L'isola è strategica

E se Putin si prendesse Cipro e abbandonasse Assad al suo destino?

Daniele Raineri

Il presidente siriano Bashar el Assad dovrebbe seguire con attenzione quello che sta accadendo a Cipro, isola dirimpettaia. Il governo cipriota potrebbe prendere il posto del governo di Damasco nel cuore dei russi, grazie alla posizione strategica dei suoi porti nel settore est del Mediterraneo. Il Cremlino ha bisogno di una base sicura in quella zona di mare e fino a oggi s’è appoggiato a Tartus, sulla costa della Siria.

    Il presidente siriano Bashar el Assad dovrebbe seguire con attenzione quello che sta accadendo a Cipro, isola dirimpettaia. Il governo cipriota potrebbe prendere il posto del governo di Damasco nel cuore dei russi, grazie alla posizione strategica dei suoi porti nel settore est del Mediterraneo. Il Cremlino ha bisogno di una base sicura in quella zona di mare e fino a oggi s’è appoggiato a Tartus, sulla costa della Siria. Ma la partnership marittima con la dinastia Assad stretta nel 1971 è sempre più difficile e costosa, da due anni nel paese si trascina una guerra civile che ormai minaccia da vicino il presidente – e il tempo sempre più risicato che ancora manca alla sua cacciata si va consumando. Mosca sta continuando ad appoggiare la Siria, soprattutto onora i contratti commerciali per la fornitura di armi firmati in passato – da cui guadagna – ma ha più volte dato segni che la fiducia in Assad è ormai finita e che non crede più alla durata a tempo indeterminato del rais. Spostare adesso le basi a Cipro sarebbe una magnifica soluzione geopolitica, in vista di un possibile cambio di governo a Damasco.

    Domenica l’ammiraglio capo della marina russa, Viktor Chirkov, ha annunciato che Mosca da ora in poi avrà sempre una flotta permanente stazionata nel Mediterraneo, “fino a cinque, sei navi che saranno sotto il comando della Flotta del mar Nero”. A gennaio, a ribadire l’interesse russo per l’area, la marina di Mosca ha condotto la più grande esercitazione dell’era postsovietica: le navi di tre diverse flotte riunite assieme sotto il comando diretto del capo di stato maggiore e impegnate in sessanta missioni nelle stesse acque tra Cipro e la Siria. Tra il 1967 e il 1992 la Quinta flotta sovietica ha sempre mentenuto un numero di navi da guerra compreso tra trenta e cinquanta in navigazione nel Mediterraneo, per bilanciare la presenza della Sesta flotta americana. Farvi ritorno – sebbene in misura ridotta –  fa parte di un piano più generale del presidente Vladimir Putin che vuole recuperare a beneficio di Mosca l’importanza e l’influenza precedenti al collasso dell’Unione sovietica.
    Domenica sera, lo stesso giorno in cui l’ammiraglio capo Chirkov annunciava la creazione della flotta permanente mediterranea, l’azienda energetica di stato russa Gazprom ha fatto un’offerta al governo cipriota. Il dossier siriano si unisce inaspettatamente alla questione della crisi economica europea. Il braccio geopolitico di Putin – come Gazprom è stata più volte definita – potrebbe finanziare la ristrutturazione d’emergenza del debito delle banche cipriote in cambio dei diritti di esplorazione sui giacimenti di gas nel mare di Cipro, e così evitare al governo di Nicosia di dover sottostare alle condizioni per il bailout da dieci miliardi di euro proposto dall’Unione europea. Il piano di salvataggio di Bruxelles impone una misura preliminare drastica, il prelievo forzoso di denaro dai conti delle banche cipriote (che anche domani non riapriranno), contro cui il Parlamento dell’isola ha votato seccamente “no” martedì.

    Il prelievo sui conti sarebbe anche un danno per molti russi (e tra loro uomini dell’establishment economico) che hanno scelto l’isola assolata come sistema bancario di riserva perché non si fidano degli istituti nazionali e anche perché – non è un segreto per nessuno – Cipro accetta denaro di provenienza ambigua. Gazprom ha smentito l’offerta fatta all’ufficio del presidente cipriota Nicos Anastasiaes, ma ieri il suo ministro delle Finanze, Michael Sarris, era a Mosca per negoziare con la controparte russa, Anton Siluanov, un prestito gigante da cinque miliardi di euro per i prossimi cinque anni e interessi più bassi su un prestito già esistente da due miliardi e mezzo di euro. Il caso vuole che anche il ministro dell’Energia cipriota, George Lakkotrypis, sia a Mosca con il pretesto ufficiale di un’esibizione. Ma la sua presenza alimenta i discorsi su negoziati che hanno per oggetto i diritti d’esplorazione delle riserve di gas. Tra le speculazioni sulla forma che potrebbe prendere questo aiuto di Mosca – scrive Reuters – ci sono anche le voci su un accordo per vendere a investitori russi la seconda banca di Cipro, che è stata nazionalizzata l’anno scorso, ma per adesso sono state smentite.

    Assad in Siria è assediato e si regge grazie all’aiuto che riceve dall’esterno, in particolare dall’Iran. Se venissero meno la copertura diplomatica e i rifornimenti di Mosca, e se i governi europei cominciassero ad armare i ribelli – come discutono da giorni – la guerra subirebbe una brusca accelerazione verso il centro di Damasco.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)