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Cardinale a metà
Erano da poco passate le 19,00, quel 13 marzo, quando Francesco entrò nella Cappella Sistina vestito con la candida talare bianca. Nella Stanza delle Lacrime, restaurata da poco, Jorge Mario Bergoglio aveva smesso gli abiti porpora, lasciati alle cure del Maestro delle cerimonie liturgiche, Guido Marini. La prassi voleva che dopo l’accettazione tutti i cardinali elettori, l’uno dopo l’altro, sfilassero davanti al trono posto sotto il “Giudizio universale” di Michelangelo per l’antico rito dell’omaggio e dell’obbedienza. Francesco decise di rimanere in piedi e di abbracciare i “fratelli cardinali”, mostrando già insofferenza per i cerimoniali troppo rigidi.
Erano da poco passate le 19,00, quel 13 marzo, quando Francesco entrò nella Cappella Sistina vestito con la candida talare bianca. Nella Stanza delle Lacrime, restaurata da poco, Jorge Mario Bergoglio aveva smesso gli abiti porpora, lasciati alle cure del Maestro delle cerimonie liturgiche, Guido Marini. La prassi voleva che dopo l’accettazione tutti i cardinali elettori, l’uno dopo l’altro, sfilassero davanti al trono posto sotto il “Giudizio universale” di Michelangelo per l’antico rito dell’omaggio e dell’obbedienza. Francesco decise di rimanere in piedi e di abbracciare i “fratelli cardinali”, mostrando già insofferenza per i cerimoniali troppo rigidi. Poco prima che il facente funzioni di decano, Giovanni Battista Re, stringesse la mano al Pontefice, accadde però qualcosa che non tutti capirono. Il Papa neoeletto pose sul capo del segretario del Conclave, Lorenzo Baldisseri, il proprio zucchetto rosso, a lui ormai inutile. Tra lo stupore generale, Francesco ripristinava l’antica tradizione caduta in disuso da ormai cinquant’anni che prevedeva la creazione a cardinale del segretario del Conclave.
Una “creazione a metà”, come lo stesso Bergoglio avrebbe detto a uno stupito Baldisseri, visto che un uomo può diventare cardinale di Santa romana chiesa solo in occasione di un concistoro. Lo stesso padre Federico Lombardi, il giorno dopo l’elezione del Pontefice, aveva smentito a una giornalista latinoamericana che Baldisseri fosse già stato creato cardinale: “Non risulta che il numero degli elettori sia variato”, aveva detto.
Intanto, però, il segretario del Conclave usciva la sera stessa sulla Loggia delle Benedizioni con lo zucchetto purpureo su abito violaceo e il giorno dopo, ancora, partecipava alla celebrazione eucaristica “Pro ecclesia” in Sistina. D’altronde, Baldisseri è sicuro che prima o poi la creazione avverrà: Francesco ha fatto come Giovanni XXIII, che pose la porpora sul capo di Alberto di Jorio, poi effettivamente entrato a far parte del Sacro Collegio nel primo concistoro tenuto da Roncalli nel dicembre del 1958. E poi, Lorenzo Baldisseri è anche segretario della Congregazione per i Vescovi, incarico che nel passato ha sempre assicurato la nomina cardinalizia. I precedenti più immediati, infatti, vanno in questa direzione, e anche se Joseph Ratzinger il 19 aprile 2005 non pose lo zucchetto sulla testa di Francesco Monterisi (allora segretario del Conclave), qualche anno dopo lo creò ugualmente cardinale mandandolo a San Paolo Fuori le Mura in qualità di arciprete.
Lorenzo Baldisseri, 73 anni il prossimo settembre, potrebbe aspirare anche a un ruolo di primo piano nel governo che tra qualche settimana, “dopo un periodo di riflessione e preghiera”, Papa Francesco inizierà a comporre.
Diplomatico di esperienza, Baldisseri è stato per dieci anni nunzio in Brasile, ed è per questo molto ben visto dal cardinale Cláudio Hummes, vicino di Bergoglio in Sistina e da lui voluto al suo fianco sulla Loggia delle Benedizioni. Prima dell’esperienza brasiliana, il segretario del Conclave era stato in India, Nepal, Paraguay, Haiti. Consacrato vescovo nel 1992 da Angelo Sodano, Baldisseri è un appassionato pianista tanto che Benedetto XVI gli chiese di suonare per lui a Castel Gandolfo nel 2007: “Non ebbi neppure il tempo di provare il pianoforte Steinway, che era appena stato regalato al Papa. Ero emozionato, ma tutto è andato per il meglio”, ha raccontato di recente. Tra i compositori prediletti, c’è Villa-Lobos, “scoperto durante gli anni da nunzio in Brasile”. La musica, diceva Baldisseri, si coniuga benissimo con la diplomazia. Dopotutto, “si parla pur sempre di concerto delle nazioni”.
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