L'Aula sorda e grigia di Grillo non è un posto per giornalisti
“Giornali, macchine della merda”. “La prima cosa che faremo è tagliare le sovvenzioni ai giornali”. “Giornalisti collusi e vergognosi”. Eccetera. In effetti Beppe Grillo aveva qualche problema coi giornalisti fin da quando faceva il comico, anche se appunto la buttava sul comico. “Io li ho visti, li ho visti anche sotto il busto, fino alle ginocchia e ai piedi. E vi assicuro che sono umani, sono proprio come noi”, diceva appunto dal palco di Sanremo nel 1978 sui mezzibusti della Rai.
“Giornali, macchine della merda”. “La prima cosa che faremo è tagliare le sovvenzioni ai giornali”. “Giornalisti collusi e vergognosi”. Eccetera. In effetti Beppe Grillo aveva qualche problema coi giornalisti fin da quando faceva il comico, anche se appunto la buttava sul comico. “Io li ho visti, li ho visti anche sotto il busto, fino alle ginocchia e ai piedi. E vi assicuro che sono umani, sono proprio come noi”, diceva appunto dal palco di Sanremo nel 1978 sui mezzibusti della Rai. E quando ci torna, nel 1989, dice: “Se sono qui a Sanremo è perché questa è la mia sconfitta come uomo e come professionista, perché sono un fallito, come voi giornalisti”. E’ vero che ancora nel 2005 Grillo sembra avere qualche speranza: “Un giornalista non deve essere indipendente, è indipendente o non è un giornalista”. Ma nel 2006 il leader del Movimento 5 stelle constata ormai che “la categoria dei giornalisti quando deve prendere posizione la prende sempre a favore di chi la paga, degli interessi dei suoi editori”. E nel 2007 proclama: “Non abbiamo più bisogno di passare attraverso i giornalisti”. Quando il 28 aprile 2011 “Anno Zero” manda una giornalista a fare una diretta da casa di Grillo ce n’è anche per Santoro: “Non sei un media, ma un medium!”. E finisce cacciando fuori ragazza e cameraman: “Basta! E adesso fuori da casa mia!”. Da qui la severa direttiva: “I talk-show televisivi sono un’arma contro il Movimento 5 stelle. Sono spazi poco igienici dove chi partecipa viene omologato alle scorie del sistema”. “I cittadini che si riconoscono nel M5s, che ne sono consiglieri a tempo determinato, portavoce, attivisti o iscritti, che vi partecipano sono invitati con un solo scopo: quello di fotterli e attraverso di loro il Movimento 5 stelle”.
Per chi ha un po’ di familiarità il neo-caudillismo latino-americano, è difficile non pensare agli analoghi improperi contro la stampa di presidenti come Rafael Correa, che a sua volta ha vietato ai membri del governo e del suo partito di rilasciare interviste ai giornali nazionali ecuadoriani. Oppure viene in mente Cristina Kirchner, che sta cercando di privare di pubblicità i giornali in mano ai gruppi privati. Anche il governo di Hugo Chávez ha appena escluso le tv private dell’accesso al nuovo digitale terrestre. E però le “leggi sui media” promosse da questi governi non puntano a far sparire la stampa, ma solo ad asfissiare i giornali ostili, e a pompare quelli foraggiati dallo stato o da entità “comunitarie” affini alle varie “rivoluzioni”. Al contrario, Grillo proclama: “Un giorno la rete vi seppellirà!”. Nel libro “Siamo in guerra. La rete contro i partiti”, scritto a quattro mani con Gianroberto Casaleggio nel 2011, si prevede anzi che quando la rete avrà occupato stabilmente il posto che le spetta scompariranno i giornali, “poi verrà il turno delle televisioni, seguite dai libri”. E insieme ai “media tradizionali svanirà gran parte delle strutture gerarchiche che regolano i vari aspetti della società e dell’economia”. Insomma, l’uomo nuovo nascerà dalla sparizione della carta stampata.
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