Il finto allarme aereo in Corea del nord

Giulia Pompili

Questa mattina alle nove e mezzo, ora locale, la stazione radio ufficiale della Corea del nord ha interrotto le trasmissioni per mandare un annuncio definito “estremamente inusuale”: “Informiamo tutti i soldati e residenti! Questo è un allarme aereo. Le unità di tutti i livelli devono tenersi pronti per prevenire gli attacchi aerei del nemico”. Dopo un’ora, la radio ha trasmesso un altro annuncio: “Si informano tutti i residenti e soldati: l'allarme aereo è revocato”. Era la prima volta che l’allarme per un possibile raid aereo veniva dato via radio a tutta la popolazione nordcoreana.

    Questa mattina alle nove e mezzo, ora locale, la stazione radio ufficiale della Corea del nord ha interrotto le trasmissioni per mandare un annuncio definito “estremamente inusuale”: “Informiamo tutti i soldati e residenti! Questo è un allarme aereo. Le unità di tutti i livelli devono tenersi pronti per prevenire gli attacchi aerei del nemico”. Dopo un’ora, la radio ha trasmesso un altro annuncio: “Si informano tutti i residenti e soldati: l'allarme aereo è revocato”. Era la prima volta che l’allarme per un possibile raid aereo veniva dato via radio a tutta la popolazione nordcoreana. Negli anni Novanta gli allarmi erano frequenti, ma venivano diffusi soltanto su una rete di filodiffusione ascoltabile esclusivamente dall’esercito su territorio nordcoreano. Secondo gli analisti, quello di stamattina potrebbe essere stato un test di trasmissione: se fosse stato parte di un’esercitazione, infatti, sarebbe durato molto a lungo. L’allarme potrebbe essere inoltre una risposta all’invio, da parte di Washington, dei B-52 in Corea del sud. La propaganda militare e anti occidentale nordcoreana si è intensificata da quando sono iniziate le annuali esercitazioni militari “Foal Eagle” tra Stati Uniti e Corea del sud lo scorso mese (e terminate oggi “con successo”), ma soprattutto dopo le nuove sanzioni approvate dall’Onu contro la nuclearizzazione di Pyongyang.

    E la Corea del nord non ha reagito bene neanche alla presenza, nei cieli coreani, dei bombardieri a lungo raggio capaci di trasportare testate nucleari. La Kcna, l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana, ha scritto stamattina: “Se gli Stati Uniti invieranno i B-52 in Corea ancora una volta, troverà una catastrofica fine nel contrattacco della Corea del nord. E’ finito il tempo delle parole”. Ieri le minacce del Rodong Simun, il giornale di regime nordcoreano, riguardavano le basi militari americane in Giappone, ed è “per precauzione” che Washington ha deciso un paio di settimane fa di rafforzare le difese missilistiche lungo la costa occidentale degli Stati Uniti per “stare al passo con le minacce” di Pyongyang, ha detto il segretario alla Difesa americano, Chuck Hagel.

    Non è ancora chiaro se ci sia proprio Pyongyang dietro l’attacco cibernetico che ha subìto ieri la Corea del sud. Dalle 2 del pomeriggio di ieri sono andati fuori uso i siti internet di tre delle principali emittenti televisive sudcoreane e di molte banche. Il black out, che è andato avanti per qualche ora, sembra essere stato causato da un virus relativamente poco sofisticato, ma sicuramente indirizzato alla Corea del sud, visto che era programmato per disattivare i principali antivirus sudcoreani. Anche se il virus sembra essere partito dalla Cina, secondo gli analisti non sarebbe così sorprendente il tentativo di iniziare una guerra informatica da parte della Corea del nord (già nel 2011 un’inchiesta di Fox news indicava quanto fosse sofisticato l’esercito di haker nordcoreani).

    Di seguito  l’ultimo messaggio video contro l’America da parte del canale di YouTube ufficiale di Pyongyang “Uriminzokkiri”. Al minuto 2,50 si vede la Casa Bianca attaccata da un missile.
     

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.