Grillo prova l'operazione coccole per evitare che la realtà ammazzi i 5 stelle

Marianna Rizzini

L’allegra deportazione dei gruppi parlamentari a Cinque stelle armati di trolley (per la fiaccolata all’Aquila, alcuni, per il weekend, altri) comincia come la gita delle pentole – quella in cui si va fuoriporta a pranzo ma poi si fa la sosta per gli acquisti vivamente consigliati – e finisce come la domenica pomeriggio quando non si può evitare di mettersi a fare i compiti, e allora si fa di tutto per convincersi che è ancora festa: c’è il deputato che fa la ola al collega che entra in pullman, quello che cerca posti vicini per gli amici, quello che fa foto a tutti, quello che fa applausi, quello che sgranocchia, quello che sonnecchia, quello che dice “buona giornata” ai giornalisti che dalla mattina seguono i bus tra piazzole e autogrill, accostano, ripartono e si arrampicano per vedere che cosa succede nella “località segreta”, talmente segreta che anche un autista sbaglia strada (o era depistaggio?)

    L’allegra deportazione dei gruppi parlamentari a Cinque stelle armati di trolley (per la fiaccolata all’Aquila, alcuni, per il weekend, altri) comincia come la gita delle pentole – quella in cui si va fuoriporta a pranzo ma poi si fa la sosta per gli acquisti vivamente consigliati – e finisce come la domenica pomeriggio quando non si può evitare di mettersi a fare i compiti, e allora si fa di tutto per convincersi che è ancora festa: c’è il deputato che fa la ola al collega che entra in pullman, quello che cerca posti vicini per gli amici, quello che fa foto a tutti, quello che fa applausi, quello che sgranocchia, quello che sonnecchia, quello che dice “buona giornata” ai giornalisti che dalla mattina seguono i bus tra piazzole e autogrill, accostano, ripartono e si arrampicano per vedere che cosa succede nella “località segreta”, talmente segreta che anche un autista sbaglia strada (o era depistaggio?): una villa “da matrimoni” nei pressi di Fiumicino, con boschetto, piscina, fontana, statue, probabilmente anche menu pieni di julienne di carote e pennette alla vodka (ma i grillini mangiano altro, e si pagano il pranzo, dicono). Non si capisce neanche più chi circonda chi, in questa storia, ché i più circondati, al momento, paiono proprio Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio – non tanto circondati dalla stampa, quanto dalla realtà, vista anche la fronda interna grillina che appare e scompare come lo streaming che, dicono i grillini, non “deve dare vantaggi ai partiti” (alla fronda mancano ancora i numeri e la fiducia reciproca per farsi eventualmente indipendente). Circondato, Grillo punta sulle “coccole”: ci vediamo solo per stare insieme, per fare quattro chiacchiere, per darci dei baci, non per dividerci; se quelli fanno l’inciucio la gente prende i bastoni, e comunque a dividersi sono gli altri (è il giorno dell’attacco al Renzi ricomparso: se fate così diamo l’Italia a lui, dice Grillo).

    La capogruppo portavoce alla Camera Roberta Lombardi ribadisce il concetto da “giornata buona” dell’ex comico: nessuno verrà cacciato, chi sta con il Pd se ne andrà da solo, e c’è chi commenta “Grillo ci ha detto che c’è libertà di pensiero” (sottotraccia si continua a parlare dei “nomi non fatti” e della fiducia che “si può dare” perché “si può anche togliere”). Fatto sta che le obiezioni del non presente deputato Tommaso Currò, quello che due giorni fa, sulla Stampa, ha contestato la linea (e che ieri, da Catania, addolciva), continuano ad aleggiare, pur silenziate dall’atmosfera goliardica della prima giornata senza riunioni in cui dover votare per dieci ore qualsiasi cosa. Ci si convince che il capo non vuole dimissioni, non vuole fratture, è lì “solo per rincuorare”, ma forse lui è lì per rincuorarsi: le cose si complicano, la rete non è così taumaturgica (anzi, è piena di trolls, dice Grillo), il Corriere della Sera fa i conti in tasca alla Casaleggio Associati, l’elezione del presidente della Repubblica è alle porte (con preludio online ed esito incerto) e anche Michele Santoro si è messo a pronunciare parole gravi in apertura di “Servizio Pubblico” (Grillo non ha “una visione liberale”, ha detto, e Casaleggio “è uscito dall’ombra per guidare la ‘rivolta’ dei nostri fan, annunciando che Santoro è morto, e che siamo morti che parlano”). Circondato, Grillo fa sapere che “da ora in poi”, sul suo blog (da cui di solito cala la linea alle tre del pomeriggio), si parlerà solo “di programmi”. Ci pensa il professor Paolo Becchi a prendersela su Twitter con gli eventuali “Giuda” del M5s da mettere online “con nome e cognome” (salvo poi pentirsi nel pomeriggio, circondato pure lui).

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.