ingegnere in aspettativa che Grillo ha scelto come reporter ufficiale in streaming, per descriverne le irresistibili eccentricità cinematografiche e per prenderlo a esempio di storia “tipica” del grillismo che promette e realizza l’ascesa dei “cittadini semplici prescelti” (i cosiddetti “signori nessuno”, appunto). “Se la prendono con un cameraman in aspettativa”, diceva dal palco Grillo, l’uomo che i cameraman (Rai e Mediaset) li ha più volte allontanati direttamente dal palco. Poche ore dopo, su twitter, il professore genovese Paolo Becchi, quello che dai microfoni della Zanzara, qualche mese fa, voleva “sputare in faccia” a Monti e fare “la rivoluzione” con le “armi” contro il “marciume”, si univa a lui nel deprecare i “pennivendoli” di “regime”. (Vabbè).

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    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.