Metti un grillino a cena

Il modello Sicilia, ovvero come il Pd smette di fare il Pd

Marianna Rizzini

Non c’è soltanto il voler tenere a mente il cosiddetto “modello Sicilia”, nell’appeasement del Pd verso Beppe Grillo, lungo la strada in salita del post elezioni. E’ come se un dover essere grillino si fosse insediato come un alieno nel corpaccione della sinistra e del Pd in particolare, nonostante Grillo, ogni giorno, dal blog, infilzi il “Pdmenoelle” su qualsiasi cosa – e ieri l’ex comico invitava Pier Luigi Bersani a far firmare ai suoi parlamentari un modulo prestampato con cui dimezzarsi lo stipendio al pari dei colleghi grillini. Resiste, il mito del “modello Sicilia”, anche se poi il “modello” ha tutta l’aria di un governo non proprio di maggioranza.

    Non c’è soltanto il voler tenere a mente il cosiddetto “modello Sicilia”, nell’appeasement del Pd verso Beppe Grillo, lungo la strada in salita del post elezioni. E’ come se un dover essere grillino si fosse insediato come un alieno nel corpaccione della sinistra e del Pd in particolare, nonostante Grillo, ogni giorno, dal blog, infilzi il “Pdmenoelle” su qualsiasi cosa – e ieri l’ex comico invitava Pier Luigi Bersani a far firmare ai suoi parlamentari un modulo prestampato con cui dimezzarsi lo stipendio al pari dei colleghi grillini. Resiste, il mito del “modello Sicilia”, anche se poi il “modello” ha tutta l’aria di un governo non proprio di maggioranza che si regge soprattutto sul dare in pasto al moloch a Cinque stelle promesse e atti sufficientemente “grillini” (e demagogici?) da permettere la sopravvivenza, con la speranza aggiuntiva di strappare al M5s una fetta di consensi (per le amministrative, in Sicilia, o, sul piano nazionale, per le eventuali elezioni anticipate, anche se l’appiattirsi su Grillo rischia di portare più voti a Grillo).

    Pier Luigi Bersani faceva cantare ieri la sirena di una grilleggiante “economia verde che fa crescere l’Italia”. Rosario Crocetta, il governatore siciliano, si è fatto alfiere di una “green economy” sbandierata ovunque dal M5s, e in nome della “green economy” si prepara ad assumere duemilacinquecento precari. “Spreco di risorse, politiche clientelari”, lo accusa dall’opposizione il vicepresidente della commissione Attività produttive dell’Ars Salvino Caputo (esponente di “Fratelli d’Italia”), sottolineando che Crocetta, in campagna elettorale, “aveva dichiarato che si sarebbe opposto a qualsiasi forma di precariato”. Ma lui, Crocetta, la strada della grillizzazione l’ha presa da tempo. E’ l’uomo che una sera, a “Ballarò”, ha confessato di sentirsi “più grillino di Grillo”, e a “L’Arena” di Massimo Giletti, qualche giorno fa, assecondando il clima anticasta, ha annunciato l’abolizione delle province siciliane (“da domani la mia giunta approverà una proposta di legge”) – abolizione delle province che nemmeno i suoi alleati del Pd sono al momnento disposti ad approvare. Grillino di fatto e di complemento (in tv), come fosse Dario Fo, Crocetta si fa amplificatore di temi a Cinque Stelle, sacrificando sull’altare del grillismo anche l’assessore ai Beni culturali Antonino Zichichi (“su Zichichi c’è un problema, probabilmente non è molto adatto a un ruolo politico”, ha detto Crocetta a “Live Sicilia”, mettendo in stand by la carica).

    Zichichi è lo scienziato che sul nucleare dice cose che ai grillini non piacciono, e che sul Muos, il sistema radar americano bloccato dopo i “niet” e le uscite dall’aula dell’M5s, ha detto “non fa male alla salute” mentre i grillini dicevano il contrario. Finito poi sotto studio a livello nazionale, il caso Muos aveva creato imbarazzi con la marina militare Usa. Ma anche nell’Ars la situazione si era fatta invivibile, dopo il “non fa male” di Zichichi. E Crocetta, di fronte all’ira del M5s, si era affrettato a mettere la toppa: “L’affermazione dell’assessore è totalmente non condivisa dal governo regionale nella sua totalità”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.