Cortesie per grillini
Aspetta aspetta, a un certo punto il cancello della villa a mare di Grillo si aprì. Il comico? Casaleggio? Uno yogurt? Macché, un plumcake – che, beffardo e stuzzicante, viene inviato ai cronisti lì accampati. E non avendo né comico (ex) né Casaleggio, i flash si scatenano sul ghiotto manufatto (diranno forse un giorno le didascalie: “Marina di Bibbona: plumcake Grillo, marzo 2013”). E’ un gioco micidiale: più Grillo piglia per il culo, con arte e genio indiscutibili – e infatti gli eletti/seguaci ribadiscono: “I giornalisti prendiamoli per il culo!”, abbastanza facile – più tv e cronache si prestano.
Aspetta aspetta, a un certo punto il cancello della villa a mare di Grillo si aprì. Il comico? Casaleggio? Uno yogurt? Macché, un plumcake – che, beffardo e stuzzicante, viene inviato ai cronisti lì accampati. E non avendo né comico (ex) né Casaleggio, i flash si scatenano sul ghiotto manufatto (diranno forse un giorno le didascalie: “Marina di Bibbona: plumcake Grillo, marzo 2013”). E’ un gioco micidiale: più Grillo piglia per il culo, con arte e genio indiscutibili – e infatti gli eletti/seguaci ribadiscono: “I giornalisti prendiamoli per il culo!”, abbastanza facile – più tv e cronache si prestano. Cortesie per gli ospiti grillini, che i grillini neanche apprezzano – e anzi spintonano fuori, come è successo ai temerari all’adunata al Saint John, “spalleggiati dal personale della Secur Service” – si salva un collega di Corriere.it baciato dalla sorte (“Io, ‘infiltrato’, nel conclave al Saint John”) e quindi libero di dar conto della discussione decrittando perigliosamente i fogli gettati via, neanche fossero tavolette di Ebla, “a quanto si legge sugli appunti che qualcuno dei cittadini ha scritto su un foglio poi buttato in un cestino”. Sta prendendo piede, mentre la politica prende le misure ai cuccioli grillini, una sorta di curioso feticismo – dal dolce al foglietto preziosamente vergato da un eletto cittadino (per adattamento, ormai si tiene conto delle esigenze a cinque stelle e degli antichi auspici di Marat) fino al giaccone indossato da Grillo – con maschera sul volto: altro gran colpo teatrale – pare che tale e quale l’abbia pure Pier Silvio, ohibò!, e giù analisi su imbottitura e lampo che manco Gillo Dorfles farebbe meglio.
Non è tanto piaggeria, figurarsi: semplicemente Grillo sa che i giornalisti non hanno una lingua adatta per raccontare la sua avventura, e quindi gliela fornisce direttamente lui: la sua – nascosto, assente, onnipresente. “Aspettiamo Beppe!”, trasudano così tutte le cronache (e uno che è stato visto, a fine cena comune, portarsi via “una bordolese di rosso ancora piena” – residua casta di vitigno? – ha tenuto a comunicare che era solo un semplice attivista, “a differenza dei cittadini che siedono in Parlamento, un gesto come questo posso permettermelo”. E traboccano i resoconti di “una faccia aperta da ragazzo del sud”, dei “ricci neri e timidi di Andra Cioffi” (ricci timidi?) del “furgoncino-scolaresca”, di smartphone e minitablet, e “il caffè se lo sono pagati da soli”, e poi “trovare un palazzo dove andare a stare, per risparmiare e stare vicino anche fisicamente”. Da segnalare “le ragazze, ce ne sono di carine”. E di messaggi dei diretti interessati sulla riunione appena termina, “gente Normale” – con la maiuscola, normale, visto mai. Cittadini sono, seppure Eletti. E sai che sghignazzate, col vinello di fine cena, sui cronisti dall’estasi rapiti. Memorabile esortazione su Repubblica.it ai nuovi eletti: “Avete facce bellissime… Ci sono cronisti giovani con una preparazione tecnica eccezionale: hanno bisogno di fare esperienza con voi sulla strada, fuori da un albergo, in Transatlantico”. Mirabile genìa – l’una, l’altra. Così, la prossima volta, pur con genovese parsimonia, Grillo di plumcake gliene manda due. Pure al cioccolato.
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