La migrazione dei risparmi
Tutta l'Europa è paese. Da Cipro a Mps, banche in crisi di affidabilità
Per le banche dell'Eurozona il peggio sta per arrivare. Ieri il capo economista dell'Ocse, Pier Carlo Padoan, ha detto che bisognerà “essere pronti a fare fronte” ad altre crisi bancarie nei paesi dell'euro perché “sappiamo che ce ne saranno”. Considerazione, quella di Padoan, che segue di pochi giorni le discusse esternazioni del presidente dell'Eurogruppo. L'olandese Jeroen Dijsselbloem aveva contribuito a deprimere le Borse dicendo che il piano di salvataggio di Cipro non sarebbe stato un unicum ma “un modello” per il futuro.
Per le banche dell’Eurozona il peggio sta per arrivare. Ieri il capo economista dell’Ocse, Pier Carlo Padoan, ha detto che bisognerà “essere pronti a fare fronte” ad altre crisi bancarie nei paesi dell’euro perché “sappiamo che ce ne saranno”. Considerazione, quella di Padoan, che segue di pochi giorni le discusse esternazioni del presidente dell’Eurogruppo. L’olandese Jeroen Dijsselbloem aveva contribuito a deprimere le Borse dicendo che il piano di salvataggio di Cipro non sarebbe stato un unicum ma “un modello” per il futuro. Per quanto sia straordinario il caso della bancocentrica economia mediterranea, la rivalsa sugli obbligazionisti di Cipro e il prelievo forzoso imposto da Bruxelles sui conti correnti dei risparmiatori indicano che gli istituti dell’Eurozona sono vulnerabili a intrusioni esterne. Così è messa alla prova la fiducia dei clienti nel ruolo di gestione del risparmio proprio dell’istituzione bancaria. I depositi custoditi nel sistema bancario cipriota sono scesi a febbraio, per il nono mese consecutivo, del 2,2 per cento, dopo un calo di pari entità a gennaio, fermandosi a 46,4 miliardi di euro (dati Bce). Ieri, nel primo giorno di riapertura delle banche, chiuse dal 16 marzo scorso, gli sportelli bancari di Nicosia sono stati assediati dai risparmiatori intenzionati ad alleggerire i loro conti, nonostante le restrizioni su modalità e quantità dei prelievi che dureranno ancora un mese. “Quasi certamente rimarranno in essere per più tempo di quanto sperano i funzionari”, ha scritto invece l’Economist intelligence unit in una nota ai clienti, aggiungendo che “il prelievo forzoso eroderà la fiducia nella sicurezza dei depositi rendendo le fughe di capitali più difficili da fermare”.
Contemporaneamente le preoccupazioni degli investitori stanno spingendo i titoli bancari europei al ribasso da una settimana. Ieri Piazza Affari ha chiuso poco sotto la parità sull’attesa del risultati (negativi) del Monte dei Paschi. Lo spread Btp/Bund, dopo aver toccato quota 360 punti, è sceso a 347. Comunque ben al di sopra dei 270 punti del dicembre scorso. (segue dalla prima pagina)
A contrattazioni chiuse, Mps ha pubblicato i conti relativi al 2012: l’esercizio si è chiuso con una perdita da 3,7 miliardi di euro per via di svalutazioni degli asset in portafoglio (gli analisti si aspettavano un “rosso” da 2,3 miliardi). Si tratta, ha detto ieri l’amministratore delegato Fabrizio Viola, di “un bilancio di svolta rispetto al passato” perché pulisce la banca dalle operazioni in titoli derivati a copertura di perdite, oggetto del recente scandalo per cui gli ex vertici sono accusati di reati come turbativa del mercato e ostacolo alle autorità di viglianza. Secondo Viola, i risultati negativi sono la conseguenza della ristrutturazione che i nuovi amministratori vogliono compiere con una “operazione trasparenza” (sebbene in Mps siano rimaste figure collegate alla gestione dell’ex presidente, Giuseppe Mussari, indagato dalla procura senese). Resta il dato della raccolta dei depositi dei clienti che ha segnato un calo di 11 miliardi nel 2012 sul 2011: meno 7,2 per cento. La fuga dei correntisti da istituti deboli verso altri più solidi è un fenomeno fisiologico (accade anche in Spagna). In Italia è Mps, la terza banca nazionale, a pagare il prezzo dello “scandalo derivati” e i competitor si avvantaggiano. Stando a indiscrezioni raccolte dal Foglio, dagli sportelli delle banche concorrenti si segnala l’arrivo di risparmiatori “migranti” provenienti da Mps che chiedono di aprire lì un nuovo conto. Sarebbero centinaia ma è un’informazione che non può essere verificata appieno fino ai prossimi dati sulla raccolta. Dagli istituti considerati più solidi, cioè Intesa Sanpaolo e Unicredit, si spiega che il numero dei conti correnti aperti è un’informazione sensibile che non può essere divulgata. Il 7 febbraio scorso, dopo la rivelazione dello scandalo derivati, i vertici della banca senese avevano escluso una “bank run”. Viola aveva detto: “Non è in corso alcuna fuga dei correntisti da Mps” sebbene, “com’è logico soprattutto nella componente più volatile della raccolta, come fondi e istituzionali, ci sono stati dei movimenti in uscita”. In ogni caso, qualche preoccupazione c’era già prima. Lo dimostra una riunione riservata tra Viola e i capi delle filiali avvenuta nei giorni antecedenti l’assemblea degli azionisti del 25 gennaio: oggetto dell’incontro, secondo indiscrezioni recepite dal Foglio, la possibile disaffezione dei risparmiatori nei confronti del Monte. Mps è l’unica banca per cui il Fmi, chiusa martedì l’ispezione in Italia, ha suggerito alle Autorità un “vicino monitoraggio” chiedendo allo stato di prepararsi ad “assumerne il controllo”, frase riportata nella bozza di comunicato di Banca d’Italia ma eliminata nella versione finale.
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