Waldo, l'orsetto cazzuto portavoce dell'antipolitica: non c'è ma prende voti
Si chiama “The Waldo moment”, visibile su Sky Cinema con il titolo “Vota Waldo”: è una delle nuove fiction della serie “Black Mirror” creata da Charlie Brooker, brillante giornalista quarantenne del britannico Guardian. Par dare un’idea, un episodio della passata stagione raccontava il sequestro della principessa del Galles. Per mano non di un terrorista, non di un criminale, ma di un artista fallito che la libererà solo dopo che il primo ministro si sarà accoppiato in diretta televisiva con una scrofa. “The Waldo moment” è andato in onda su Channel Four la sera del 25 febbraio e nessuno può salvarci dall’accostamento: Waldo è un’immagine televisiva, un orsetto virtuale che parla e si muove sullo schermo, un attore ne comanda i movimenti e gli presta la voce.
Si chiama “The Waldo moment”, visibile su Sky Cinema con il titolo “Vota Waldo”: è una delle nuove fiction della serie “Black Mirror” creata da Charlie Brooker, brillante giornalista quarantenne del britannico Guardian. Par dare un’idea, un episodio della passata stagione raccontava il sequestro della principessa del Galles. Per mano non di un terrorista, non di un criminale, ma di un artista fallito che la libererà solo dopo che il primo ministro si sarà accoppiato in diretta televisiva con una scrofa. “The Waldo moment” è andato in onda su Channel Four la sera del 25 febbraio e nessuno può salvarci dall’accostamento: Waldo è un’immagine televisiva, un orsetto virtuale che parla e si muove sullo schermo, un attore ne comanda i movimenti e gli presta la voce. Da intermezzo all’interno di una trasmissione di successo, comincia casualmente a prendere a male parole uomini politici in studio. Dà loro dell’idiota, rutta e scorreggia quando parlano, a quelli che si ritengono troppo in alto o troppo veri per “interloquire” con un pupazzo, lui replica: “Interloquire?, mi hai fatto irrigidire una costola” e mostra la robusta erezione del suo pisello turchese.
Gli ascolti vanno alle stelle e i produttori decidono di caricarlo su un camion e farlo partecipare come agente provocatore permanente a una competizione elettorale vera, in un collegio storicamente nelle mani dei conservatori. Il candidato tory vince di misura, ma Waldo scavalca i laburisti e arriva addirittura secondo. E’ la prova che il popolo sovrano può anche essere bue e votare per qualcuno che non c’è. L’orsetto diventa il portavoce di chiunque veda i partiti tradizionali come entità oscure, interessati solo a se stessi e mai all’interesse generale, di giovani barbari che non vivono se non tramite il cellulare e il computer. E’ l’alfiere di una democrazia prossima ventura finalmente dispiegata perché basata sulla consultazione e sul voto istantaneo. Un pupazzo dunque diventa un’icona ovunque, dal sud America alla Cina, e sghignazza dagli schermi televisivi di tutto il mondo. Manca un passo al governo unico planetario e viene allegramente compiuto. Gaia si abbatte sulla specie umana, impone una parvenza di ordine mondiale, sulla cui durata si può certo dubitare, con appena qualche manganellata, per costituirsi non ha nemmeno bisogno di terze guerre mondiali. Brooker va dunque ancora più lontano dell’aspirante futurologo di casa nostra: l’antipolitica in versione inglese potrebbe anche fare a meno della maieutica. Non ha bisogno nemmeno di un ex comico riciclato in tribuno: le basta un pupazzo. In nemmeno cinquanta minuti e meglio di tanti saggi di politologia Brooker e Waldo svelano il nulla che si nasconde dietro la maschera.
A caldo, dopo il successo elettorale, Beppe Grillo aveva detto che il M5s era un virus. Qualche giorno fa a una giornalista di una televisione turca, Beppe Grillo ha detto che è un “format”. Esportabile ovunque ci sia la magica rete e un paio di ragazzotti svegli che sappiano raccogliere, animare, smistare.
E’ il Grillo della fase due. Non più candidato scurrile, sboccato, scorreggione e a volte irresistibile. Ora ha il profilo ieratico del profeta, dell’ayatollah che promette nuovi, ma poveri, paradisi e disegna linee di penetrazione in Europa, nel mondo. Il suo spirito volteggia su di noi come il ghigno di Waldo. Nella fiction l’attore che dà vita e voce all’orsetto turchese però si rompe, non capisce, non gliene frega nulla di fare in un modo o in un altro politica. E molla l’impresa che viene ripresa, guarda caso, dalla Cia, secondo i moralisti inglesi sempre interessata a ciò che permette di comandare nascondendo il volto. Forse, dalla sveltina con qualche ambasciatore americano, Grillo avrà ricavato la convinzione che anche in democrazie più mature di quella italiana ci potrebbe essere spazio per lui o per uno come lui. D’altronde, quando si dice un paranoico di successo.
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