Sono un catto-dandy, ma via la mozzetta se serve a Gesù Cristo

Camillo Langone

Mi ha spiegato tutto Frate Indovino e il suo meraviglioso calendario dove cercavo uno spunto per la preghierina da pubblicare oggi. Dunque dunque, venerdì 15 marzo, Santa Luisa de Marillac vedova, San Clemente Maria sacerdote, Astinenza, e poi il detto del giorno: “Invan si pesca se l’amo non ha esca”. Papa Francesco è l’esca che lo Spirito Santo ha fornito ai cristiani affinché  si facciano nuovamente pescatori di uomini. Il nudo amo della ragione, l’amo ratzingeriano, non ha funzionato perché le plebi non sanno che farsene dei ragionamenti, loro capiscono solo il linguaggio dei sentimenti, che ci vogliamo fare.

Leggi Un argentino per salvare l’Europa

    Mi ha spiegato tutto Frate Indovino e il suo meraviglioso calendario dove cercavo uno spunto per la preghierina da pubblicare oggi. Dunque dunque, venerdì 15 marzo, Santa Luisa de Marillac vedova, San Clemente Maria sacerdote, Astinenza, e poi il detto del giorno: “Invan si pesca se l’amo non ha esca”. Papa Francesco è l’esca che lo Spirito Santo ha fornito ai cristiani affinché  si facciano nuovamente pescatori di uomini. Il nudo amo della ragione, l’amo ratzingeriano, non ha funzionato perché le plebi non sanno che farsene dei ragionamenti, loro capiscono solo il linguaggio dei sentimenti, che ci vogliamo fare. Hai voglia a distillare una vasta sapienza in raffinate lezioni magistrali: i colti ti respingeranno per incapacità di ammirare e gli ignoranti per incapacità di comprendere. Il volgo analfabetizzato dai media elettronici può capire solo messaggi molto semplici e il Papa venuto dall’altra parte del mondo sembra conoscere questa lingua: in ciò risulta immensamente più francescano che gesuita. A tal proposito inviterei a dimenticare la sua provenienza religiosa che nella Vecchia Europa ricorda solo cose vecchie e brutte: l’ipocrisia proverbialmente gesuitica, gli esercizi spirituali focalizzati sul peccato, i collegi con quel tanto di carcerario che si portavano appresso, la sbandata sessantottina, il cardinal Martini… E’ Bergoglio stesso, con la sua eloquentissima scelta onomastica, a chiedercelo: avrebbe potuto chiamarsi Ignazio come il Fondatore, avrebbe potuto chiamarsi Francesco Saverio come il grande missionario gesuita, invece ha deciso di chiamarsi Francesco e basta.

    Niente Spagna tenebrosa, che ricorda a tutti l’Inquisizione, ma l’Umbria verde dei Santi che parlano agli uccelli. Qualche volta, negli anni scorsi, osservando melanconico la crisi dei movimenti cattolici su piazza, la loro minore capacità attrattiva, mi è capitato di sognare un nuovo movimento che ripartisse da Francesco che è come dire ripartire da Cristo ma con l’aiutino della letizia  francescana, del sorriso di padre Cantalamessa, del “pace e bene” che disarma i peggio disposti. Sognavo un nuovo francescanesimo che ripartisse da un Francesco sine glossa e quindi fatto di povertà senza pauperismo, morale senza moralismo, chiesa senza clericalismo. Chissà che il sogno non si stia realizzando. Mi infastidisce il ritrattino di un Bergoglio pauperista. Il pauperismo è un’ideologia e ancor prima un’eresia: è come dire che il nuovo Papa è eretico. Invece abbiamo un Papa che ama Madonna Povertà alla maniera del suo grande omonimo e quindi misticamente, non sociologicamente. Mi infastidisce, il ritrattino inverosimile, specie quando proviene dagli ambienti tradizionalisti miei limitrofi. Ma come, non sapete che la tradizione, come perfettamente formulato da Massimo Camisasca, è “legame con l’essenziale e capacità di riconoscere ciò che non lo è”? Anche a me piacciono i flabelli e le sedie gestatorie però il cristianesimo mi piace di più e se occorre rinunciare alla mozzetta per salvare Cristo (la possibilità di annunciare Cristo) si riponga la mozzetta senza pensarci un minuto. Se poi occorre rinunciare allo Ior non ci penserei un secondo: condivido l’amore per i bei paramenti (siamo mica dandy per niente), non condivido la cocciutaggine di chi vuole mantenere in vita istituzioni tendenti al repellente. Inoltre: un cattolico sta col Papa che c’è, non si può essere papalini di un Papato inesistente.

    Papa Francesco non toglie niente a nessuno, nemmeno ad Angelo Scola che a Milano potrà essere grande a prescindere: nemmeno Ambrogio ebbe mai fumate bianche eppure di lui molto è rimasto vivo mentre Papa Damaso e Papa Siricio sono sepolti in libri dimenticati. Il nuovo Pontefice non toglie niente a nessuno e restituisce alla chiesa messa all’angolo una grande libertà di manovra. Con la santa esca della santità personale proposta nell’unica forma comprensibile alle masse irose e invidiose, ovvero nella forma della povertà.

    Leggi Un argentino per salvare l’Europa

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).