Caro professor Becchi
Qualche anno fa ho dato l’esame di Filosofia del diritto all’Università di Genova con il professore Paolo Becchi, “intellettuale grillino” e “innamorato del Movimento 5 stelle”, come si definisce lui. E’ buffo oggi sentire Becchi parlare di necessità della rivoluzione in Italia, o vederlo in video su YouTube con lo slogan “Mandiamoli tutti a casa” come sfondo. All’università ricordo una casta inamovibile di tecnici del diritto premiata con soldi pubblici che al confronto Clemente Mastella sembra Steve Jobs. Becchi non apparteneva alla schiera dei professori-professionisti che tenevano le lezioni di sera perché di giorno erano meglio impegnati con il lavoro reale negli studi legali; ma piuttosto a una seconda categoria, quella dei tecnici minori che vivono buone vite nelle stanze degli istituti di Via Balbi, la via genovese della facoltà di Legge.
Qualche anno fa ho dato l’esame di Filosofia del diritto all’Università di Genova con il professore Paolo Becchi, “intellettuale grillino” e “innamorato del Movimento 5 stelle”, come si definisce lui. E’ buffo oggi sentire Becchi parlare di necessità della rivoluzione in Italia, o vederlo in video su YouTube con lo slogan “Mandiamoli tutti a casa” come sfondo. All’università ricordo una casta inamovibile di tecnici del diritto premiata con soldi pubblici che al confronto Clemente Mastella sembra Steve Jobs. Becchi non apparteneva alla schiera dei professori-professionisti che tenevano le lezioni di sera perché di giorno erano meglio impegnati con il lavoro reale negli studi legali; ma piuttosto a una seconda categoria, quella dei tecnici minori che vivono buone vite nelle stanze degli istituti di Via Balbi, la via genovese della facoltà di Legge. La biblioteca. Il ricevimento degli studenti. La stazione ferroviaria vicina.
Poche ore d’insegnamento a settimana, e il resto è uno splendido isolamento. Almeno fino a quando non viene il momento, come è successo a Becchi, di ritrovare nuovo entusiasmo in politica (ha anche pubblicato “Nuovi Scritti Corsari”, il secondo capitolo – nelle intenzioni del professore – della raccolta di Pier Paolo Pasolini). O di sostenere su Twitter che: “Questa è l’utopia concreta di un nuovo Gemeinwesen. Di una nuova comunità”. Io sono finito a fare tutt’altro, mi occupo di Esteri e sono giornalista al Foglio (la Casta!) – sarebbe stato senz’altro meglio se allora avessi studiato l’arabo, anziché Legge – ma ho visto abbastanza: la rivoluzione che modernizzerà questo paese non parte dalle cattedre a vita di Via Balbi.
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