E adesso che facciamo? Grillo e i grillini assaliti dalla Realpolitik

Marianna Rizzini

E adesso che si fa? E’ la domanda che neanche Beppe Grillo ora può eludere (durante la campagna elettorale aveva eliminato alla fonte il problema, ammettendo sul camper solo le tv straniere). “Dica cosa vuole fare, Grillo”, è stato il messaggio di Pier Luigi Bersani nella conferenza stampa della non-vittoria. Ma Grillo, ieri, via blog e a voce, aveva già detto un “no” ai governissimi (“ci saremo noi a impedirlo”), un “no” a eventuali “alleanze” e il solito “sì” a singole leggi in armonia con il programma del M5s (questa finora è stata anche la parola d’ordine dei neo-eletti che, per inesperienza o per timore di andare fuori linea, al momento non si avventurano su terreni politico-strategici).

    E adesso che si fa? E’ la domanda che neanche Beppe Grillo ora può eludere (durante la campagna elettorale aveva eliminato alla fonte il problema, ammettendo sul camper solo le tv straniere). “Dica cosa vuole fare, Grillo”, è stato il messaggio di Pier Luigi Bersani nella conferenza stampa della non-vittoria. Ma Grillo, ieri, via blog e a voce, aveva già detto un “no” ai governissimi (“ci saremo noi a impedirlo”), un “no” a eventuali “alleanze” e il solito “sì” a singole leggi in armonia con il programma del M5s (questa finora è stata anche la parola d’ordine dei neo-eletti che, per inesperienza o per timore di andare fuori linea, al momento non si avventurano su terreni politico-strategici). Ma è chiaro che da questo punto bisognerà muoversi, in prospettiva. Non conviene a Grillo la linea morbida (pena la macchia sull’immagine di quello “contro gli inciuci”), ma neanche la linea del “tanto peggio tanto meglio”, pena la credibilità da urlatore-salvatore di quella che chiama “comunità” – anche se ieri, sul suo blog, alla faccia della comunità, divideva gli elettori in due blocchi: blocco A fatto da giovani “senza un futuro”, “esclusi”, “esodati” e piccoli imprenditori che vivono “in regime di polizia fiscale”, tutta gente che, dice Grillo, “in generale” ha votato per lui; e blocco B “costituito da chi vuole mantenere lo status quo… da una gran parte di dipendenti statali, da chi ha una pensione superiore ai 5.000 euro lordi mensili, dagli evasori, dalla immane cerchia di chi vive di politica attraverso municipalizzate, concessionarie e partecipate dallo stato”, tutta gente che, dice Grillo, ha votato Pdl o Pd.

    Eppure, alla fine, gratta gratta, qualcosa in comune con il centrosinistra, per esempio sul tema moralità e conflitto di interessi, il M5s potrebbe trovarla. E dunque, nel fine settimana, lo spin-doctor apocalittico Gianroberto Casaleggio, che ora dovrà lasciare da parte l’apocalisse per un minimo di Realpolitik, incontrerà gli eletti del M5s per una riunione-brainstorming a Roma, presente, in collegamento o di persona, anche Beppe Grillo: lì si sceglieranno i primi capigruppo a rotazione (uno ogni tre mesi), ma soprattutto si cercherà di capire se i grillini dovranno essere anche un po’ “governativi” oltreché pronti a gridare “arrendetevi”.  “Andrò io alle consultazioni con Napolitano”, dice Grillo, non senza aver espresso una preferenza per Dario Fo al Colle (Fo risponde “no, grazie”). Ma per dire cosa, alle consultazioni? Ieri, con quel risultato ingombrante sul tavolo – primo partito alla Camera – i grillini e Grillo avevano il problema che l’ex comico aveva previsto (“se faccio il botto, sarò un po’ in difficoltà”). La strada dell’eventuale “accordo” con Bersani, smentita preventivamente da Grillo, può magari avere vie traverse, ma è in salita. Il modello “Crocetta”, la via siciliana di un dialogo intermittente con il centrosinistra, evocato da qualche grillino, non è detto che si adatti al Parlamento: si può anche dire “appoggio a singole proposte” – una legge sul conflitto di interesse e una sulla corruzione otterrebbero il voto grillino, come forse una proposta di “sussidio”, se non di reddito di cittadinanza – ma la fiducia a quello che Bersani ha chiamato “governo di combattimento” è un’altra cosa (bisognerebbe intanto lasciar perdere i temi Tav e euro). Sul tema “previdenza” chissà, ché Grillo è contraddittorio: vuole la pensione a 60 anni per tutti, ma si lamenta della situazione attuale (“ogni mese lo stato deve pagare diciannove milioni di pensioni”).

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.