Le meditazioni per la Via Crucis sono un lascito di Benedetto XVI a Papa Francesco
Le meditazioni del Venerdì Santo che saranno lette domani sera, durante la prima Via Crucis al Colosseo presieduta da Papa Francesco, sono il frutto del lavoro di un gruppo di giovani libanesi guidati dal cardinale Béchara Boutros Raï. Nominato Patriarca di Antiochia dei maroniti dal marzo del 2011, Raï è oggi fra i più importanti protagonisti del dialogo tra le religioni in medio oriente. Sempre lui, nel corso della XIII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, nell’ottobre 2012, ha sostenuto con forza la causa del dialogo tra cristiani e musulmani nei paesi arabi.
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Le meditazioni del Venerdì Santo che saranno lette domani sera, durante la prima Via Crucis al Colosseo presieduta da Papa Francesco, sono il frutto del lavoro di un gruppo di giovani libanesi guidati dal cardinale Béchara Boutros Raï. Nominato Patriarca di Antiochia dei maroniti dal marzo del 2011, Raï è oggi fra i più importanti protagonisti del dialogo tra le religioni in medio oriente. Sempre lui, nel corso della XIII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, nell’ottobre 2012, ha sostenuto con forza la causa del dialogo tra cristiani e musulmani nei paesi arabi.
I testi delle quattordici meditazioni (una per ogni stazione della Via Crucis) sono, in un certo senso, una delle eredità arrivate a Papa Francesco dal suo predecessore. Averle affidate ai giovani libanesi è stato un “gesto profetico” compiuto da Benedetto XVI, ha detto lo stesso cardinale Raï, intervistato dall’Osservatore Romano. Quella decisione, Papa Ratzinger l’aveva presa subito dopo il viaggio dello scorso settembre – che per lui resterà l’ultimo, da Papa, fuori dai confini italiani – in Libano. Un paese considerato come modello “virtuoso” di convivenza fra religioni, in tempi molto difficili vissuti dalle minoranze cristiane nel mondo arabo. E se le meditazioni del 2012 erano state affidate al Movimento “Famiglie Nuove” (i “focolarini”), e la famiglia avevano al centro, quelle del 2013 – che spaziano dall’uso caritatevole del potere e dell’autorità alla necessità di vincere la tentazione di sostituirsi a Dio nel determinare il bene e il male, dalle sofferenze dei popoli umiliati dai dispotismi ai danni del fondamentalismo, al cammino per l’unità dei cristiani – appaiono in sintonia con alcuni dei temi che il nuovo Pontefice ha affrontato nei suoi primi passi pubblici.
In particolare, la prima meditazione descrive un mondo contemporaneo in cui “molti sono i ‘Pilato’ che tengono nelle mani le leve del potere e ne fanno uso al servizio dei più forti. Molti sono coloro che, deboli e vili davanti a queste correnti di potere, impegnano la loro autorità al servizio dell’ingiustizia e calpestano la dignità dell’uomo e il suo diritto alla vita”. Lo stesso mondo che (seconda meditazione) “si piega sotto realtà che cercano di espellere Dio dalla vita dell’uomo, come il laicismo cieco che soffoca i valori della fede e della morale in nome di una presunta difesa dell’uomo; o il fondamentalismo violento che prende a pretesto la difesa dei valori religiosi”. La terza meditazione chiede al Cristo di “non permettere che la ragione umana, che tu hai creato per te, si accontenti delle verità parziali della scienza e della tecnologia senza cercare di porre le domande fondamentali del senso e dell’esistenza”.
Gesù che cade per la seconda volta, nella VII stazione, diventa il modo per riconoscere “tante nostre situazioni che sembrano senza via d’uscita. Tra queste, quelle derivanti dai pregiudizi e dall’odio, che induriscono i nostri cuori e conducono ai conflitti religiosi”. L’ottava meditazione (l’incontro di cristo con le donne di Gerusalemme, che piangono sulla sua sorte), invita poi a considerare che “il nostro mondo è pieno di madri afflitte, di donne ferite nella loro dignità, violentate dalle discriminazioni, dall’ingiustizia e dalla sofferenza”. A essere dedicata interamente alla ferita della divisione tra cristiani è la nona meditazione, quella sulla terza caduta di Gesù: “Signore Gesù, la chiesa, nata dal tuo fianco aperto, è oppressa sotto la croce delle divisioni che allontanano i cristiani gli uni dagli altri e dall’unità che tu hai voluto per loro; essi deviano dal tuo desiderio ‘che tutti siano una cosa sola’ (Gv 17, 21)”. Nella meditazione successiva c’è la preghiera perché “ai figli delle chiese orientali – spogliati da varie difficoltà, a volte perfino dalla persecuzione, e indeboliti dall’emigrazione”, sia accordato “il coraggio di restare nei loro paesi per annunciare la Buona Novella”. La dodicesima meditazione (quella sulla morte di Gesù) è dedicata ai temi della vita: “Preghiamo perché tutti coloro che promuovono l’aborto prendano coscienza che l’amore non può essere che sorgente di vita. Pensiamo anche ai difensori dell’eutanasia e a coloro che incoraggiano tecniche e procedimenti che mettono in pericolo la vita umana. Apri i loro cuori, perché ti conoscano nella verità, perché si impegnino nell’edificazione della civiltà della vita e dell’amore”.
In tema di meditazioni pasquali, inoltre, arriva oggi in libreria, edito da Rizzoli, un libro che l’allora cardinale Bergoglio ha pubblicato l’anno scorso in Argentina, dove è diventato in poco tempo un bestseller. Si intitola in italiano “Aprite la mente al vostro cuore”, e raccoglie quattro esercizi spirituali di preparazione alla Pasqua, nel solco di Ignazio di Loyola. “La settimana in cui celebriamo la Pasqua del Signore – scrive Papa Francesco – è la cornice più adatta per contemplare i misteri della sua passione e della sua risurrezione, che sono misteri della sua carne oltraggiata e glorificata”.
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