L'incontro tra i due Papi è un gioco di specchi, ecco le differenze

Matteo Matzuzzi

Per qualche ora, Francesco lascerà nel garage la modesta berlina usata per le sue prime uscite dal Vaticano. Niente auto, a Castel Gandolfo si va in elicottero. Partenza, alle 12,15 di oggi dall’eliporto dietro San Pietro, lo stesso da cui, poco meno di un mese fa, partì tra le campane che suonavano a festa e la gente che sventolava fazzoletti sui tetti, Benedetto XVI. Era il 28 febbraio e stava per iniziare la Sede vacante. Joseph Ratzinger diceva addio al potere assoluto di Vicario di Cristo con uno spettacolare volo tra i monumenti della Roma antica e moderna nel tramonto della Città eterna.

    Per qualche ora, Francesco lascerà nel garage la modesta berlina usata per le sue prime uscite dal Vaticano. Niente auto, a Castel Gandolfo si va in elicottero. Partenza, alle 12,15 di oggi dall’eliporto dietro San Pietro, lo stesso da cui, poco meno di un mese fa, partì tra le campane che suonavano a festa e la gente che sventolava fazzoletti sui tetti, Benedetto XVI. Era il 28 febbraio e stava per iniziare la Sede vacante. Joseph Ratzinger diceva addio al potere assoluto di Vicario di Cristo con uno spettacolare volo tra i monumenti della Roma antica e moderna nel tramonto della Città eterna. Scene che tanto ricordavano l’“Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola. Oggi, un Papa regnante (anche se di sedersi su troni e tronetti Bergoglio non ha per niente voglia, come si è potuto vedere ancora ieri in occasione dell’udienza al corpo diplomatico) c’è e andrà a fare visita al suo “venerato predecessore”, il “nostro vescovo emerito”.

    Francesco ha voluto aspettare, prima di recarsi da Joseph Ratzinger, da un mese nascosto al mondo. All’inizio sembrava che la trasferta sul lago di Albano dovesse avvenire subito, entro pochi giorni dall’elezione. Poi, però, il Papa ha tergiversato, rimandando l’appuntamento. Problemi di organizzazione, troppi impegni, dicevano dal Vaticano. Anche, forse, l’imbarazzo nell’affrontare una situazione completamente nuova: il Papa che va a trovare il Papa. L’ultima volta che il mondo ebbe più di un Pontefice fu nel 1417, ma allora c’era lo Scisma d’occidente e la tiara era contesa da Benedetto XIII, Gregorio XII e Giovanni XXIII (l’antipapa di cui Roncalli ha voluto riprendere il nome pontificale). Il teologo bavarese e il gesuita argentino si incontreranno a pranzo, con vista sul lago vulcanico, baciati dal primo tiepido sole primaverile. Si saluteranno ed è facile prevedere che il primo ribadirà quella “incondizionata reverenza e obbedienza” garantita all’ultima udienza di commiato con i cardinali, mentre il secondo rivolgerà di persona un “pensiero colmo di grande affetto e di profonda gratitudine”. Entrambi di bianco vestiti, si saluteranno con affetto e magari passeggeranno per un po’ negli immensi giardini. Il Pontefice emerito con la sua croce d’oro, mocassini marroni – come ha precisato qualche settimana fa padre Lombardi –,  ma senza mantellina, prerogativa del Papa regnante; Francesco con la sua croce di ferro, le scarpe nere e l’anello piscatorio d’argento dorato.

    Bergoglio sarà ospite a casa sua, visto che da secoli la villa pontificia di Castel Gandolfo è di fatto la seconda residenza dei papi, che vi si recano d’estate e ogni volta abbiano voglia di prendere una pausa dai ritmi frenetici del Palazzo apostolico romano. Ratzinger – che a differenza di Wojtyla l’amava molto – veniva “a Castello” appena possibile, anche dopo le fatiche della Settimana santa per riposarsi e recuperare energie. Era dal balcone della villa che Benedetto era solito recitare il Regina Coeli il lunedì dell’Angelo, cosa che il prossimo 1° aprile il suo successore non potrà fare: il palazzo è occupato e troppo clamore rischierebbe di minare quella solitudine di preghiera e riflessione che il mite professore di Teologia diventato Papa otto anni fa ha scelto per accompagnare la chiesa dopo la rinuncia al ministero petrino.

    Joseph Ratzinger, però, non ha scelto di ritirarsi come fece nel Duecento l’eremita Pietro da Morrone, che per qualche mese fu Celestino V. Benedetto XVI guarda la televisione, fanno sapere dal Vaticano, ascolta quello che si dice sul suo conto e (soprattutto) “segue con intensa partecipazione gli eventi di questi giorni, in particolare la celebrazione per l’inizio del pontificato di Francesco”. A fare da tramite ideale tra i due papi sono i due ex segretari di Ratzinger: Georg Gänswein che in qualità di prefetto della Casa pontificia segue costantemente Bergoglio in tutte le udienze quotidiane e Alfred Xuereb, che del Papa tedesco era il secondo segretario e che Francesco (che un assistente personale non lo ha mai avuto, neppure a Buenos Aires) ha scelto di tenere al proprio fianco almeno per i primi mesi.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.