Senza credito
A Nicosia le banche sono più spaventate dei correntisti
Il Comitato esecutivo della Bce ha annunciato la scelta di "mantenere fino a lunedi' 25 marzo l'attuale livello di liquidita' di emergenza (Ela)" richiesta dalla banca centrale di Cipro. In una nota l'Eurotower sottolinea come dopo tale data l'assistenza di liquidita' di emergenza potrebbe essere considerata soltanto in presenza di un programma dell'Unione europea e della Fmi che assicuri la solvibilita' delle banche in difficolta'.
Il Comitato esecutivo della Bce ha annunciato la scelta di "mantenere fino a lunedi' 25 marzo l'attuale livello di liquidita' di emergenza (Ela)" richiesta dalla banca centrale di Cipro. In una nota l'Eurotower sottolinea come dopo tale data l'assistenza di liquidita' di emergenza potrebbe essere considerata soltanto in presenza di un programma dell'Unione europea e della Fmi che assicuri la solvibilita' delle banche in difficolta'.
*****
Il governo di Nicosia e i diplomatici di Bruxelles sono al lavoro per frenare la fuga di capitali, già in corso, dalle banche cipriote, che resteranno chiuse fino a martedì prossimo (nei primi giorni di apertura il governo stima che 7,5 miliardi di euro, il 10 per cento dei depositi, andranno verso altri paesi). Il piano di intervento deciso dal Consiglio europeo, d’accordo con la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale, nella notte di sabato scorso è stato respinto martedì dal Parlamento di Cipro perché prevedeva un prelievo forzoso sui conti correnti dei risparmiatori, una “tassa” con aliquote diverse a seconda dell’ammontare del deposito. L’operazione, senza precedenti nella storia dell’Eurozona, doveva servire a raccogliere 5,8 miliardi di euro (a carico dei correntisti) che costituivano un prerequisito per sbloccare aiuti internazionali da 10 miliardi, decisivi per scongiurare l’uscita del paese dall’Eurozona a seguito di una tuttora possibile bancarotta. Ieri è stata bocciata un’altra bozza d’intervento centrata su prelievi dai fondi pensione. Adesso il maggiore problema per Nicosia, oltre a dover lavorare a un piano B soddisfacente per i creditori internazionali, è evitare un default delle banche in un’escalation creata dalle scelte concatenate delle istituzioni europee e cipriote. Quello che resta, in ogni caso, è la rottura di un tabù, rimasto inviolato durante i tre anni di crisi europea: la possibilità che d’imperio, nella notte di un fine settimana qualunque, il Consiglio europeo possa usare come strumento di salvataggio un prelievo forzoso. I risparmiatori ciprioti stanno già assediando i bancomat: sull’isola non si accettano più assegni, solo contanti. Ma c’è un altro meccanismo che si è rotto, quello della fiducia nel sistema bancario europeo che non ha difeso i depositi da intrusivi interventi esterni: uno dei princìpi fondanti delle banche commerciali moderne. Sebbene Cipro sia “un caso speciale”, come ripetono politici ed economisti, resta aperto un quesito: “Perché uno dovrebbe tenere i suoi depositi in un sistema bancario, per quanto garantito e assicurato, se pensa che il sistema sia vulnerabile?”, si chiedeva Paul Donovan, senior economist della banca svizzera Ubs, nella sua nota agli abbonati di lunedì. Donovan approfondisce la questione col Foglio spiegando che “se i correntisti vedono che i loro depositi non sono sicuri in una banca dell’Eurozona, significa che ogni volta che ci sarà una minaccia al sistema bancario dell’area avranno un forte incentivo a prelevare i loro soldi il più in fretta possibile”. In gergo una bank run. “In genere le unioni monetarie si dissolvono per questo motivo. Penso – dice Donovan – che l’euro sopravviverà, ma Cipro è un precedente negativo”. Per i risparmiatori non ci sono solide alternative agli istituti di credito che, però, “senza depositi sufficienti – dice Donovan – non possono prestare soldi, e quindi i privati e le imprese non possono investire. Ciò crea un enorme ostacolo strutturale alla crescita economica”. Nell’Eurozona “non c’è la certezza assoluta che i governi siano in grado di garantire i depositi in caso di una crisi” perché “se il governo inglese può ordinare alla Bank of England di stampare abbastanza denaro, così come la Federal Reserve negli Stati Uniti, la Bce non ha lo stesso potere”. Ciò rende i depositi “meno sicuri” in Europa che altrove, sostiene Donovan.
Anche le Borse bocciano il prelievo?
La Bce intende garantire liquidità alle banche cipriote tramite un programma emergenziale, ma farlo senza un accordo governativo sarebbe “un azzardo”, scriveva il Wall Street Journal. Ieri le Borse europee hanno reagito con buoni rialzi al “no” di Cipro. Per Luciano Jannelli, capo economista di Mig Bank, gli investitori vedono il caso come un “campanello d’allarme” che svela le debolezze dell’Eurozona ma potrebbe indurre governi e Bce a procedere più rapidamente verso l’Unione bancaria europea. Jannelli dice al Foglio che “gli investitori cominciano a dubitare di questo progetto dal momento che la fiducia nel sistema bancario è messa in discussione, è il problema chiave”. La soluzione per l’abnorme e lasco sistema bancario cipriota, che vale sette volte il pil nazionale, secondo Jannelli, sarebbe quella di “lasciare fallire alcuni istituti imponendo una concentrazione del settore”. Il che, dice l’economista, “eviterrebbe di accrescere il debito pubblico con prestiti stranieri, magari russi, che non risolverebbero la crisi fiscale del paese”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano