Presto in Ligue 1
Il calcio a Monaco. Principato di nome, privilegiato di fatto
La Rocca del Principato di Monaco, lì dove sorge la città vecchia, è sotto assedio. Non c’è alcun esercito alle porte, né un popolo affamato con i forconi in mano, peggio. I presidenti dei club della Ligue 1 non ne possono più e stretti tra la crisi economica e le regole del fair play finanziario vogliono che l’AS Monaco, di proprietà del russo Dmitry Rybolovlev perda i privilegi finanziari che possiede per residenza.
La Rocca del Principato di Monaco, lì dove sorge la città vecchia, è sotto assedio. Non c’è alcun esercito alle porte, né un popolo affamato con i forconi in mano, peggio. I presidenti dei club della Ligue 1 non ne possono più e stretti tra la crisi economica e le regole del fair play finanziario vogliono che l’AS Monaco, di proprietà del russo Dmitry Rybolovlev perda i privilegi finanziari che possiede per residenza.
Il presidente del Saint-Etienne, Bernard Caïazzo, teme che con la promozione del Monaco, attualmente capolista in Ligue 2, e la forza economica del Psg targato Qatar, agli altri non restino che le briciole: “Se le prime due piazze sono già riservate, noi per cosa giochiamo?”. La questione, in verità, l’avevano già posta nel 2003 Jean-Michel Aulas (O. Lione) e Christophe Bouchet (O. Marsiglia), ma la competitività nazionale e internazionale ha ceduto il passo a una situazione che resta sostenibile finché qualcuno non fa saltare il tappo, come sta accadendo con il Psg e la sua prorompente forza economica.
Lo studio dell’UCPF (Union des Clubs Professionnels de Football) parla chiaro. Prendiamo un giocatore francese che percepisce 1,8 milioni l’anno lordi: se gioca in una squadra transalpina avrà uno stipendio netto di 711.484 euro contro gli 803.595 che prenderebbe se giocasse nel Monaco. Più evidente il caso di un calciatore straniero con uno stipendio di 3 milioni annui lordi: 1.612.720 euro netti di salario in Francia contro i 2.993.145 percepiti vestendo la maglia dei monegaschi. L’’85,6 per cento in più.
Jean-François Fortin, presidente del Caen terzo in Ligue 2, ha un budget di 15 milioni di euro e consapevole che i benefici finanziari dei calciatori dell’AS Monaco ammontano a una cifra nettamente superiore si chiede a cosa serva il fair play finanziario.
La legge parla chiaro. Un’ordinanza dell’8 febbraio 1869 stabilisce che i guadagni delle persone fisiche residenti nel Principato non siano sottoposti a imposte. La convenzione fiscale stipulata con la Francia risale invece al 18 maggio 1963. Ma lo status giuridico dei monegaschi potrebbe diventare il grimaldello per sbriciolare la Rocca. Di fatto l’AS Monaco è una società di capitali rispondente alle leggi del Principato, ma le regole federali prevedono che per giocare nella Ligue 1 un club debba essere una società di capitali secondo il diritto francese, ovvero avere la propria residenza nel Paese e sottostarne alle norme civili, penali e finanziarie: “il Monaco deve avere il domicilio fiscale in Francia, è l’unico modo per ristabilire l’equità”, sottolinea Jean-Pierre Louvel, presidente dell’UCPF e del Le Havre.
All’inizio della stagione i club della Ligue 2 volevano intraprendere un’azione legale contro i monegaschi poi abbandonata, ma questa volta si fa sul serio e il tribunale potrebbe accogliere l’eccezione. Per questo Frédéric Thiriez, presidente di Lega, sta prendendo tempo e ha incontrato Jean-Louis Campora, ex presidente del Monaco dal ’75 al 2003 e oggi braccio destro di Rybolovlev nonché suo ‘ministro degli esteri’ in buoni rapporti con tutti i presidenti della Ligue 1 con i quali ha fatto affari. Non parla con la stampa ma ha fatto trapelare che il Monaco si potrebbe impegnare ad acquistare solo giocatori francesi, argomento succedaneo che ha fatto arrabbiare gli altri club consapevoli che non è più possibile rimanere nel calcio se ci sono società con privilegi economici e finanziari; il dossier, commissionato dall’Ucpf e realizzato dallo studio legale Eversheds, è inequivocabile.
In verità fa paura anche al Monaco, cosciente che dovrà affrontare la questione con diplomazia se non vuole entrare in rotta di collisione permanente con gli altri club che minacciano penali da pagare o un posto ad hoc per le coppe europee, pena l’esclusione dei biancorossi. Qualcuno inoltre pensa che la perdita dell’innocenza finanziaria della squadra di calcio del Principato potrebbe aprire una crepa importante sui privilegi di cui godono altri sportivi e non solo. I cannoni sono già puntati.
Il Foglio sportivo - in corpore sano