Il ruolo del decano Sodano

I quattro diplomatici king maker del prossimo Conclave

Matteo Matzuzzi

Quando le porte della Cappella Sistina si saranno chiuse, dopo che il maestro delle cerimonie Guido Marini avrà pronunciato l’extra omnes, il dominus del Conclave sarà il cardinale Giovanni Battista Re, primo dei cardinali vescovi sotto gli ottant’anni. Nato settantanove anni fa a Borno, in Val Camonica, figlio di un falegname da poco scomparso, per dieci anni (dal 2000 al 2010) è stato prefetto della Congregazione dei vescovi e da lui passavano le nomine di tutto l’episcopato mondiale. Legatissimo a Giovanni Paolo II – che in lui riponeva fiducia totale –, celebre per la sua puntualità e la devozione mariana, Re sostituirà Angelo Sodano nelle vesti di decano solo nella Sistina.

    Quando le porte della Cappella Sistina si saranno chiuse, dopo che il maestro delle cerimonie Guido Marini avrà pronunciato l’extra omnes, il dominus del Conclave sarà il cardinale Giovanni Battista Re, primo dei cardinali vescovi sotto gli ottant’anni. Nato settantanove anni fa a Borno, in Val Camonica, figlio di un falegname da poco scomparso, per dieci anni (dal 2000 al 2010) è stato prefetto della Congregazione dei vescovi e da lui passavano le nomine di tutto l’episcopato mondiale. Legatissimo a Giovanni Paolo II – che in lui riponeva fiducia totale –, celebre per la sua puntualità e la devozione mariana, Re sostituirà Angelo Sodano nelle vesti di decano solo nella Sistina. Grazie alle modifiche apportate dal Papa alla costituzione Universi dominici gregis rese note lunedì, infatti, a celebrare la Missa pro Eligendo Pontifice (tenendo anche l’omelia) sarà l’ex segretario di stato. Poi, come Joseph Ratzinger otto anni fa, a chiudere la lunga e lenta processione dei porporati verso le poltrone disposte sotto le volte affrescate da Michelangelo, sarà il cardinale Re, unico elettore con la stola a scendere sull’abito corale. Spetterà a lui chiedere al Pontefice eletto se accetta l’investitura dei cardinali e quale nome scelga.

    E’ lui, oggi, assieme a Sodano, al centro degli incontri riservati tra gruppi di cardinali italiani e stranieri alla ricerca del profilo giusto su cui far convergere i voti nella Sistina. Laureato in Diritto canonico alla Pontificia università gregoriana, addetto alla nunziatura apostolica a Panama e in Iran, nel 1971 fu chiamato in segreteria di stato a Roma dove divenne segretario particolare dell’allora sostituto, Giovanni Benelli. Nonostante sia in rapporti freddi con Tarcisio Bertone, Re ha mantenuto le distanze con il gruppo di cardinali curiali diplomatici legati a Sodano, tra cui spiccano Fernando Filoni, potente prefetto per l’evangelizzazione dei popoli (già Propaganda fide) e, soprattutto, il prefetto della Congregazione per le chiese orientali, l’argentino Leonardo Sandri. Filoni, già sostituto per gli Affari generali alla segreteria di stato dal 2007 al 2011, era nunzio in Iraq negli anni della seconda guerra del Golfo e, durante gli anni Novanta, fu per otto anni il capo della missione di studio della Santa Sede incaricata di seguire il riavvicinamento tra Pechino e il Vaticano. Nel 2011, benché ancora senza porpora (l’avrebbe ottenuta solo nel febbraio dell’anno successivo), Papa Ratzinger lo nominò direttamente Prefetto (e non pro-Prefetto) in sostituzione del dimissionario Ivan Dias. Sandri, sessantanovenne argentino che tra il 2000 e il 2007 ricoprì la carica di sostituto alla segreteria di stato – negli ultimi mesi di vita di Karol Wojtyla era lui a leggere ogni domenica i messaggi e le riflessioni preparate per l’Angelus –, è considerato il cardinale più vicino a Sodano. Non a caso, il suo allontanamento dal Palazzo apostolico sei anni fa (fu promosso alla guida della Congregazione per le chiese orientali) fu interpretato come il primo degli avvicendamenti in curia decisi da Bertone, da poco meno di un anno nominato segretario di stato.

    Il diplomatico bertoniano
    Un altro diplomatico di lungo corso molto attivo con un ruolo di tutto rilievo nelle settimane di Sede vacante è il cardinale Giuseppe Bertello. Consacrato vescovo nel 1987 da Agostino Casaroli, teologo e canonista, per anni nunzio in Africa (per quattro anni rappresenterà il Papa in Ruanda, durante il conflitto etnico tra Hutu e Tutsi) e Messico, osservatore permanente alle Nazioni Unite e al Wto, nunzio in Italia e San Marino dal 2006 al 2011, quando è stato nominato governatore dello stato della Città del Vaticano. Bertoniano di ferro e piemontese come il segretario di stato, nel quinquennio trascorso come nunzio in Italia ha consolidato una fitta rete di rapporti che lo porta a essere oggi uno dei porporati più ascoltati e influenti oltretevere.
    Rilevante sarà poi il peso che avrà, nei giorni delle Congregazioni generali che precederanno il Conclave – alle quali parteciperanno sia i porporati elettori sia gli ultraottantenni –, il dossier messo a punto dalla commissione cardinalizia sugli scandali che hanno attraversato la chiesa nell’ultimo anno. Benedetto XVI ha confermato il segreto pontificio, disponendo che gli atti dovranno essere trasmessi al suo successore. Eppure, Julián Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi – tutti e tre cardinali ultraottantenni e quindi esclusi dalla possibilità di eleggere il prossimo Papa – potranno illustrare “nei modi  e nella misura che riterranno opportuni” i contenuti della Relationem custodita nella cassaforte del Palazzo apostolico.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.