Fronte anti inciucio

“Elezioni e patto tra rottamatori”. In Parlamento si scopre la strana maggioranza tra turchi e renziani

Claudio Cerasa

Dàgli all’inciucio! Dàgli all’inciucio! Ieri pomeriggio, mentre i nuovi eletti a Montecitorio e a Palazzo Madama sfilavano felici sotto i flash dei fotografi per esprimere le proprie preferenze sulle presidenze delle Camere, i deputati e i senatori del Pd, sbirciando la composizione dei primi capannelli di fronte ai divanetti del Transatlantico, all’improvviso si sono resi conto che una delle grandi novità di questa legislatura riguarda una nuova strana maggioranza con cui dovranno fare i conti tutti quei vecchi colonnelli del centrosinistra (D’Alema, Veltroni, Letta, Bindi, Fioroni, Franceschini) che in queste ore stanno tentando di costruire una grande rete di protezione per “salvare” il paese dal rischio di elezioni anticipate.

    Dàgli all’inciucio! Dàgli all’inciucio! Ieri pomeriggio, mentre i nuovi eletti a Montecitorio e a Palazzo Madama sfilavano felici sotto i flash dei fotografi per esprimere le proprie preferenze sulle presidenze delle Camere, i deputati e i senatori del Pd, sbirciando la composizione dei primi capannelli di fronte ai divanetti del Transatlantico, all’improvviso si sono resi conto che una delle grandi novità di questa legislatura riguarda una nuova strana maggioranza con cui dovranno fare i conti tutti quei vecchi colonnelli del centrosinistra (D’Alema, Veltroni, Letta, Bindi, Fioroni, Franceschini) che in queste ore stanno tentando di costruire una grande rete di protezione per “salvare” il paese dal rischio di elezioni anticipate. La nuova strana maggioranza è quella formata dai parlamentari di due grandi correnti del Pd che fino a qualche giorno fa si trovavano agli antipodi del partito e che oggi si ritrovano invece a combattere una battaglia comune. Le due correnti – entrambi contrarie al governissimo, entrambe contrarie a un accordo con il Pdl ed entrambe favorevoli ad andare alle elezioni anticipate in caso di fallimento di Bersani –  sono classificabili sotto la voce “giovani turchi” e “renziani”: e giorno dopo giorno si stanno avvicinando sempre di più con l’intenzione esplicita di combattere insieme la vecchia e “inciuciona” classe dirigente del Pd. I renziani, teorici della rottamazione, lo ripetono da tempo, e anche negli ultimi giorni hanno nascosto a fatica la gran voglia di presentarsi alle urne con Renzi candidato. Anche a sinistra la pensano così. Ma la novità delle ultime ore è che nella gauche del Pd c’è qualcuno che inizia a ragionare su uno scenario clamoroso: se non sia il caso, qualora la legislatura non dovesse reggere, di andare al voto e stringere un patto con il nemico di sempre, ovvero Matteo Renzi. Non ci credete? Ascoltare per credere le parole che ci ha consegnato un importante esponente del centrosinistra come il presidente della regione Umbria Catiuscia Marini: un tempo dalemiana di ferro, oggi vicina ai giovani turchi e adesso clamorosamente diventata anche a lei a suo modo un po’ rottamatrice.

    “Io – dice Marini – non so cosa succederà alla Camera e al Senato e non so quale diavoleria si inventeranno a Montecitorio e a Palazzo Madama. Di una cosa però sono sicura: queste elezioni hanno certificato che i nostri elettori hanno voglia di vedere un cambiamento nel Pd e se vogliamo dare un segnale di rinnovamento la prima cosa da fare è chiedere alla vecchia classe dirigente non ignorare il senso politico del risultato delle urne, di cedere il passo e di smetterla di muovere i pedoni sulla scacchiera come se nulla fosse accaduto. In questo senso la storia della presidenza delle Camere mi sembra una storia esemplare. Quando un partito individua delle persone indica una rotta che intende seguire. E purtroppo, osservando i nomi che sono girati, noto che la rotta indicata non ha nulla a che vedere con il cambiamento che ci chiedono gli elettori. Nulla, davvero nulla”.

    Il ragionamento del governatore rosso parte dal presupposto che il percorso di Bersani non sembra destinato a concludersi con una vittoria e che per questo i rinnovatori dovrebbero da subito caricarsi sulle spalle il partito e impedire che i vecchi colonnelli continuino a dettare l’agenda del Pd: anche a costo di dover ragionare sul “male minore ma comunque necessario per scongiurare un accordo con il Pdl che il nostro popolo non capirebbe”, cioè il voto. Ragionando su questa opzione il governatore offre due spunti di riflessione interessanti. Il primo riguarda Bersani, “perché se si dovesse tornare alle urne non si può non tener conto dell’esito di questo voto, e Bersani dovrebbe prenderne atto”. Il secondo riguarda Renzi. “Io sono convinta che per noi l’unica salvezza sia trovare un nome che possa guidare una grande coalizione per il cambiamento. Con Renzi le nostre strade sono poco sovrapponibili ma nel caso in cui il sindaco dovesse fare quello che ha promesso, e ricalibrare a sinistra la sua piattaforma politica, credo si possa trovare un punto di contatto. Oggi forse è ancora presto per fare questi ragionamenti ma viste le difficoltà che ci attendono credo sia giusto iniziare a prepararsi per il dopo e non farci trovare impreparati quando il paese ci chiederà di combattere contro i garanti della conservazione. Quel giorno – per quanto possiamo essere ottimisti – temo che arriverà presto. E vedrete che quando sarà noi saremo pronti, e ci saranno sorprese”.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.