Bersani e il calvario del calendario

Claudio Cerasa

In mezzo alla nebbia fitta con cui si ritrovano a fare i conti da due settimane i principali protagonisti di questa accidentata fase della nostra vita politica, a poco a poco iniziano a scorgersi all’orizzonte alcuni timidi bagliori che messi insieme possono aiutarci a illuminare il percorso che ci accompagnerà alla mattina del prossimo 19 marzo, giorno in cui Giorgio Napolitano aprirà le porte del Quirinale per le prime consultazioni con i capigruppo di Camera e Senato.

    In mezzo alla nebbia fitta con cui si ritrovano a fare i conti da due settimane i principali protagonisti di questa accidentata fase della nostra vita politica, a poco a poco iniziano a scorgersi all’orizzonte alcuni timidi bagliori che messi insieme possono aiutarci a illuminare il percorso che ci accompagnerà alla mattina del prossimo 19 marzo, giorno in cui Giorgio Napolitano aprirà le porte del Quirinale per le prime consultazioni con i capigruppo di Camera e Senato. Il primo bagliore da prendere in considerazione per orientarci e non perdere la bussola è quello offerto ieri dal presidente della Repubblica, che, quasi a voler indicare la necessità di premere con forza il pedale dell’acceleratore (il suo mandato scade il 15 maggio), ha lasciato intendere che nei prossimi giorni la sua azione sarà finalizzata a non perdere tempo, a fare “presto un nuovo governo” e a incoraggiare le forze in campo a scegliere “i vertici delle istituzioni rappresentative in un clima disteso e collaborativo”. Il messaggio di Napolitano è a largo raggio (e il Pd, seguendo la linea del presidente, lunedì annuncerà di voler coinvolgere tutte le forze presenti in Parlamento per le presidenze delle commissioni) ma evidentemente è legato in modo particolare a quella che sarà la prima data importante per capire qualcosa di più sul destino di questa legislatura. La data è quella del 15 marzo, quando i deputati e i senatori inizieranno le votazioni per scegliere a chi affidare la guida di Montecitorio e soprattutto di Palazzo Madama. Diciamo “soprattutto” Palazzo Madama perché sarà attorno alla nomina della seconda carica dello stato che si capirà se tra Pd e Pdl c’è una qualche volontà di avvicinarsi e di trovare un accordo che potrebbe avere un significato sia in vista dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica (15 aprile) sia in vista del piano “B”: piano che scatterebbe nel caso in cui Napolitano, qualora Bersani non dovesse riuscire ad avere la fiducia, tenterà di nominare una figura di garanzia per mettere d’accordo Pd, Monti e Pdl (Napolitano un tentativo lo farà). Il ragionamento del Quirinale è questo: se il presidente del Senato sarà del Pdl, aumentano le probabilità che questa legislatura abbia una vita non breve; se il Pd non troverà un’intesa con il Pdl aumentano invece le possibilità che questa legislatura finisca tra giugno e ottobre (tutto si semplificherebbe se il Movimento 5 stelle accettasse una presidenza, ma al momento i grillini sembrano intenzionati a non voler neppure partecipare al voto per i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama).

    Il nodo vero sul quale si interrogano da giorni i principali esponenti del Pd è però legato a una questione che dovrebbe materializzarsi tra il 23 e il 24 marzo, subito dopo le consultazioni (che Napolitano ha intenzione di far durare poco, il tutto potrebbe esaurirsi già il 19) e subito dopo che il capo dello stato avrà dato l’incarico al segretario del Pd: a quali condizioni Napolitano nominerà Bersani presidente del Consiglio, mettendogli in mano le chiavi per formare il governo e per chiedere poi la fiducia in Parlamento? Tutto gira attorno a questo punto e anche le scintille tra Pd e Quirinale intraviste piuttosto nitidamente nelle ultime ore nonostante la nebbia sono legate a questo scenario. Naturalmente è impossibile dire cosa succederà ma è invece possibile dire dove è stato fissato il paletto dal Quirinale. Napolitano sa che, seguendo la Costituzione, non può impedire a Bersani di andare con il suo governo in Parlamento e farsi votare la fiducia (il segretario riceverà l’incarico nello status di chi “accetta con riserva” e, formalmente, sarà lo stesso Bersani a dire se intende o no andare sciogliere la riserva). Ciò che invece può fare e intende fare nei prossimi giorni il presidente della Repubblica è, attraverso una garbata ma decisa moral suasion, convincere il segretario a non arrivare allo scontro e a rinunciare ad andare in Parlamento se dovesse rendersi conto che è impossibile un accordo con i grillini (importante sarà il ruolo di Enrico Letta, con cui Napolitano dialoga con più frequenza di quanto non lo faccia con Bersani). A quel punto, si aprirebbe un’altra partita e Napolitano dovrebbe accelerare i tempi con più decisione per tentare di nominare un governo del presidente prima che quello stesso presidente sia sostituito (il 15 aprile) da un nuovo capo dello stato. L’ostacolo per Napolitano, oltre all’evidente calvario-calendario, si chiama ancora Bersani: fino a oggi il segretario non ha fatto marcia indietro rispetto all’ipotesi “governo io, oppure si va alle elezioni” ma il presidente è fiducioso ed è convinto che nei prossimi giorni la posizione del leader del centrosinistra potrebbe ammorbidirsi. In qualche modo, questa sarebbe l’ultima battaglia tra due grandi leoni del Pci (e due grandi scuole di pensiero postcomuniste). Ma a giudicare dalle truppe che sta mettendo in moto Napolitano, per il segretario del Pd la partita potrebbe essere davvero più difficile di quanto si possa credere.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.