Cinque stelle cadenti

Il senso di Grillo per la rete sbugiardato dalla sua caccia al troll

Marianna Rizzini

Deciso a riesumare l’istituto del capoclasse, quello che con inconsapevolezza infantile e sadica del suo essere spione scriveva sulla lavagna i nomi dei cattivi mentre il maestro andava a firmare una carta in segreteria, Beppe Grillo ieri ha invitato gli utenti “autorizzati” del suo blog a “segnalare” i commenti “che contravvengano alle regole del blog”. E’ il secondo giorno della grande caccia ai cosiddetti “troll”, nome da mostro nordico affibbiato per convenzione agli intrusi disturbatori della rete, i diavoletti che si divertono a far litigare gli astanti a forza di sparare su forum e blog quelli che l’ex comico ha chiamato “schizzi di merda digitali”.

    Deciso a riesumare l’istituto del capoclasse, quello che con inconsapevolezza infantile e sadica del suo essere spione scriveva sulla lavagna i nomi dei cattivi mentre il maestro andava a firmare una carta in segreteria, Beppe Grillo ieri ha invitato gli utenti “autorizzati” del suo blog a “segnalare” i commenti “che contravvengano alle regole del blog”. E’ il secondo giorno della grande caccia ai cosiddetti “troll”, nome da mostro nordico affibbiato per convenzione agli intrusi disturbatori della rete, i diavoletti che si divertono a far litigare gli astanti a forza di sparare su forum e blog quelli che l’ex comico ha chiamato “schizzi di merda digitali”: opinioni di gente che lo invita ad allearsi con Pier Luigi Bersani, opinioni di gente che minaccia di non votarlo più, opinioni di gente che semplicemente scrive “non sono d’accordo, sfruttiamo l’occasione” oppure “bisogna lasciar fare il governo a Bersani, votare quello che interessa a noi e far cadere il governo solo su ciò che non ci va bene, ma un tentativo va fatto” (scritto ieri, dopo la prima reprimenda anti troll). Ma siccome i commenti del genere sono tanti (dal giorno del voto a Pietro Grasso specialmente) e il momento è duro, a Grillo tocca tenere la linea a qualsiasi costo, al di là di qualsiasi fuorionda che lo ritrae baldanzoso e quasi ammansito all’uscita delle consultazioni con il presidente della Repubblica (“mi è piaciuto molto”, ha detto), pena lo sfaldamento prima di tutto psicologico del movimento. L’effetto collaterale è quello di dare, per il secondo giorno di seguito, una bella botta in testa alla “democrazia diretta” del Web sognata dalla diarchia Grillo-Casaleggio: l’intermittenza della bontà di Internet (va bene quando mi dà ragione, se mi dà torto è robaccia) è lo specchio della permeabilità alle parole del mondo esterno sperimentata dai gruppi parlamentari di M5s al primo bagno di realtà.

    Si lascia fare quando la rete è favorevole – e quando contro i nemici è tutto un fiorire di post su  “poteri forti” e complotti plutocratici o massonici – ma non si lascia fare se ci si ritrova dalla parte dei bersagliati, a volte con argomentazioni serie, a volte con argomentazioni da “scemenzario” di Internet, per dirla con Enrico Sassoon, ex socio della Casaleggio Associati che ha riflettuto sul tema del che cosa sia Internet come cosa politica: massimo dell’orizzontalità o massimo dell’arbitrarietà? Sassoon si è dimesso (settembre scorso) dalla fiorente azienda di e-commerce del guru di Grillo, scrivendo al Corriere della Sera una lettera in cui motivava il gesto con l’intento di porre fine alle “speculazioni” sul suo conto, e suggeriva una riflessione: la rete è il “luogo democratico per eccellenza al quale chiunque può accedere per dare voce alle proprie opinioni” o un’“arena di violenza incontenibile, diffamazione incontrastabile, vera e propria delinquenza mediatica”? E quasi quasi il Grillo anti troll sembra un lettore tardivo del Michele Serra che su Repubblica, mesi fa, si chiedeva se per caso “ce l’avesse ordinato il dottore” di sottoporci al “pensierino gretto e mediocre che fuoriesce dal Web”. Solo che ora il luogo immateriale – la rete che deve “costruire la società senza intermediari” (questo dicono molti parlamentari a Cinque stelle) – si è fatto improvvisamente denso di bau-bau e possibili corruttori di integrità grillina nelle sacche della formazione del governo.

    Poi c’è la realtà, realtà dove gli eletti grillini si barcamenano tra dubbi, diktat, manifestazioni No-Tav, riunioni che preludono all’incontro con Pier Luigi Bersani in diretta streaming (domani alle 10) e querelle siciliane con l’assessore al Turismo e Spettacolo Franco Battiato, tanto critico verso Grillo (“che ora esagera”) e verso Casaleggio (il “Richelieu” che “manovra”) quanto prodigo di lodi per quello che gli pare un riuscito esperimento di “coabitazione” tra M5s e giunta Crocetta. E però i grillini non possono neanche farsi lodare, ché il complimento e la governabilità sono il prologo della temutissima omologazione. E infatti il capogruppo “portavoce” siciliano a Cinque stelle Giancarlo Cancelleri rigetta la lode (e Battiato): in coabitazione noi? Macché, possiamo “mandarvi a casa in un secondo”. E pazienza se Crocetta continua a vantare la stessa legge vantata da Cancelleri, la cosiddetta “legge Giletti” per l’abolizione delle province siciliane (così chiamata per via della propensione del governatore a dare annunci a effetto nel salotto tv del conduttore de “L’arena”).

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.