Zeitgeist grillino

Marianna Rizzini

Aveva tirato fuori anche la cara vecchia “fantasia al potere”, Gianroberto Casaleggio, il guru di Beppe Grillo che nei suoi video vuole “il nuovo ordine mondiale” con governo smaterializzato su Google (previa distruzione e rigenerazione totale). Ma qui, più che con la “fantasia”, difficile da far volare in un movimento in cui gli “eretici” vengono sbattuti fuori senza smancerie, si rischia di ritrovarsi con la superstizione al potere. Quella incarnata per esempio da “Zeitgeist”, documentario cospirazionista che ha fatto cambiare “visione del mondo”, così ha detto, al neo deputato grillino Paolo Bernini.

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    Aveva tirato fuori anche la cara vecchia “fantasia al potere”, Gianroberto Casaleggio, il guru di Beppe Grillo che nei suoi video vuole “il nuovo ordine mondiale” con governo smaterializzato su Google (previa distruzione e rigenerazione totale). Ma qui, più che con la “fantasia”, difficile da far volare in un movimento in cui gli “eretici” vengono sbattuti fuori senza smancerie, si rischia di ritrovarsi con la superstizione al potere. Quella incarnata per esempio da “Zeitgeist”, documentario cospirazionista prodotto, diretto e distribuito da Peter Joseph dal 2007 in poi, in tre “puntate” che hanno fatto il giro del Web e che hanno fatto cambiare “visione del mondo”, così ha detto, al neo deputato grillino Paolo Bernini: il ragazzo che, intervistato da “Ballarò”, dice sicuro “non so se lo sapete, ma in America hanno già iniziato a mettere i microchip all’interno delle persone, è un controllo di tutta la popolazione”. Fosse solo Bernini, vabbè, ma il fatto è che “Zeitgeist”, come corrente di pensiero complottista (da “le Torri gemelle se le sono tirate giù gli americani” in poi) con venature new age e insistenza sul mondo liberato dal “signoraggio bancario” e dal “controllo dei signori dietro le quinte” (con media schiavi dei banchieri e dei governi infiltrati dai banchieri) è largamente rappresentata nei post sul blog di Beppe Grillo e sulle pagine Facebook dei grillini. Aleggia qui e là pure nei comizi di Grillo, “Zeitgeist”, ed è diventato oggetto di fede per una larga parte della nuova classe dirigente a Cinque stelle, quella che ora esige rispetto e non vorrebbe critiche. Alessandro Robecchi, sul Fatto, si chiede come mai i “seguaci di un comico” siano così “permalosi”: “Siamo a questo”, scrive, “che onesti e innovativi cittadini che per mesi hanno gridato ‘vaffanculo’ a chiunque passasse, ora chiedono rispetto istituzionale, garbo dei toni e – peggio ancora – zero ironia”. Ma è un mistero pure che i seguaci di un comico (e il comico) non ridano davanti alla paccottiglia di “Zeitgeist”, antireligiosa (ma bislacca pure per un ateo) e antipolitica (idea base: tutti gli attentati sono autoattentati).

    “Non c’è ragione per cui a un individuo comune non possano essere conferiti pieni poteri, noi siamo essere incredibilmente potenti”, dice la voce fuori campo in “Zeitgeist” – e si capisce che Grillo e Casaleggio e i “cittadini” eletti vadano in brodo di giuggiole, convinti come sono che chiunque possa fare qualsiasi cosa, meglio se senza “expertise”. Il resto del documentario è un crescendo di immagini apocalittiche (morti, bombe) o preistoriche (particelle, big bang, universi) che illustrano le visioni “alternative” di cui Peter Joseph si fa portatore, intervistando professori ed esperti del cospirazionismo mondiale. C’è di tutto, in “Zeitgeist”, e il sospetto dovrebbe inculcarsi nella mente dello spettatore fin dal primo capitolo (Gesù è frutto dello zodiaco) e poi giù giù fino alla gran congiura della Federal Reserve, il mostro a più teste che, con i Rockefeller e altri misteriosi banchieri, ha tramato a ogni istante della storia, da inizio Novecento a oggi. Nulla è come sembra, tutto è inventato ad arte, passando per la Prima e la Seconda guerra mondiale, e per il Golfo del Tonchino. Tutto è bianco e nero: miliardi di buoni e tre cattivi da sconfiggere “svegliandosi”. Affamano i popoli e spostano pedine, i malvagi nell’ombra, è tutto un wargame, tutto un palcoscenico, il dollaro finirà ma non vogliono dircelo, ci metteranno i microchip sottopelle e neanche ce ne accorgeremo, anzi li chiederemo, perché siamo tutti asserviti senza saperlo, tutti che abbocchiamo a chissà quale nuova diavoleria pensata in una stanzetta tra i cervelloni del male che hanno “polverizzato” le Twin Tower facendo credere che fosse al Qaida – sempre loro, dice “Zeitgeist”. Mancano solo i rettiliani e gli Ufo. Ma ora a difenderci arrivano loro, i neo parlamentari che davanti a tutto questo non dicono: “Boiata pazzesca” (e Dario Fo, sul blog di Grillo, intanto pensa a difendere il termine “populismo”).

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    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.