Piccole crepe grilline

Marianna Rizzini

Pier Luigi Bersani e il Movimento cinque stelle si incontrano stamattina con il bollino di garanzia dello streaming, tributo alla trasparenza che dovrebbe allontanare dal Pd il sospetto di “mercato delle vacche” e dal M5s quella di “sensibilità” alle sirene altrui. Ma nessuno streaming può cancellare l’ambiguità (e la complessità) delle aspirazioni, degli auspici e dei timori che vivono sottotraccia. Dal lato visibile, infatti, il muro del M5s mostra la schermata della formula discesa dal blog di Beppe Grillo e, a cascata, dalle dichiarazioni dei capigruppo e della maggior parte dei deputati, da Roberto Fico a Carla Ruocco: no alla fiducia a un governo dei partiti, no alla fiducia a Pier Luigi Bersani.

Merlo Bersani fa il duro con Alfano, alle sue spalle il Pd tratta con il Cav.

    Pier Luigi Bersani e il Movimento cinque stelle si incontrano stamattina con il bollino di garanzia dello streaming, tributo alla trasparenza che dovrebbe allontanare dal Pd il sospetto di “mercato delle vacche” e dal M5s quella di “sensibilità” alle sirene altrui. Ma nessuno streaming può cancellare l’ambiguità (e la complessità) delle aspirazioni, degli auspici e dei timori che vivono sottotraccia. Dal lato visibile, infatti, il muro del M5s mostra la schermata della formula discesa dal blog di Beppe Grillo e, a cascata, dalle dichiarazioni dei capigruppo e della maggior parte dei deputati, da Roberto Fico a Carla Ruocco: no alla fiducia a un governo dei partiti, no alla fiducia a Pier Luigi Bersani (pena lo sfaldamento prematuro dell’identità antisistema). Sul lato in ombra, il muro non è così muro, vista pure la preoccupazione dell’ex comico (che due giorni fa ha chiesto informazioni ai capigruppo sui neoeletti “favorevoli” a un accordo con Bersani: chi dice dieci, chi quindici, chi addirittura venti, ma ieri i senatori apparivano ufficialmente compatti per il “no”).

    Ci sono però senatori a Cinque stelle, non solo del sud, che, come dice uno di loro, riflettono sul “dilemma” della “responsabilità di fronte al paese” e altri che, dicono in area Pd, mostrano “interessamento” per alcune “tematiche” buttate sul tavolo dai democratici, specie in tema di diritti, ecologia e trasparenza, terreno in comune con i settori più “di sinistra” di un movimento poco eterogeneo nei suoi eletti e nei suoi elettori. C’è anche chi, tra i grillini, si rende conto che il riandare al voto a breve espone non solo al rischio di risacca, ma anche ai capricci del Web: i parlamentari del M5s, già precari alla roulette delle parlamentarie (sono bastati pochi clic per emergere) restano precari, ché gli scontenti e gli sconfitti sono in allerta. Impossibile, dicevano ieri in Senato, che l’inquietudine possa servire a distogliere un numero sufficiente di senatori dalla linea (e dal timore dell’espulsione, visto il voto palese), anche nel caso non probabile in cui Bersani ottenga dal Quirinale l’invio alle Camere senza numeri certi. Ma poi?

    Poi le crepe sul muro grillino potrebbero disegnare una via, fermo restando il “no” giunto ieri sera proprio dalla riunione dei senatori, alla vigilia della consultazione con Bersani (la priorità è ancora dare l’immagine di compattezza, per non rischiare l’omologazione con “gli altri”). Dopodiché una lista di ministri extra-partiti, alcuni dei quali anche riciclabili per la presidenza della Repubblica (area Zagrebelsky, Rodotà, Saviano, Gabanelli), potrebbe mettere in “crisi” il M5s, come dice lo stesso deputato grillino Matteo Dall’Osso a Radio 24 (il quale aggiunge: soltanto se anche il premier fosse “extra-partiti”).
    Resta però una tensione non soffocabile. Non sono soltanto i grandi elettori di Grillo (tipo Fiorella Mannoia) a soffrire la linea dura “anti-accordi” e a minacciare la futura retromarcia nell’urna, e non sono soltanto i simpatizzanti delusi, i cosidetti “troll” internettiani scomunicati dall’ex comico come provocatori mandati dai partiti, a premere per l’intesa cordiale con il Pd. In Parlamento, infatti, gli eletti cominciano a prendere gusto all’attività e alla visibilità, e ieri c’era chi, dal Senato, dopo le lodi della presidente della Camera Laura Boldrini al deputato grillino Alessandro Di Battista per il suo intervento sui Marò (“non è che per caso c’entra Finmeccanica?”, è stato l’affondo finale), si lasciava scappare un “tante cose si potrebbero fare dall’interno, peccato”. L’approvazione della “comunità” in rete, per i deputati e senatori a Cinque stelle, è un boomerang: chi guarda da fuori vuole azione, non immobilismo. Sono infatti molti i clic favorevoli ai resoconti di fine giornata postati dalla capogruppo alla Camera Roberta Lombardi, specie quando dice un parziale “no” alla relazione del governo che sblocca il pagamento dei debiti della Pa, nella parte in cui destina una parte dei fondi alle banche (“i 40 miliardi che si vogliono immettere nel circuito” devono essere “destinati alle imprese e non alle banche”, dice), ma i clic sono volubili, e soggetti alle sirene che i grillini dicono di non ascoltare.

    Merlo Bersani fa il duro con Alfano, alle sue spalle il Pd tratta con il Cav.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.