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La durata del Conclave è incerta, ma il profilo del nuovo Papa c'è già
E’ molto improbabile che già stasera, attorno alle 20, dal comignolo montato sabato sul tetto della Cappella Sistina possa uscire l’attesa fumata bianca. Lo dice la storia dei Conclavi – non solo quella dell’ultimo secolo, quando i papi sono stati fatti tutti in pochi giorni –, e anche il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel consueto briefing quotidiano con i giornalisti: “Di solito, il primo scrutinio ha esito negativo”, ha spiegato. La rosa dei nomi su cui si concentreranno i cardinali elettori è ampia, stavolta, a differenza di quanto accaduto nel 2005 con l’elezione rapida (meno di ventiquattro ore) del decano Joseph Ratzinger al Soglio petrino.
E’ molto improbabile che già stasera, attorno alle 20, dal comignolo montato sabato sul tetto della Cappella Sistina possa uscire l’attesa fumata bianca. Lo dice la storia dei Conclavi – non solo quella dell’ultimo secolo, quando i papi sono stati fatti tutti in pochi giorni –, e anche il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel consueto briefing quotidiano con i giornalisti: “Di solito, il primo scrutinio ha esito negativo”, ha spiegato. La rosa dei nomi su cui si concentreranno i cardinali elettori è ampia, stavolta, a differenza di quanto accaduto nel 2005 con l’elezione rapida (meno di ventiquattro ore) del decano Joseph Ratzinger al Soglio petrino. Lo ammettono anche alcuni porporati che oggi pomeriggio entreranno in Conclave accompagnati in processione dal canto delle litanie e del Veni creator Spiritus, intonato dalla cappella musicale pontificia, come Philippe Barbarin e André Vingt-Trois, arcivescovo di Lione il primo e di Parigi il secondo.
Il profilo di colui che vestirà una delle tre talari confezionate da Gammarelli e portate nella stanza delle Lacrime, però, c’è già. Le dieci congregazioni generali dell’ultima settimana non sono passate invano e i circa centosessanta interventi hanno contribuito, almeno in parte, a tratteggiare le caratteristiche che dovrà avere il futuro Pontefice. Se nei primi giorni era stato il cardinale Stanislaw Dziwisz, già segretario di Giovanni Paolo II e ora capo della diocesi di Cracovia, ad abbozzare per primo un profilo, la discussione delle sessioni seguenti ha fatto sì che i porporati potessero definire meglio i tratti salienti richiesti al successore di Benedetto XVI. Ieri il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, uscendo dall’aula nuova del Sinodo, ha detto che “l’ultima congregazione è stata molto importante” per fissare due principi attorno ai quali ragionare: il prossimo Papa dovrà essere “un buon pastore e un ottimo amministratore”.
Tracce che erano emerse già domenica, durante le messe tenute dai cardinali nelle chiese di Roma. Molti porporati hanno più volte fatto riferimento alla necessità che il nuovo Papa sia un pastore, come ha detto l’arcivescovo di Boston, Sean O’Malley, nell’omelia a Santa Maria della Vittoria: “Preghiamo perché lo Spirito Santo possa illuminare la chiesa per scegliere il nuovo Papa che potrà confermarci nella fede, e perché possa rendere più visibile l’amore di un buon pastore che viene a cercare la sua pecora smarrita”. E’ dunque una guida sicura quella che il cappuccino americano auspica possa emergere dal Conclave; un uomo che sappia fare della spiritualità il baricentro del pontificato.
Il cardinale Angelo Scola si è spinto oltre, parlando di “santità” dal pulpito della chiesa dei Santi Apostoli. Dopo il Papa teologo, ha detto, ciò che serve alla cattolicità è “un pastore santo” in grado di “edificare la chiesa con la testimonianza della sua vita”. Lasciare da parte le tensioni dell’ultimo anno, dimenticare le fronde interne – “l’occhio per occhio e dente per dente devono essere sostituiti dal porgere l’altra guancia”, ha ricordato il cardinale cingalese Malcolm Ranjith durante la messa a San Lorenzo in Lucina – e ricordarsi che “il compito della chiesa è di proclamare Gesù alle persone”, ha ammonito dalla chiesa di Santa Balbina all’Aventino il primate d’Ungheria, l’arcivescovo di Budapest Péter Erdo, molto vicino a Joseph Ratzinger. “Per questo esistiamo”, ha aggiunto.
Terminato il tempo delle discussioni formali e degli interventi programmati nelle congregazioni, inizia la fase degli incontri a gruppetti nella clausura di Santa Marta, in attesa che “lo Spirito Santo scenda sul Conclave per il bene della chiesa”, come ha detto il cardinale Marc Ouellet, fino allo scorso 28 febbraio prefetto della congregazione dei Vescovi.
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