Magdi cerca chiesa

Annalena Benini

Magdi Allam si è dimesso. In un lunghissimo articolo pubblicato ieri dal Giornale ha spiegato il senso di una fine, le ragioni dell’addio. I motivi per cui, dopo cinque anni, non può restare un minuto di più: non in un giornale (dal Corriere della Sera si era già dimesso), non in un movimento politico, non in un incarico professionale, non in un matrimonio, ma nella chiesa cattolica, in cui era entrato con grande solennità da poco tempo. E’ stato battezzato nel 2008, durante la Veglia pasquale, da Joseph Ratzinger, e da allora ha aggiunto a Magdi il nome Cristiano, e scritto un libro intitolato: “Grazie Gesù”.

    Magdi Allam si è dimesso. In un lunghissimo articolo pubblicato ieri dal Giornale ha spiegato il senso di una fine, le ragioni dell’addio. I motivi per cui, dopo cinque anni, non può restare un minuto di più: non in un giornale (dal Corriere della Sera si era già dimesso), non in un movimento politico, non in un incarico professionale, non in un matrimonio, ma nella chiesa cattolica, in cui era entrato con grande solennità da poco tempo. E’ stato battezzato nel 2008, durante la Veglia pasquale, da Joseph Ratzinger, e da allora ha aggiunto a Magdi il nome Cristiano, e scritto un libro intitolato: “Grazie Gesù”. Adesso, come nelle storie d’amore, dice basta, con “sofferenza interiore”, ma con decisione irrevocabile e il ricordo di ciò che è stato: “Sono stati cinque anni di passione”.

    Il disamore di Magdi Allam sembra nascere dal fatto che non è riuscito a convertire la chiesa cattolica al magdicattolicesimo, a farla a sua immagine, a regalarle le sue battaglie e a diventarne il portavoce unico, come fosse un movimento politico, come fosse “Io amo l’Italia”, da lui creato nel 2009, “che si fonda sul primato dei valori non negoziabili”. Magdi Allam, preda forse di un soprassalto di narcisismo un po’ megalomane, di un senso profetico dell’esistenza, ritiene che questo nuovo Papa non gli si adatti, è indignato perché crede che Benedetto XVI sia stato gettato in fretta nel dimenticatoio della storia, e pensa che la chiesa sia diventata troppo buonista e relativista, nonostante l’Allam-mano tesa, l’Allam-schiena dritta, le Allam-invettive: la chiesa non dichiara guerra all’islam ma anzi lo legittima come vera religione, e ritiene che l’intera umanità debba concepirsi come un insieme di fratelli e sorelle. Per Magdi Allam si deve essere buoni, sì, ma soltanto con i connazionali che abbiano tutti i documenti in regola, un lavoro, un patrimonio: tutto il resto è “buonismo” inaccettabile che esula da “Ama il prossimo tuo” (prossimo, nel magdicattolicesimo, va quindi inteso come “italiano”; a tutti gli altri penserà la selezione naturale) e Allam è certo che Gesù disapprovi tutto questo globalismo compassionevole. Ma l’offesa maggiore, proprio una mancanza di rispetto nei confronti di Magdi Allam, è stata la rinuncia di Joseph Ratzinger, che lui aveva eletto come suo personale Papa, perdonandogli perfino la terribile volta, prima del suo battesimo (era il 2006), in cui Benedetto XVI pose la mano sul Corano pregando in direzione della Mecca a Istanbul. Magdi Allam riuscì a superare quel gesto (vicino alla “follia suicida” a causa della quale Giovanni Paolo II si spinse fino a baciare il Corano, nel 1999), e come lo ripaga adesso Ratzinger? Andandosene a Castel Gandolfo, e abbracciando il nuovo Papa, entrambi vestiti di bianco.

    Magdi Allam si è sentito tradito, accantonato: “Ed è proprio nel momento in cui attorno a me viene sempre meno la presenza di testimoni autentici e credibili, in parallelo alla conoscenza approfondita del contesto cattolico di riferimento, che è vacillata la mia fede nella chiesa”. Magdi Allam era pronto per un papato di nicchia, fondato sulla convinzione che bisogna essere gentili solo con i vicini di casa, è per questo che ha scelto lo scisma? Ora cerca casa, “da uomo integro nell’integralità della mia umanità”, che pretende una chiesa su misura, un Papa preferito con un preciso programma politico. Il rischio è che Magdi Cristiano Allam fondi anche un nuovo movimento religioso.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.