Ma quale dottrina

Obama usa i tagli alla Difesa per fare le guerre a modo suo (blitz e droni)

Paola Peduzzi

Buona parte della disciplina fiscale americana dipende dalla sobrietà del Pentagono che, come scrive Fred Kaplan su Slate, “diventerà un posto piuttosto difficile in cui lavorare, e non soltanto perché a dirigerlo c’è Chuck Hagel”. Con il famigerato “sequester” (successore dell’abisso fiscale d’inizio anno: no, il linguaggio dell’austerità statunitense non è rassicurante) si potrà fare un po’ d’ordine a una struttura diventata, dal 2000 a oggi, enorme: ci sono 800 mila dipendenti civili, quando nel 2000 ce n’erano 100 mila.

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    Buona parte della disciplina fiscale americana dipende dalla sobrietà del Pentagono che, come scrive Fred Kaplan su Slate, “diventerà un posto piuttosto difficile in cui lavorare, e non soltanto perché a dirigerlo c’è Chuck Hagel”. Con il famigerato “sequester” (successore dell’abisso fiscale d’inizio anno: no, il linguaggio dell’austerità statunitense non è rassicurante) si potrà fare un po’ d’ordine a una struttura diventata, dal 2000 a oggi, enorme: ci sono 800 mila dipendenti civili, quando nel 2000 ce n’erano 100 mila. La direttiva è semplice: vanno tagliati 46 miliardi di dollari l’anno per dieci anni, circa il 9 per cento del budget della Difesa. I tagli devono essere lineari, cioè si taglia ogni voce del bilancio del 9 per cento, soltanto una piccola percentuale prevede tagli discrezionali. Ma gli esperti sostengono che giovedì, quando andrà al Congresso a discutere dei prossimi passi dell’austerità, Barack Obama farà in mondo che gli aspetti tecnici siano modificati: l’approccio lineare è “cretino”, ha detto il presidente. Se austerità deve essere, almeno che ci sia un ritorno, scriveva ieri in un articolo informato il New York Times: in questi tagli “l’Amministrazione vede un beneficio potenziale, ci potrebbe essere un’apertura per discutere la riduzione di programmi che da tempo il presidente ha in testa di ridimensionare, ma ha incontrato la resistenza del Congresso”. Il beneficio consiste in una strategia che non debba troppo dipendere dai negoziati con deputati e senatori, come già s’era intuito dai fallimenti passati e da tutte quelle corone posticce che sui giornali appaiono disegnate sulla testa di Obama: più un re che un presidente. Ma in questo caso la pulizia al Pentagono permette di fare quello che né la diplomazia né la politica estera hanno finora consentito: con un po’ di furbizia, il portafoglio può essere l’unica dottrina necessaria. I desiderata obamiani prevedono una riduzione delle armi nucleari e delle riserve atomiche (rilancio del già collassato reset con Mosca), e un ridimensionamento del ruolo degli F-35, che secondo un rapporto dello stesso Pentagono, in uno scontro reale non avrebbero alcuna chance di vincere (l’Italia ha ordinato 91 esemplari).

    Il programma degli F-35 non può essere sospeso (sono già stati spesi circa 70 miliardi di dollari, secondo le proiezioni se ne spenderanno 400), ma grazie ai tagli si potrà far convergere le risorse sugli strumenti di sicurezza che più stanno a cuore a Obama: i droni, le armi offensive e difensive per la cyberwar, le “operazioni speciali” (se Susan Rice è davvero destinata ad andare al Consiglio di sicurezza nazionale, come ha scritto il Washington Post, questa tipologia di guerra avrà un’altra fan nella war room). Già nel 2011, Obama aveva fatto capire come la pensava: il Pentagono richiese una forza permanente di 100 mila militari per future “contingency operations”, come in Iraq e Afghanistan (sono stati spesi tremila miliardi di dollari su questi due fronti di guerra dal 2001 a oggi). “Questa non è la strada su cui abbiamo intenzione di andare”, disse il presidente al suo staff, respingendo la richiesta.
    Con i tagli previsti, nel 2013 il Pentagono spenderà comunque di più di quanto abbia mai speso negli ultimi 40 anni: con i 690 miliardi di dollari destinati alla Difesa nel 2011, il budget del Pentagono vale il 40 per cento delle spese militari globali, più dei 16 big spender mondiali messi assieme. Molti democratici sostengono che i tagli non renderanno il paese meno sicuro, semmai renderanno meno esigenti quei 10 milioni di americani che scelgono di farsi coprire dal Tricare, il servizio sanitario per i militari, perché è molto generoso. Ma il punto non è il declinismo vero o presunto di questa Amministrazione: il punto è che Obama può comodamente rimanere senza una dottrina, come già è rimasto senza i migliori generali di questa generazione. Gli basta che i conti siano in ordine, e che né il Congresso né gli alleati internazionali ficchino troppo il naso nelle sue guerre.

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    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi