Silenzio sul Conclave

Camillo Langone

Mi sono scoperto uomo di molta fede. La rinuncia di Benedetto XVI non mi ha sconvolto, non ho perso la testa com’è capitato a qualche prete. Il Conclave che inizia oggi non mi preoccupa e vorrei quasi dire che non mi interessa. Fra le mie poche certezze c’è la presenza decisiva dello Spirito Santo nella Cappella Sistina. Papa bianco? Nero? Italiano? Europeo? Americano? Frate? Prete? Giovane? Curiale? Pastorale? Ciellino? Filippino? Io me ne impipo. Sarà precisamente quello che Dio vorrà, quindi io non voglio niente, non auspico niente, non parlo di niente.

    Mi sono scoperto uomo di molta fede. La rinuncia di Benedetto XVI non mi ha sconvolto, non ho perso la testa com’è capitato a qualche prete. Il Conclave che inizia oggi non mi preoccupa e vorrei quasi dire che non mi interessa. Fra le mie poche certezze c’è la presenza decisiva dello Spirito Santo nella Cappella Sistina. Papa bianco? Nero? Italiano? Europeo? Americano? Frate? Prete? Giovane? Curiale? Pastorale? Ciellino? Filippino? Io me ne impipo. Sarà precisamente quello che Dio vorrà, quindi io non voglio niente, non auspico niente, non parlo di niente. Sarebbe ridicolo da parte mia agitarsi e ci tengo alla mia dignità. Invece ho molti amici che da settimane fanno il toto-Papa. Capisco gli atei, che possono scommettere sul nuovo Pontefice come sul nuovo cavallo, contenti loro. Capisco meno coloro che vanificano così una vita di pratiche religiose, di confessioni, comunioni ed esercizi spirituali. (A proposito: quando mi parlano di esercizi spirituali non riesco a non produrre una faccia interrogativa, se poi viene specificato “di sant’Ignazio” non riesco a non sibilare “roba da gesuiti”. Se avessi tempo e testa farei esercizi per gli addominali, altroché). Non capisco come mai questi amici bizzochi non percepiscano il blasfemo del loro comportamento. Non lo sanno che Mosè si coprì il volto per non guardare Dio? Come si permettono? Vogliono forse mettere lo Spirito Santo sotto un microscopio, come scientisti qualsiasi? Capisco che sia una tentazione ma le tentazioni spirituali bisogna vincerle (di fronte a quelle carnali si può abbastanza tranquillamente perdere, vedasi Agostino e Tommaso). Non che manchino i tentatori. Una nota personalità cattolica mi ha esortato a indagare e scrivere su altrettanto note personalità cattoliche. “A quale scopo?”, ho chiesto. “Cambieresti il corso del Conclave”. Ho subito lasciato cadere la faccenda perché mai la mia accidia si è potuta ammantare di una motivazione più alta: non far entrare nemmeno nell’anticamera del cervello l’idea di poter cambiare il corso del Conclave. Sono mica Gianluigi Nuzzi, quel giornalista che ipotizza di essere stato determinante nella rinuncia di Joseph Ratzinger al papato. Soltanto per pensare cose del genere bisogna essere appunto giornalisti, e poi bisogna essere ambiziosi, e poi bisogna ignorare l’indirizzo del Signor Senso della Misura. Un uomo elegante e un minimo credente il mestiere dello scupparolo vaticano lo lascia volentieri ad altri. Se Dio vorrà evitare l’elezione di un determinato cardinale non ha certo bisogno di me: gli farà venire un coccolone o, meno drammaticamente, illuminerà le menti dei colleghi intenzionati a votarlo.

    Anche un uomo di molta fede quale io mi sono scoperto essere può commettere peccatucci pre-Conclave: mi è capitato di scrivere di Ravasi e non sono riuscito a non segnalare alcuni vecchi testi in cui il cardinale di Merate mostrava abbastanza chiaramente di non credere nella storicità dei Vangeli. Niente di nuovo sotto il sole: chi abbia letto i libri di padre Amorth sa che molti cardinali sono atei o non credenti in Gesù Cristo vero uomo e vero Dio. Ma niente di irrimediabile: la conversione può cogliere chiunque in qualunque momento. Quindi se fra qualche ora o qualche giorno vedessi affacciarsi dalla loggia di San Pietro l’ex prefetto della Biblioteca Ambrosiana non mi dispererei affatto. Lo Spirito soffia dove vuole e può benissimo soffiare dentro la canna vuota che fino a ieri immaginava Matteo, Marco, Luca e Giovanni prendersi beffe dei cristiani, contatori di una favola bella. Io ossequio il Sacro, non il Collegio. Dio saprà ricavare qualcosa perfino da questi vecchi pappagalli vanitosi, da questi cardinali ciarlieri e twittaroli. Nemmeno la loro loquacità fra telefonini e trattorie mi turba: ha qualcosa di grottesco eppure tutto ha un senso, ci sarà una ragione che non comprendo e sono felice di non comprendere. Costoro parlano troppo? Allora qualcuno deve tacere, siccome se tutti parlano nessuno può sentire niente. E’ un sacrificio dell’ego a cui mi sottopongo di buon grado insieme al Salmista: “Sto in silenzio, non apro bocca, perché sei tu che agisci”.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).