Attesi per dopo Pasqua i primi tasselli del governo Bergoglio

Papa Francesco continua con le sue consultazioni, diviso tra le stanze spartane di Santa Marta e i saloni del Palazzo apostolico vaticano. Riceve cardinali, arcivescovi e semplici monsignori. Ascolta tutti, prende nota, ma poi decide in completa autonomia. E’ il suo stile e lui è sempre stato così, dice ad Avvenire il suo biografo, Sergio Rubín. Quand’era a Buenos Aires, era lui stesso a mettere a riscaldare l’acqua per il mate, la bevanda tradizionale argentina, che offriva ai suoi ospiti.
Si prende tutto il tempo necessario, Papa Francesco, prima di iniziare a ritoccare la complessa macchina curiale. Pochi giorni dopo l’elezione, aveva confermato provvisoriamente tutti i capi e i membri dei dicasteri della curia “donec aliter provideatur”, finché non si provveda altrimenti. Il Santo Padre, recitava il comunicato ufficiale della Santa Sede, “desidera riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo, prima di qualunque nomina o conferma definitiva”. Ed è ciò che Francesco sta facendo in questi giorni. Lunedì ha incontrato il cardinale Marc Ouellet, prefetto della congregazione per i Vescovi, e il cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz, prefetto della congregazione per i Religiosi e grande accusatore nelle riunioni precedenti il Conclave della gestione bertoniana della curia. Prima ancora, Francesco aveva ricevuto in udienza privata il cardinale tedesco Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio consiglio Cor Unum.

Il Papa sta vagliando la bozza di riforma della curia studiata a suo tempo dai cardinali Francesco Coccopalmerio e Attilio Nicora. Il piano dei due porporati prevede un governo più collegiale e uno stretto raccordo tra Roma e le conferenze episcopali locali. Già subito dopo Pasqua, suggeriscono fonti vaticane, Francesco dovrebbe iniziare a comporre la propria squadra. Il primo tassello è quello del segretario di stato. Dato in uscita Tarcisio Bertone, la tradizione vuole che quel posto sia riservato a un italiano se il Pontefice è straniero. Nessuno sa, però, se Bergoglio confermerà la prassi o se romperà gli schemi. Tra gli italiani, in prima fila ci sono uomini provenienti dalla diplomazia, a cominciare dall’attuale presidente del Governatorato della Città del Vaticano, l’ex nunzio in Italia e San Marino, Giuseppe Bertello. Un altro curiale apprezzato da Francesco è il potente prefetto della congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, Fernando Filoni, già sostituto per gli Affari generali alla segreteria di stato. Più defilato, nonostante le messe concelebrate con il Papa a Santa Marta e la promessa di creazione cardinalizia, è il segretario della congregazione per i Vescovi, l’ex nunzio in Brasile Lorenzo Baldisseri. Tra i diplomatici operativi all’estero, gode di grande stima Pietro Parolin, cinquantotto anni, nunzio in Venezuela e già in lizza per la successione di Angelo Scola per la guida del patriarcato di Venezia. In seconda fila, il nunzio a Parigi Luigi Ventura.

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• Matteo Matzuzzi

• Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.