Cronaca scanzonata di Sdm

La diretta di una sconfitta

Stefano Di Michele

Poi, di colpo, le facce cambiano. Intorno alle ferali cinque della sera, quando dall’era degli instant poll si passa a quella delle proiezioni, il meteorite cala e gli umori mutano – così come nel regolamento della marina borbonica, “tutti chilli” che stanno a prora finiscono a poppa, e “tutti chilli” che poppa stanno passano a prora: chi sorride si fa serio, chi annaspa riprende fiato. Se prima era Enrico Letta che con Bianca Berlinguer gongolava: “Siamo contenti, aspettiamo i dati veri per essere molto contenti”, quando i dati veri cominciano ad arrivare già il poco contenti sarebbe molto, e riappare un redivivo Daniele Capezzone.

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    Poi, di colpo, le facce cambiano. Intorno alle ferali cinque della sera, quando dall’era degli instant poll si passa a quella delle proiezioni, il meteorite cala e gli umori mutano – così come nel regolamento della marina borbonica, “tutti chilli” che stanno a prora finiscono a poppa, e “tutti chilli” che poppa stanno passano a prora: chi sorride si fa serio, chi annaspa riprende fiato. Se prima era Enrico Letta che con Bianca Berlinguer gongolava: “Siamo contenti, aspettiamo i dati veri per essere molto contenti”, quando i dati veri cominciano ad arrivare già il poco contenti sarebbe molto, e riappare un redivivo Daniele Capezzone: “Sia rispetto ai dati negativi di prima, sia rispetto a questi dati ultrapositivi non facciamo commenti” – a parte lode e cero e prece (tutto ampiamente giustificato) del “vero miracolo, quello di Silvio Berlusconi”. Quagliariello, che in studio pativa, si grattava le caviglie, manovrava il telefonino (bacchettata berlingueriana), si soffiava il naso e deperiva discettando dei “fondamentali del bipolarismo”, riprende fiato: “Sono pure napoletano”, a scanso di opportuna scaramanzia. E al giovin Letta quasi si  drizzavano i ben rasati capelli in testa: “Interrompiamo la trasmissione e date un film di Stanlio e Ollio…”. Si sente Bianca Berlinger mormorare: “E’ arrivato l’uomo adatto…”. Stanlio? Ollio? Macché, solo il presidente della stampa estera, a conforto e insieme a visione continentale della gran bolgia italica. Che poi, ci si fermasse alle proiezioni. Ci sono i dati parziali, i dati totali, c’è il Viminale, c’è Piepoli, c’è Masia (er fusto de tutti li sondaggisti), che Mentana dagli studi de La7 osserva e lui non sa, “sta in maniche di camicia”, mentre tiene saldamente in ostaggio, per tutto il pomeriggio, Marcello Sorgi e Gad Lerner (che si materializza cinguettando, simil al manzoniano Conte Zio – sopire, troncare – pure sugli schermi di Rai Uno: “Prudenza. Prudenza”) e Aldo Cazzullo, con quel principio di risorgimentale che si tira dietro da quando ha cominciato a dibattere dei destini italici.

    E poi, un sondaggio che dice una cosa, uno che ne dice un’altro, un terzo un altro ancora, Paolo Mieli che va a dare il cambio a Pier Luigi Battista (ché la cronaca si fa storia) e batte la mejo metafora del mezzo pomeriggio, “il rinoceronte è entrato nella cristalleria” – il quale rinoceronte, di grillesca fattura, se ne sta a casa sua in villa, e i giornalisti appostati lì davanti ne forniscono cronache appassionanti: “Qui siamo davanti all’abitazione di Grillo. Poco fa è uscito uno dei suoi sei figli. L’atmosfera è serena…”. Antonio Padellaro, direttore del Fatto, fa mostra di leccarsi i baffi: “Il governo Grillo è vicino…”. Un grillino, in diretta, con ardore lettario, ostenta una maglietta con l’immagine del Conte Dracula, detto l’Impalatore (a buon intenditore), “noi ci aspettiamo in questo paese una nuova civiltà”, a proposito della quale si fa notare Ignazio La Russa, adesso italicamente affratellato, che informa di aver “piantato questa pianticella”, ove (molto) prima si aveva modo di segnalare un ben più nodoso bastone, e battibecca, sfotte e sghignazza verso il povero Letta, “io godoooooooo!”. Ci sono i montiani bardati, con sobrietà continentale, piuttosto a lutto. Mario Mauro è amletico e saggio: “Fare o non fare le riforme” – ma pure esserci o non esserci, alla Camera, non pare problema da poco. Ma il meglio è Casini: ha un principio di lacrima e il sorriso tirato, un precipitare improvviso da George Clooney verso Amedeo Minghi: “Nella politica si vince e si perde. Anche nella vita”, trottolino amoroso du-dù-da-da-dà. Da qualche parte, su Sky, viene evocato direttamente da Princeton lo spirito di Gianni Riotta, piacevolmente brizzolato, che dottamente esamina, certifica, analizza, e la conduttrice nel salutare infine tanta sapienza dispensata quasi non si tiene: “Buon lavoro ai tuoi fortunati studenti, che hanno la fortuna di avere un professore come te”, così che, in tanta professorale scienza, giusto la mano del Signore deve averlo tenuto lontano dalla lista Fermare il declino. E’ una tempesta, un terremoto, almeno una tramontana vigorosa. Che però già s’ìntravedeva nel primo pomeriggio, osservando le elaborate e scomposte capigliature di Francesco Giorgino e Stefano Folli, mirabile fusione di ponderate analisi e azzardo tricologico, mentre la discussione si inerpica asmatica su “bipolare o tripolare o quadripolare”. Intanto  quelli di Monti, non meno che La Russa piantatore, sembrano venire più dall’orto che dai seggi: “Si è seminato...”. Quelli del Pd, poi, avevano avuto la bella pensata di adunarsi presso l’Acquario di Roma, che a momenti era più facile vedere una foca o un cavalluccio marino che la maggioranza al Senato. “Ottimismo. Grande prudenza” – diceva il giornalista, che oggettivamente poco aveva ancora da dire. Ma lo stesso, si faceva notare “qualche cedimento alla scaramanzia”: che forse, nella pratica, e si capisce a fine serata, sarebbe stato meglio abbondare.

    Le cronache dalla desolazione della lista Ingroia sembravano quelle dai caselli autostradali nei giorni di scarso traffico. E se qualcuno nientemeno puntava l’indice sull’imitazione (geniale) di Crozza, e c’era chi proponeva di (ri)allertare il Guatemala, non si poteva notare altro: “Qui, il clima che era di assopimento totale…” (ahi, Crozza). Metti da una parte, leva dall’altra, somma, moltiplica, confronta, a un certo punto i dati cominciano a conformarsi, e Mentana quasi non trova consolazione, “abbaglio clamoroso!”, e certo verrebbe buona la sapienza universitaria attruppata nella lista di Giannino, anche se a una certa ora lì ancora si sperava, “dicono che il dato è molto sottostimato”, ma pure a Boston, come per Totò, è la somma che fa il totale. Ovviamente, tutte le liste al loro debutto si affannano a sostenere che il poco rosicato è molto perché è tutto di prima masticatura. Capezzone intanto ha ripreso gusto alla telecamera: “Il giaguaro non è smacchiato!”. E a consolazione, a sera, a Bersani non resta che andare a letto con il peluche avuto in regalo da Vespa.

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