Trattare trattare trattare

Salvatore Merlo

Trattare, trattare, trattare. Silenzioso, non mette un piede fuori dalla villa di Arcore, mantiene una distanza strategica da Roma e dagli imbrogli di Palazzo, dice che “a via del Plebiscito io non ci vengo più”, e dunque si fa dipingere “falco tra i falchi”, il duro più duro, l’uomo che non deve cedere mai. “Roma è il compromesso, Milano è la fermezza”, fa dire in giro in modo tale che i giornali poi lo scrivano, e dunque affetta disinteresse per i traffici e gli inciuci della capitale, si descrive chino a progettare una campagna elettorale vittoriosa, accarezza i toni del Caimano (quelli che ha studiato da Nanni Moretti), si mostra muscolare e impegnato a muovere centinaia di pullman carichi di supporter agguerriti e attempati, su e giù per la cartina d’Italia, da Bari a Palermo fino a Pavia.

Cerasa Renzi o la rottamazione del Pd

    Trattare, trattare, trattare. Silenzioso, non mette un piede fuori dalla villa di Arcore, mantiene una distanza strategica da Roma e dagli imbrogli di Palazzo, dice che “a via del Plebiscito io non ci vengo più”, e dunque si fa dipingere “falco tra i falchi”, il duro più duro, l’uomo che non deve cedere mai. “Roma è il compromesso, Milano è la fermezza”, fa dire in giro in modo tale che i giornali poi lo scrivano, e dunque affetta disinteresse per i traffici e gli inciuci della capitale, si descrive chino a progettare una campagna elettorale vittoriosa, accarezza i toni del Caimano (quelli che ha studiato da Nanni Moretti), si mostra muscolare e impegnato a muovere centinaia di pullman carichi di supporter agguerriti e attempati, su e giù per la cartina d’Italia, da Bari a Palermo fino a Pavia: vuole molte manifestazioni di piazza, “una alla settimana”, dice. Eppure, mentre passeggia all’ombra del parco di Arcore, con un telefono sempre in mano, Silvio Berlusconi compulsa i numeri telefonici della capitale infetta e lontana. E’ delle trame di Palazzo e degli inciuci di corridoio che il Cavaliere vuole sapere tutto: “Dimmi, dimmi, dimmi”. Non vede l’ora di incontrarsi finalmente con Pier Luigi Bersani, ha mandato i padrini a fissare per il fine settimana il colloquio con il segretario del Pd. Finge distacco, ma poi si preoccupa spazientito: “Ora smettetela di lodare Renzi!”.

    Timoroso di fallire la trattativa sul Quirinale, braccato da procure e tribunali, in queste sue telefonate romane il Cavaliere isolato viene fuori al naturale, depone gli istinti bellicosi e raccoglie informazioni, ascolta i consigli mai spettinati di Gianni Letta (la cui prima preghiera al mattino è: “Non fare più il mio nome per il Quirinale”), spinge Alfano a telefonare a Bersani anche due volte al giorno (“ma fingi che io sia contrario”) e insomma a ciascuno dei suoi uomini Berlusconi spiega cosa fare, come muoversi, cosa dire e financo come dirlo. Tira tutti i fili, il vecchio capo, e dirige il grande balletto della sua matta e fantasiosa diplomazia alla corte del Partito democratico, dove ancora gli ex diessini ricordano le liturgie pazzotiche e i corteggiamenti di sette anni fa, le profferte nell’ombra, il Quirinale a Massimo D’Alema tra un cioccolattino e un ovetto di Pasqua, con gli alteri baffi che si fingevano disinteressati (“… io leggo Omero”) e Piero Fassino, allora segretario, incaricato invece di accettare la sua candidatura alla presidenza della Repubblica per conto del partito, e ovviamente della vecchia volpe baffuta e fintamente sdegnosa. Non se ne fece nulla allora, ma oggi non è cambiato molto nella forma e nella sostanza, c’è sempre D’Alema interessato e silente, c’è sempre Franco Marini, “Fontamara for president” dicono nel Pd, solo un po’ meno giovani di prima. E poi c’è ovviamente il solito Giuliano Amato che fa capolino pure lui in quel tendone brulicante di vita che è la confusa diplomazia del Cavaliere. Maurizio Migliavacca, il braccio destro di Bersani, fa coppia di fatto con Denis Verdini, che di mestiere risolve problemi, e per un pelo i due non vengono fotografati mentre camminano complici a braccetto per il centro di Roma (una foto di Verdini con Ugo Sposetti, il tesoriere di Bersani, è invece uscita sui giornali).

    Dario Franceschini strattona Alfano e Maurizio Lupi perché dopo aver perso la presidenza della Camera insegue l’idea del risarcimento: ce l’ha con Bersani e al Quirinale vorrebbe il vecchio e selvatico Marini, anche a costo di bloccare Prodi, ma Alfano intanto si è pure impegnato mezza parola su D’Alema senza nemmeno escludere Amato, corpo di tecnico e testa di politico. Così il circo della diplomazia si compone di sussurri e sospiri, di saggi Quagliariello e di guastatori Brunetta, di insulti pubblici e smancerie private, di assalti al Quirinale e carezze a Napolitano. Ciascuno sembra muoversi per i fatti suoi, alla rinfusa, in un marasma senza costrutto, mentre ognuno è in realtà attore di una sceneggiatura matta scritta dal Cavaliere in persona. Così Quagliariello viene mandato da Berlusconi tra i saggi di Napolitano per far decantare le cose e prendere tempo, e il capo dello stato trasmette persino la lista intera agli uffici di Gianni Letta prima ancora di avvertire gli stessi saggi che ne faranno parte, e lo fa perché il Cavaliere possa vidimarli uno per uno – come in effetti accade – ma poi, comunque, il Cavaliere finge risentimento e dunque si attiva Brunetta, il giustiziere di ogni Quagliariello: “Al posto suo io non avrei assolutamente accettato”. Zac! E la portavoce Carfagna, che candida Emma Bonino al Quirinale? “Portavoce delle sue idee personali”. Boom! Sembra una follia, ma c’è del metodo.

    Cerasa Renzi o la rottamazione del Pd

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.