Il conclave dei 57 grillini all'assalto del Campidoglio (Costa Rica a parte)
Adesso Roma. Il sindaco. Non era soltanto un’espugnazione simbolica del totem Cgil, l’occupazione di Piazza San Giovanni, ma anche una specie di prova generale per la presa del Campidoglio da parte dell’uomo che dice (a Time) di volere il “cento per cento nel Parlamento” e i “cittadini che diventano stato”, con conseguente “scioglimento” del movimento che a quel punto non avrebbe più ragione di esistere (intanto lui, Grillo, ha “incanalato la rabbia nel movimento”: Se falliamo noi”, in Italia si va “verso la violenza nelle strade”, dice).
Adesso Roma. Il sindaco. Non era soltanto un’espugnazione simbolica del totem Cgil, l’occupazione di Piazza San Giovanni, ma anche una specie di prova generale per la presa del Campidoglio da parte dell’uomo che dice (a Time) di volere il “cento per cento nel Parlamento” e i “cittadini che diventano stato”, con conseguente “scioglimento” del movimento che a quel punto non avrebbe più ragione di esistere (intanto lui, Grillo, ha “incanalato la rabbia nel movimento”: Se falliamo noi”, in Italia si va “verso la violenza nelle strade”, dice).
Non c’è governo e non c’è certezza, ma lui, l’ex comico, l’uomo a cui oggi l’Espresso dedica l’inchiesta sulle “tredici società aperte dall’autista e dalla cognata di Grillo in Costa Rica”, ha già gli occhi sul prossimo fronte del Campidoglio, dove il Movimento cinque Stelle, visti i risultati elettorali (27 per cento a Roma e 20 per cento circa al candidato grillino alla Regione Lazio Davide Barillari) sta prendendo più sul serio di prima la faccenda, complice la prospettiva di un centrosinistra non proprio unito (primarie ancora in fieri) e del doppio turno che potrebbe fare il resto. Tanto che alla direzione del Pd, due giorni fa, nel bel mezzo della discussione sugli otto punti di Bersani, Walter Tocci, ex vicesindaco, ha suonato la campana: “E’ su Roma la prossima battaglia di grande impatto politico nazionale… Tutto lascia prevedere che andremo al ballottaggio con il candidato grillino che a quel punto potrebbe essere votato anche dalla destra con un effetto Parma”. Ma anche il M5s romano è “sorpreso” dalla situazione, tanto che la ricerca del candidato sindaco, nonostante i proclami sull’“uno vale uno”, è diventata un problema (uno non vale uno, se si va a un ballottaggio). Inizialmente si era pensato “entriamo in Comune e teniamo a tutti il fiato sul collo”, dal nome dell’iniziativa periodica che anche ieri pomeriggio i grillini hanno ripetuto a Roma – introdursi in aula durante le sedute e “vigilare”.
Ma adesso bisogna snellire (in fretta) la lista dei 57 candidati alle amministrative, di cui ventuno candidati sindaci, e possibilmente sceglierne uno che non dica solo “Ciao, sono Pinco Pallo, sono sommelier, voglio occuparmi di agricoltura”. Ci si predispone dunque a nuove “graticole” nel weekend – presentazioni dal vivo e messa sotto esame dei candidati per il casting elettorale – e a votazioni progressive sul web, ristrette agli attivisti. I favoriti si chiamano Marcello De Vito, avvocato trentottenne che ha deciso di iscriversi al M5s quando, spiega nel suo video, “il presidente della Repubblica” ha detto “non si può prescindere dai partiti”; Andrea Severini e Virginia Raggi, marito e moglie (lui lavora in una radio e lei fa anche la mamma) e Daniele Frongia, già attivista di Emergency e promotore della “non scuola” a Cinque Stelle per formare i futuri “portavoce” (onde evitare altre sequele di “ciao, sono Pinco Pallo”). I candidati sono in media meno ruspanti dei colleghi parlamentari, forse perché a Roma il M5s è presente da anni e ha avuto il tempo di dividersi, sfaldarsi e ripresentarsi con qualche esperienza in più (alla faccia del mantra a Cinque stelle sulla “non esperienza”).
Spesso dicono semplicemente “perché” si sono avvicinati al movimento, i candidati (come Gemma Guerrini, sobria paleografa sessantenne). Pochi confessano hobby e sport (Angelo Diario, un lavoro al ministero dell’Economia, una passione per il canto e una partecipazione a una corsa in moto nel Sahara). Qualcuno si racconta nel dettaglio (Fabio Grifalchi, già “poliziotto di quartiere”); qualcun altro è programma personificato (Renato Panzeri, edicolante con il pallino del “certificato” che provi l’assoluta rettitudine – non solo fedina penale pulita). Le “graticole” si avvicinano e gli attivisti vorrebbero farle tra loro, zitti zitti, ma il clima generale non aiuta – e ieri Grillo, con citazione di “Zanna Bianca” sul suo blog, ha evocato cani perduti e lupi famelici, con i grillini “sbranati” da conduttori televisivi “pagati dai partiti per sputtanare il Movimento”. E la Federazione nazionale della stampa dice: “Nemmeno Berlusconi, nella sua lunga azione per leggi bavaglio, era mai arrivato a tanto”.
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