Il campionato dei sogni in Qatar, il calcio è una cosa per (pochi) ricchi
La lega dei sogni. Da alcune settimane, tra secche smentite e no comment, il progetto sta circolando negli ambienti del calcio mondiale (europeo in particolare) con un nome immaginifico: Dream Football League. L'idea sarebbe venuta in mente alla federazione qatariota che sta prendendo le misure per i Mondiali del 2022 e non solo. Si tratterebbe di un torneo delle durata di due settimane con i 24 club più importanti del pianeta, 16 fissi e 8 a rotazione, da giocarsi ogni due anni a partire dal 2015.
La lega dei sogni. Da alcune settimane, tra secche smentite e no comment, il progetto sta circolando negli ambienti del calcio mondiale (europeo in particolare) con un nome immaginifico: Dream Football League. L’idea sarebbe venuta in mente alla federazione qatariota che sta prendendo le misure per i Mondiali del 2022 e non solo. Si tratterebbe di un torneo delle durata di due settimane con i 24 club più importanti del pianeta, 16 fissi e 8 a rotazione, da giocarsi ogni due anni a partire dal 2015.
Niente di particolarmente trascendentale, i club europei già da tempo vengono pagati fior di milioni per le loro trasferte estive in giro per il mondo, soprattutto in quei Paesi affamati di grande calcio. I milioni offerti a ciascuna società però, questa volta sarebbero così tanti da far vacillare qualsiasi sicurezza e tradizione sportiva, soprattutto quelle del Vecchio Continente. Si parla di 175 milioni di sterline a squadra, 205 milioni di euro circa, più di quanto guadagnerebbe il Manchester United conquistando contemporaneamente Premier League e Champions. Il Chelsea, tanto per capire, battendo il Bayern Monaco ai rigori lo scorso maggio ha incassato 47,3 milioni di sterline (oltre 55 milioni di euro).
Manchester United, Manchester City, Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco, ovviamente il Psg, sarebbero alcuni dei club chiamati a partecipare, senza dimenticare che percepire certe cifre per un impegno di sole due settimane sarebbe un toccasana per le casse di molte società, soprattutto in chiave fair play finanziario.
La federazione di calcio qatariota si è precipitata a smentire qualsiasi progetto: “Confermiamo che non siamo coinvolti in alcuna delle iniziative attribuiteci e che niente di ciò di cui si parla è vero”. Difficile interpretare queste parole, visto che il Qatar attraverso i suoi strumenti finanziari sta utilizzando la diplomazia del calcio (dopo quella cinese del ping pong) per acquisire un ruolo da protagonista nello sport mondiale e creare un’immagine planetaria che possa metterlo al riparo (insieme con il suo combustibile) da qualsiasi mira espansionistica di Paesi ben più grandi e militarmente più forti. Con qualche contraddizione: in Francia è già esploso il caso dei possibili finanziamenti dei regnanti qatarioti agli islamisti che in Mali combattono contro le truppe transalpine mentre a Parigi continuano a frequentare i salotti buoni indossando la maglia del Psg. Fifa e Uefa tacciono, anche perché un torneo del genere non potrebbe non passare dalla loro approvazione. C’è però un precedente inquietante: il Mondiale per Club voluto dalla Fifa che a partire dal 2005 ha sostituito la Coppa intercontinentale. Nel 2000 l’edizione pilota ospitata dal Brasile fece scalpore, anche perché il Manchester United rinunciò alla FA Cup per parteciparvi, tanto che quella spagnola del 2001 fu annullata. Nel frattempo, per riordinare gli appuntamenti internazionali (privilegiando le competizioni economicamente più redditizie) la Coppa d’Africa è stata spostata negli anni dispari, così come il Campionato Europeo Under 21, con l’aggiunta della Confederations Cup, partita in sordina e diventata l’appuntamento pre Mondiale nel Paese organizzatore.
Una cosa è certa: il calcio ha bisogno di ridurre gli impegni, partendo da una serie A a 16 squadre e ridando fiato alle nazionali, strette tra calendari e richieste sempre più esose dei club, più che di nuovi tornei. Da giocare quando? D’estate o nella pausa invernale? Di certo sarebbe un modo per ammirare le stesse squadre che si contendono la Champions League e non si pagano 175 milioni di sterline per vedere in campo le secondo linee.
Con queste premesse la Dream Football League sarebbe davvero un progetto in cui la realtà supera la fantasia. Un'idea molto simile a quella Super Lega Europea che alcuni presidenti prevedano possa soppiantare in breve i campionati nazionali. E in fondo cosa sta diventando l’attuale Champions se non una lega dei sogni, economici? Che poi tutto questo sia in linea con i desiderata dei tifosi è un’altra storia.
Il Foglio sportivo - in corpore sano